Infuria la battaglia dove sono gli ostaggi

Infuria la battaglia dove sono gli ostaggi Lungo il Niger, sotto le piogge Infuria la battaglia dove sono gli ostaggi La tregua è stata rifiutata - Continui contatti dell'Ambasciata italiana con i suoi emissari inviati nella zona dei campi petroliferi (Dal nostro inviato speciale) Lagos, 16 maggio. La stagione delle piogge è cominciata (l'acqua cade a torrenti) e i telefoni con l'Est funzionano ad intermittenza. L'ottimismo con cui i nostri rappresentanti diplomatici a Lagos avevano seguito finora la vicenda dei 24 tecnici petroliferi italiani soemparsi comincia a venarsi di dubbi penosi. L'appello fatto congiuntamente, ieri, dal ministero degli Esteri italiano e dall'«Eni» per un «cessate il fuoco», nella zona dove potrebbero ancora trovarsi ì prigionieri, non è destinato ad ottenere un esito ' concreto. Il corrispondente d'una agenzia inglese ha telefonato stamane al ministro degli Esteri nigeriano, dottor Okoi Arikpo, chiedendogli se «il governo di Lagos aveva intenzione di raccogliere 1' "appello"». Arikpo è parso cadere dalle nuvole, affermando di ignorare il passo italiano. « Comunque — ha concluso — la guerra non può essere interrotta ». La battaglia sulla sponda orientale del fiume Aseh divampava ancora ieri furibonda, estremamente fluida nelle sue linee generali, ma ormai chiaramente uno degli scontri più gravi e massicci (per non dire decisivi, visto che le probabilità d'una vittoria biafrana del conflitto vengono considerate pressoché nulle) di questi 22 mesi di guerra. E' impossibile dire, mancando ogni comunicato uffi-. ciale, 1 com'è stia volgendo la battaglia, a favore di chi. E' certo che appare improbabile l'eventualità di una tregua. In realtà, dicono gli officiate nigeriani che abbiamo avvicinato oggi pomeriggio, un « cessate il fuoco » su intervento esterno farebbe precisamente il gioco dì Ojukwu. Il Biafra ha sempre cercato infatti, fin dall'inizio, di internazionalizzare il conflitto: se una o più potenze straniere si rivolgono ai due contendenti (cioè a due governi, a due Stati Maggiori) per invitarli a cessare il fuoco, il gesto equivarrebbe, o quasi, ad un riconoscimento internazionale del Biafra. Ciò che Lagos non può volere. Il nostro addetto culturale, Giuseppe Galeotti, che doveva interrogare ieri a Worri il tenente biafrano che ha partecipato all'attacco ai campi petroliferi, non ha potuto incontrare il prigioniero. I federali lo hanno infatti instradato a Benin dove domattina Galeotti potrà vederlo. Non bisogna dimenticare che uno dei punti ancora oscuri della vicenda è se ci furono vittime già al momento dell'assalto al campo di « Kwale - 3 ». Il nostro incaricato d'affari MarcO'Maresca ha avuto ieri Ire intervenuto personalmente un incontro col capo di Stato Maggiore dell'esercito federale, brigadiere Hassan Husman Katsina, e oggi ha visto anche il vice segretario generale del ministero degli Esteri, Edward Enahoro: l'atteggiamento delle due autorità nigeriane è parso comprensivo. Katsina ha ripetuto ciò che era stato assicurato dal governo di Lagos fin dal primo momento: i comandanti di unità sono avvertiti che ì bianchi che si trovano nella zona della battaglia non sono mercenari ma prigionieri dei biafrani e che vanno condotti immediatamente al più vicino comando di battaglione. Altro Katsina non ha potuto dire, salvo che accennare alle dimensioni e all'importanza strategica della battaglia. Quanto a Enahoro, egli ha assicurato Moresca di esse- sul rappresentante della «Croce Rossa Internazionale a a Lagos per esporgli l'estremo interesse che il governo di Lagos attribuisce all'incolumità dei ventiquattro italiani. Se questo atteggiamento del governo di Lagos è indubitabile, è anche vero tuttavia che i federali conseguono, col rapimento dei ventisette europei, un successo propagandistico che non si erano mai attesi. I biafrani miti, affamati, bombardati dall'aria, che si erano guadagnata tanta simpatia nella opinione pubblica internazionale, potrebbero rivelarsi di colpo, tra qualche giorno, gli autori d'un crimine pazzesco. ' Il poco che si può fare da Lagos (l'organizzazione di un reseau di informazioni alle spalle della battaglia, i pàssi ufficiali, il controllo delle voci che giungono dall'Est) viene fatto con calma, lucidamente, dal giovane diplomatico che in assenza dell'ambasciatore Vittoriano Manfredi regge la sede di Lagos. L'ambasciata è aperta praticamente tutto il giorno, Moresca sì tiene in continuo contatto con i suoi emissari a Worri e a Kwale, con l'« Agip », l'ambasciala tedesca e il governo nigeriano. Una forte inquietudine e un deciso nervosismo spirano invece nella sede dell'« Agip ». Impossibile avere informazioni sulle ricerche degli scomparsi, benché sia proprio l'«Agip» che ha dietro il fronte, tra Kwale e Worri, il maggior numero dì funzionari e alcuni molto pratici della zona. Oggi non ho potuto scambiare più di venti frasi col direttore della sede « Agip » Giovanni Gino. Ieri è stato imbarcato per l'Italia l'unico operaio che sia riuscito a sfuggire all'agguato, Alcide Poggi, dì Cortemaggiore. Ma ancora stamane l'« Agip » dava Poggi sempre a Worri Sandro Viola 0 B \ udii A Benin City In grigio la zona dei combattimenti tra biafrani e federali

Persone citate: Alcide Poggi, Biafra, Edward Enahoro, Giovanni Gino, Giuseppe Galeotti, Hassan Husman Katsina, Sandro Viola, Vittoriano Manfredi