Operaio ucciso a rivoltellate di notte: arrestato l'omicida

Operaio ucciso a rivoltellate di notte: arrestato l'omicida DELITTO IN CANAVESE, FRA LEVONE E RIVARA Operaio ucciso a rivoltellate di notte: arrestato l'omicida L'assassino è un muratore di Corio - La vittima aveva 34 anni - Il crimine dopo una lite (Dal nostro inviato speciale) Rivarolo Can., 5 maggio. Un operaio di 34 anni è stato assassinato questa notte con un colpo di pistola al cuore al bivio tra la strada per Levone e quella per Rivara. Il suo corpo, supino sul ciglio dì un fossato, è stato scoperto stamane dai carabinieri, ad una cinquantina di metri dalla sua auto. L'assassino è stato identificato in serata: si tratta del muratore Luciano Cara, 30 anni, padre di 6 figli, abitante a Corio Canavese nelle case Macaria. Il ten. Formato, il mar. Gentile e il brig. Garruzzo, del nucleo investigativo dei carabinieri, l'hanno fermato dopo un inseguimento di mezz'ora lungo le vie di Forno. Il Cara, a bordo di una NSU Prinz, ha tentato di infilare un viottolo di campagna ma non ha potuto proseguire. E' sceso sorridente, ha detto: « Ma io non so niente». In caserma, il suo interrogatorio è proseguito tutta la notte. Ha negato disperatamente, ma le prove contro di lui sono pesanti. Ufficialmente, si trova in stato di fermo. L'ucciso si chiamava Giuseppe Monello, era nativo di Velletri, abitava dal 1961 a Rivara, in via Bartolomeo Grassi 18, con la moglie trentunenne Felicetta Calde- raro e tre figli: Cesare, di 6 anni, Giuliano di 9, Lucia, di 11. « Un brav'uomo », dicono di lui in paese. Amico di tutti, lavoratore, legato alla moglie e ai figli. Per i suoi baffi neri, lo chiamavano « ModUgno ». Unico neo: gli piaceva sorseggiare qualche buon bicchiere di vino o gustare un liquorino la sera della domenica; uno in un bar, l'altro in una trattoria, tra una chiacchieratimi e l'altra, in compagnia degli avventori. Così aveva fatto anche ieri sera. Uscito di casa alle 21, sì era posto al volante della sua « R 8 » amaranto e si era recato al bar della piazza di i Rivara. Aveva incontrato un amico: « Vieni a bere con me? ». L'altro gli aveva risposto di no: preferiva andare al cinema. Il Monello era risalito in macchina ed aveva raggiunto la « Trattoria della Fucina », di Rocca Canavese. Qui ha incontrato l'uomo che doveva divenire il suo assassino. Hanno bevuto insieme, si sono messi a discutere di lavoro, hanno litigato. Pare che il mbtivo del litigio sia stato, in realtà, questioni d'interesse, oppure di donne. Comunque, dopo pochi minuti, il Monello è uscito. Da Rocca si è diretto a Levone, un paesino di pochi abitanti, distante quattro chilometri da Rivara. Nella « Trattoria della Pace » ha nuovamente incontrato il Cara, che l'aveva preceduto. Il Moriello non l'ha salutato, si è seduto in disparte ed ha ordinato da bere. A mezzanotte la proprietaria, Bruna Micheletti, ha invitato i due ad uscire: avevano ripreso a litigare; il Cara, tenendo una mano in tasca, minacciava il Moriello. Nel cortile, altri insulti. Poi il j muratore è salito sulla sua Prinz ed è partito. Ha raggiunto il bivio tra la strada per Levone e quella per Rivara, si è fermato, ha atteso il Moriello. Questi è arrivato dopo pochi minuti, forse è stato invitato dall'altro a scendere. Non si sa ancora che cosa sia accaduto di preciso: quando il Moriello ha visto l'arma in mano al Cara, ìw. tentato di fuggire, ma è stato raggiunto a una cinquantina di metri ed è stato ucciso. Un delitto d'ira, maturato tra i fumi del vino. Verso le 3.30 la guardia notturna Silvio Camillo, di 30 anni, passando per il suo solito giro di perlustrazione, ha notato la « R8 » ferma accanto al segnale di stop, con le luci di posizione accese. Il Camillo non vi ha fatto troppo caso. Verso le 4 la guardia è ripassata, ha rivisto l'auto ed ha chiamato i carabinieri di Rivara. I militi hanno guardato dentro e non vedendo nessuno si sono insospettiti. Il cadavere del Moriello è stato rinvenuto dopo mezz'ora sul ciglio della strada che porta a Rocca, ad una distanza di 50 metri dall'auto. Era supino, gli occhi rivolti al cielo, le braccia allargate. La scarsa visibilità non ha permesso di vedere subito che il maglione aveva un piccolo foro all'altezza del cuore. I carabinieri hanno pensato che fosse deceduto per un malore: solo più tardi, quando il pretore di Rivarolo dott. Fornace ha ordinato di trasportare la salma al cimitero di Levone, si sono scoperti i fori dei proiettili: unoj aveva trapassato il cuore, gli altri avevano colpito le braccia di strisciò. Le indagini, condotte dal maresciallo Gattuso di Rivara, dal tenente Basile di Venana, dal tenente Formato e dal colonnello Delluca di Torino sono state subito dirette alla cerchia di amicizie e di conoscenze della vittima. Una pista che si è rivelata giusta. Sergio Ronchetti Giuseppe Monello, l'ucciso, Luciano Cara, arrestato