Un libro russo dice degli italiani «Hanno mani d'oro e grande talento» di Ennio Caretto

Un libro russo dice degli italiani «Hanno mani d'oro e grande talento» E' USCITO A MOSCA "L'ITALIA DA LONTANO E DA VICINO,, Un libro russo dice degli italiani «Hanno mani d'oro e grande talento» Ma aggiunge: «Le loro strutture sociali sono arretrate rispetto a quelle economiche» (Dal nostro corrispondente) Mosca, 5 maggio. Con insistenza crescente, la stampa sovietica « denuncia » il pericolo di una involuzione a destra, o addirittura dell'avvento di un regime di colonnelli in Italia. La Pravda parla oggi di una recrudescenza dello' spirito fascista a Roma, e la amputa alla « indifferenza benevola della borghesia e alla connivenza del governo ». Le preoccupazioni della stampa sovietica e in particolare del suo organo più autorevole, interessate o no che siano, riflettono un atteggiamento comune ai massimi esponenti del governo e al cittadino qualunque. Nono-, stante la Cecoslovacchia, la Cina, il Medio Oriente e il Vietnam, l'Italia è infatti il paese di cui oggi in Russia sì discute di più. Al Cremlino, uno dei temi più controversi è la posizione dell'Italia nel bacino del Mediterraneo; l'industria sovietica, ansiosa di svilupparsi nel settore dei consumi, guarda soprattutto all'Italia; l'uomo della strada sogna la Fiat « 124 », ascolta i dischi di Mina e pensa alle vacanze in Italia. Tra i paesi occidentali, solo la Francia gode con la Russia di rapporti migliori dell'Italia ed essi sono miTiacciati dal ritiro di De Gaulle. Quali i - motivi? Come ha scritto Vita Internazionale, « esistono tra là Russia e l'Italia profondi legami storici che datano dal Risorgimento, e una naturale simpatia intellettuale e culturale ». Afa si sono rafforzati anche gli scambi commerciali, con vantaggio reciproco e con prospettive eccitanti; infine, sul terreno politico, Russia e Italia hanno talora trovato un punto di incontro. Ha scritto la Pravda il 27 febbraio: « Esse hanno dimostrato che è possibile la collaborazione tra nazioni con sistemi economico-sociali diversi ». L'atteggiamento sovietico nei nostri confronti è stato riassunto compiutamente dall'ex corrispondente delle Izvestia a Roma, Leonid Kolossov, in un libro intitolato L'Italia da lontano e da vicino, uscito a Mosca in questi giorni. La tesi centrale dell'autore, peraltro nota, è che le strutture istituzionali e sociali e la politica europea e mondiale italiane sono arretrate rispetto a quelle economiche e industriali. Kolossov aggiunge tuttavia che l'Italia potrebbe compiere una svolta decisiva grazie « alla elevatissima incidenza dell'industria di Stato sulla economia nazionale, al vasto movimento cooperativo nelle campagne e al dialogo attivamente iniziato tra cattolici e comunisti ». L'ammirazione dei russi per l'Italia è dovuta in gran parte al suo « rinascimento economico », nato « dal lavoro e dal talento degli operai e ingegneri italiani, dalle mani d'oro di tutto il popolo italiano». Dice Kolossov: «Sono state queste mani a creare le automobili che battono come prezzo e come qualità le migliori marche europee e d'oltre oceano; sono state queste mani a varare potenti navicisterna e a fabbricare attrezzature tecnicamente perfette per l'industria chimica, cervelli elettronici delicati e intelligenti ». Ma naturalmente non tutto va liscio nell'eco¬ nomia italiana: « Vi sono guai che risalgono al secolo scorso ed hanno tutti i tratti di una malattia a lungo trascurata e diventata pertanto cronica: disoccupazione, arretratezza del Meridione, emigrazioni, queste rughe profonde continuano, come cento anni fa, a deturpare il volto del paese ». Se economicamente «l'Italia è diventata autonoma e indipendente e fa sentire la propria voce sui mercati di tutti i continenti », politicamente invece « essa non si è ancora liberata dalle pastoie del passato... e balla tuttora la musica dello zio Sam ». E' questo il nocciolo della] politica sovietica nei nostri confronti: il Cremlino vorrebbe che l'Italia si staccasse in modo almeno parziale dagli Stati Uniti e dalla Nato, che promuovesse un movimento neutralista nel bacino del Mediterraneo; che espandesse rapidamente le relazioni commerciali nonostante le limitazioni concordate in Occidente. Insomma, alla caduta di De Gaulle, vorrebbe che essa assumesse il ruolo sinqra esercitato, sia pur malvolentieri, dalla Francia. A tali fini la Russia non si perita di usare ogni sorta di pressioni. economica e politica appunto. Il mese scorso Vita Internazionale scrisse che, nella politica italiana, si riscontrarono cambiamenti incoraggianti. « L'Italia è stata tra le prime nazioni in Europa a mostrare un certo interesse per una conferenza sulla sicurezza europea. Essa ha incominciato il '69 con l'intento di svolgere un ruolo più sostanzioso nell'arena mondiale: a ciò evidentemente vanno attribuiti passi come l'adesione al trattato per la non proliferazione nucleare, nonché l'intenzione manifestata di stabilire rapporti diplomatici con la Cina ». Oggi, Kolossov aggiunge questo commento: « L'Italia può fare più di quanto ha fatto e fa. Per esempio, essa sviluppa i suoi rapporti con ì paesi arabi, segue una linea attenta in Africa, ma assume una posizione ambigua rifiutandosi di condannare l'aggressione israeliana ». Conclude Kolossov: «Vorremmo terminare il nostro discorso su questo Stato amico esprimendo la certezza che esso potrebbe sviluppare azioni più costruttive su tutti i grandi problemi internazionali, per il rafforzamento della pace tra i popoli ». Ennio Caretto

Persone citate: De Gaulle, Kolossov, Leonid Kolossov