Fermenti a Praga di Ferdinando Vegas

Fermenti a Praga ANALISI Fermenti a Praga (I cèchi non sembrano ancora del tatto piegati) A una decina di giorni dalla sostituzione di Dubcek con Husak nessuna reazione di particolare gravità s'è verificata in Cecoslovacchia: sem- bra dunque che) i sovietici siano finalmente riusciti a piegare il partito comunista e l'intero popolo cecoslovacco, sia pure con uno sforzo imponente. Per raggiungere lo scopo Mosca ha dovuto infatti, come rileva Le Nouvel Observateur, riunire ben quattro conferenze comuniste, a Dresda, a Varsavia, a Cierna (confronto tra 1 Politburo cecoslovacco e sovietico al completo) e a Bratislava; ha invaso la Cecoslovacchia nell'agosto '68 e ha minacciato altre due volte di invaderla di nuovo (in dicembre ed in aprile); ancora, ha sprecato minacce, manovre e pressioni, da ultimo persino. ventilando la possibilità d'un putsch militare. Valeva la pena di spendere tante energie per giungere al risultato attuale? Dal punto di vista dei dirigenti sovietici indubbiamente si, ammesso che il risultato sia stabile, costituisca anzi il punto di partenza per un'ulteriore involuzione della situazione cecoslovacca. Il problema è dunque di vedere se la speranza sovietica sia fondata oppure se gli ultimi avvenimenti in Cecoslovacchia siano soltanto un episodio in una crisi destinata ancora ad aggravarsi. In superficie, come si diceva, sembra che i cecoslovacchi si vadano rassegnando al loro destino e quindi accettino Husak come il minor male. Sintomi di irrequietezza, tuttavia, ve ne sono non pochi, maggiori e minori: se il primo maggio è trascorso tranquillo, le bandiere rosse o non sono state esposte o sono state fatte scomparire; gli studenti cèchi hanno appena tenuto un congresso che s'è concluso con l'elezione d'un esecutivo « liberale », non disposto ad aderire al Fronte nazionale. Più grave di tutto è l'annuncio della scoperta in Moravia d'un complotto per un'insurrezione antisovietica, collegato « coi circoli militari», secondo la dichiarazione del ministro dell'Interno di Boemia e Moravia. Sono state effettuate alcune decine di arresti, ma l'aspetto più preoccupante dell'« affare » è la sua ramificazione negli ambienti militari. Venendo dopo le sollecitazioni del maresciallo Grechko per un tentativo di putsch, la nuova notizia solleva problemi che allo stato delle nostre informazioni non è possibile risolvere; bisognerebbe anzitutto sapere qualche cosa di meno vago sui rapporti tra i militari cecoslovacchi e quelli sovietici, come pure sul peso effettivo che ì militari sovietici esercitano nella lotta che evidentemente è in corso a Mosca tra le fazioni di «falchi» e di «colombe» che si contendono la direzione del Pcus e dell'Unione Sovietica. Ve n'è abbastanza, comunque, per concludere che la situazione della Cecoslovacchia continua ad essere tutt'altro che tranquilla, se si considera la sostanza e non l'apparenza episodica. Il compito di Husak, pertanto, non è proprio invidiabile, anche se l'uomo è un abile politico, un lottatore tenace, che non rinunzia a perseguire gli scopi cui mira. Ma poiché al popolo appare come l'uomo di Mosca, Gustav Husak non potrà mai godere la simpatia spontanea di cui era, ed è ancora, circondato Dubcek. A livello di dirigenti, poi, si trova stretto fra i liberali ed i conservatori, sicché la sua li-, ! nea centrista e realistica avrà grandi difficoltà a tradursi in pratica. I «cattivi discepoli di Stalin» imperanti a Mosca, infine, non fanno quasi nulla per facilitargli il compito: gli aiuti economici ed il ritiro delle truppe, per ora, rimangono nel dominio delle speranze. Perciò alcuni ritengono che pure Husak sia, per Mosca, una figura di transizione, da adoperare finché fa comodo e poi da sostituire con un personaggio più malleabile. Ferdinando Vegas