Una visita sull' Ussuri di Ennio Caretto

Una visita sull' Ussuri ANALISI 1 Una visita sull' Ussuri (L'Uni, scrive Simonov, è pronta alla guerra) (Dal nostro corrispondente) Mosca, 6 maggio. Invece di cercare di tranquillizzare gli animi, il Cremlino continua a prospettare ai russi nuove contese e battaglie di frontiera con la Cina. Esso propone negoziati a Pechino, ma non esclude la guerra. Assicuratosi un certo vantaggio propagandistico con pubbliche professioni di pace, alimenta internamente la tensione. Afferma di voler definire i confini e i relativi diritti fluviali a tavolino, ma minaccia i cinesi con la strapotenza atomica. A un mese dalla conferenza internazionale comunista a Mosca, ri-, propone il tema della « scomunica» di Mao, agita lo spauracchio del « pericolo giallo » e rivendica il ruolo di « bastione » della civiltà bianca. In tale gioco politico, ha coinvolto uno dei più autorevoli esponenti della intellìnghenzija russa, lo scrittore Konstantin Simonov. Grande corrispondente di guerra, spesso perseguitato per il suo rigore morale, Simonov ha visitato il mese scorso l'Ussuri per conto della Pravda. Il suo terzo ed ultimo articolo sugli incidenti di frontiera è stato pubblicato oggi. Come i due precedenti, è l'espressione più umana e popolare del timori e delle lagnanze del Cremlino apparsa finora sulla stampa. Lo scrittore fa appello soprattutto alla emotività e al patriottismo russo: il suo tono riflette dolore, indignazione, ostilità per il « tradimento » cinese. Simonov fu diretto testimone della rivoluzione comunista in Cina. Come Inviato speciale della Pravda, segui la quarta armata di Lin Plao, e più tardi partecipò alla campagna contro il Giappone nella Mongolia esterna. Ma egli scrive: « Se mi domandassero perché provo un odio quasi personale per Mao Tse-tung, che un ventennio fa rispettavo profondamente, saprei cosa rispondere. Il pensiero di quest'uomo, delle sue parole ed azioni negli ultimi anni, mi impedisce di sbarazzarmi di una preoccupazione mostruosa: e se, malgrado tutti i nostri desideri e piani per l'avvenire, io dovessi tornare qua, non più come inviato, ma come corrispondente di guerra? ». Tutti gli articoli di Konstantin Simonov sono permeati dal concetto della {(inviolabilità delle sacre frontiere» della Russia. Alle rivendicazioni territoriali di Pechino, oltre a questa argomentazione, egli non può contrapporre che ragioni imperiali: v'erano a mala pena qualche migliaio di cinesi sullUssuri, quando alla metà del secolo scorso i russi ne proposero la colonizzazione; l'Ussuri, economicamente, è una creatura russa. Al di là della loro veste letteraria, i « servizi » di Simonov ribadiscono le tesi del Cremlino. La Cina è colpevole di aggressione, i suoi soldati sono « assassini », le sue mire espansionistiche, che risalgono alla rivoluzione, si estendono all'intero Estremo Oriente ed oltre. Dice lo scrittore: «Più di una volta i nostri vicini hanno rettificato le frontiere con noi, e talora a proprio favore. Ma s'è trattato sempre di regolamentazioni attraverso trattative. Non faremo un'eccezione per chi, dopo aver rotto unilateralmente i negoziati del 196* sui confini, ha voluto avanzare pretese con delle raffiche di mitra a Damanskij ». La Russia piange, ma non trema: « Siamo offesi per il fatto che, in tempo di pace, qualcuno, in uno Stato confinante, ha dato ordine di uccidere i nostri figli in uniforme, e osa insistere sul proprio diritto a commettere tali omicidi anche in futuro». La Russia è pronta alla guerra: «Damanskij è una conseguenza della politica generale degli attuali governanti della Cina, politica ostile al nostro paese e al nostro popolo, perniciosa per la Cina stessa. In questa politica sono diventati particolarmente visibili i tratti di odio cieco. Consci della cecità di questo odio che abbiamo visto prorompere una volta, non possiamo escludere la possibilità di altre manifestazioni». Ennio Caretto

Persone citate: Konstantin Simonov, Mao, Simonov