Tutti vivi i 24 italiani nel Biafra diciotto sono già in zona sicura di Sandro Viola

Tutti vivi i 24 italiani nel Biafra diciotto sono già in zona sicura Conferma ufficiale, dopo una settimana di angoscia Tutti vivi i 24 italiani nel Biafra diciotto sono già in zona sicura Gli altri sei (ancora in mano ai secessionisti) saranno liberati al più presto - Lo hanno comunicato ieri sera il nostro Ambasciatore in Portogallo, il capo della Croce Rossa in Nigeria e il missionario che aveva attraversato le linee in Biafra: « Sono sani e salvi» Forse l'«Eni» sarà costretto a pagare un tortissimo riscatto (Dal nostro inviato speciale) Lagos, 17 màggio. « Sono tutti salvi. Domani le autorità biafrane emetteranno un comunicato ». Con queste poche parole, senza voler aggiungere alcun particolare, il responsabile della « Croce Rossa » in Nigeria, signor Lindi, ha rotto la drammatica attesa sulla sorte dei .ventiquattro italiani scomparsi. E' stato oggi, alle sei del pomeriggio: erano trascorsi otto giorni e mezzo dall'agguato biafrano ai campi dell'« Agip ». Già la mattinata aveva avuto un buon inizio. Lindi, ex ambasciatore svizzero a Mosca, che ora coordina l'attività della « Croce Rossa » nei due campi federale e secessionista, era tornato nelle prime ore del mattino a La-. gos,x proveniente dal Biafra, e subito', aveva avuto una riunione all'ambasciata della Germania Federale con l'ambasciatore'tedesco e col nostro incaricato d'affari. Il diplomatico svizzero aveva ricevuto daUe autorità biafrane una generica as- sicurazione sull'incolumità degli europei. Un dettaglio, però, rendeva più precisa e concreta l'affermazione del secessionisti: giovedì mattina un ufficiale biafrano aveva ritirato da un magazzino di Vii un certo numero di razioni alimentari « per gente che non mangia U nostro cibo ». Quante erano queste razioni? Qui le voci si facevano più confuse: secondo alcuni erano ventinove (quanti sono cioè i prigionieri: 24 italiani, 3 tedeschi e due arabi); secondo altri 19; secondo altri ancora 18. A stare a queste ultime voci dovevano mancare parecchie persone dal gruppo dei prigionieri. Qual era stata la loro sorte? Erano ancora vivii e se lo erano dove si trovavano quando l'ufficiale biafrano aveva ritirato le razioni per i loro compagni? Verso mezzogiorno nuove notizie venivano a confermare che tutta la vicenda stava finalmente per uscire dalla sua fase più incerta e drammatica. Veniva dato per sicuro che già mercoledì sera, 14 maggio, 19 dei 29 prigionieri avevano attraversato il Niger entrando nel ridotto biafrano (al riparo, quindi, dalla battaglia che si stava svolgendo sul fiume Aseh), Erauo per loro, dunque, le razioni ritirate a Uli giovedì. Altri sèi prigionieri avevano passato il Niger aU'alba di stamane, e stasera sarebbero già neUa zona di Uli. Verso l'una, poi, giungeva a Lagos la notizia che padre Anthony Byrne, della «Caritas Internationali3 », era riuscito ad entrare in contatto con ì 27 europei in mani biafrane. Che i prigionieri fossero ancora ieri sparpagliati, lo si può ricavare dalle stesse parole di padre Byrne. Il missionario ha detto infatti che egli stava cercando di ottenere dalle autorità biafrane che ì tecnici dei due campi venissero raccolti nello stesso posto. E' una prova che le notizie giunte stamane a Lagos dovevano essere completamente o in gran parte esatte, e cioè che U problema del trasporto oltre le linee di un gruppo così folto di prigionieri era stato affrontato dal colonneUo Francis Nzefili, che comanda le operazioni biafrane tra i due fiumi, in tempi diversi, qua- si sicuramente per non dover distogliere troppi dei suoi uomini dalla linea del fuoco. Queste notìzie sugli attraversamenti del Niger in giorni diversi e sull'esito della missione Lindt in Biafra venivano da fonti molto vicine al governo militare federale. Queste stesse fonti facevano anche sapere che erano attesi ad Uli alcuni ' emissari dell'« Eni » con i quali le autorità biafrane avrebbero trattato « un riscatto » per la restituzione dei prigionieri. La informazione è attendibile? Difficile rispondere: non v'è dubbio che il governo di Lagos abbia interesse a porre nella peggiore luce possibile il capo degli Ibo: ma non bisogna dimenticare che Ojukwu è la spregiudicatezza fatta persona, come dimostra il fatto che egli ricava 350.000 dollari l'anno di « landing », cioè di diritti di atterraggio, dal traffico di aeroplani che portano al Biafra i viveri necessari ad arrestare la terribile moria degli Ibo. Le notizie date daU'ufficiaIe biafrano Victor Fiberesima, catturato dai federali lunedi scorso, erano dunque esatte. Dopo il suo interrogatorio, come si ricorderà, un capitano nigeriano aveva detto quésta frase: « Non ci sono motivi per credere che vi siano state delle vittime ». Un attacco di sorpresa, all'alba, in due baraccamenti dove si trovano 25 persone, si conclude difficilmente senza neppure un ferito. I quattordici soldati nigeriani ebe occupavano un posto di guardia un chilometro più avanti, erano tutti morti. E' quello che rende per- plessi, stasera,' gli osservatori qui a Lagos, ciò che rilancia l'ipotesi di un rapimento premeditato, qualcosa di assai diverso da un attacco casuale, dall'iniziativa di un «commando» in avanscoper¬ ta. L'ipòtesi, cioè, di un'azione dimostrativa' biaf rana, di un tentativo^ disperato-di .richiamare l'opinione pubblica mondiale su questa tragica guerra civile. Sandro Viola L'arrivo a Fiumicino di Alcide Poggi, sfuggito alla cattura dei biafrani nel campo di Kwale (Telef. Ansa)

Persone citate: Anthony Byrne, Biafra, Byrne, Francis Nzefili, Lindt, Victor Fiberesima