Finanziaria Pubblica o un prestito per risolvere i problemi di Torino

Finanziaria Pubblica o un prestito per risolvere i problemi di Torino Dibattito sul bilancio dopo la tavola rotonda a La Stampa Finanziaria Pubblica o un prestito per risolvere i problemi di Torino Il prof. Jona: «La Finanziaria deve avere uno scopo solo: opere pubbliche» - L'assessore Nobile: «Meglio sarebbe un prestito obbligazionario» - L'assessore Picco: «Usare tutte le capacità di spesa, ma con programmi ben precisi » - L'architetto Astengo: « Vendere l'Azienda Elettrica all'Enel » Tra le varie soluzioni proposte alla « tavola rotonda » de La Stampa, per un'impostazione del bilancio comunale che affronti le nuove esigenze di Torino, quella di una Finanziaria pubblica ha suscitato particolare interesse. -Nel dibattito, come abbiamo riferito, è intervenuto il vice-presidente della Cassa di risparmio dott. Nesi, proponendo la cessione dell'Azienda elettrica municipale all'Enel, al fine di procurare alla Finanziaria pubblica una solida base. Di parere contrario si sono già dichiarati l'ingegner Brezzo, presidente dell'Aem, e il capo-gruppo con¬ siliare de prof. Vinciguerra. Il prof. Jona, presidente dell'Istituto bancario S. Paolo e uno dei partecipanti alla « tavola rotonda », si inserisce nuovamente nella discussione: « Per la Finanziaria pubblica bisogna essere molto chiari. Da tempo se ne parla e non con univocità di propositi. Mi riferisco al tipo di Finanziaria pubblica caldeggiata da taluni partiti, sulla base di uno schema redatto dall'Ires. Gli scopi di tale Finanziaria non si limiterebbero ai soli interventi in opere pubbliche, ma altresì a interventi di ben altra natura. Non so se il dott. Nesi si riferisca a quel tipo di Finanziaria pubblica o ad altra. ti Quella da me proposta nella "tavola rotonda" — e che a mio avviso, nell'attuale stato di fatto, potrebbe essere di somma utilità per agevolare la soluzione di numerosi problemi, fra 1 moltissimi che Incombono su Torino e sul territorio che circonda la nostra città — dovrebbe avere finalità precise e ben diverse dalla Finanziarla pubblica progettata dall'Ires. In concreto, dovrebbe essere una "Finanziarla per opere pubbliche" con scopi chiaramente delineati e congegnata, nella struttura e nell'operatività, In modo tale da permettere 11 reperimento dei capitali che le occorrono nel campo del risparmiatori. Ma per raggiungere un risultato positivo occorre, ripeto, essere molto chiari: bisogna predisporre programmi tecnici e finanziari che tengano conto delle possibilità reali, e non di quelle che teoriche elucubrazioni si ripromettono di avere ». Quanto alla cessione dell'Azienda elettrica municipale, che secondo 11 dr. Nesi potrebbe consentire al Comune di realizzare 25-30 miliardi, 11 prof. Jona dice: « Il problema è stato esaminato. In profondità, da consiglieri comunali competenti ed appartenenti a diversi gruppi politici. Le conclusioni sono state che, nelle presenti condizioni di fatto, non esiste convenienza di realizzare la vendita. Mentre 1 25 o 30 miliardi ai quali accenna il dr. Nesi rappresentano un modesto ausilio per le necessità finanziarle di carattere straordinario del Comune di Torino, è certo che oggi 11 rendimento complessivo dell'Azienda è sostanzialmente positivo per 11 Comune stesso ». Anche il dr. Nobile, assessore al servizi tecnologici, non è favorevole alla vendita dell'Aem. Dice: « Sono contrarlo perché la cifra che se ne ricaverebbe è inadeguata al valore reale degli Impianti. E anche perché. In una prospettiva futura, questi enti comunali devono avere una loro collocazione nell'ambito dell'erogazione dell'energia elettrica, giacché svolgono un'azione che non è dissimile da quella dell'ente nazionale, con In più il vantaggio di un maggiore controllo ». « Benissimo, Invece, la costituzione di una Finanziarla pubblica. Ancora meglio 11 lancio di un prestito obbligazionario, a carattere popolare: penso avrebbe successo, inoltre mi pare giusto che i cittadini possano partecipare in modo consapevole e diretto alla soluzione dei problemi più urgenti di Torino. Meno d'accordo sono circa la destinazione di tale prestito, indicata dal professor Vinciguerra, e cioè la costruzione della metropolitana. E' vero che questo mezzo di trasporto celere appare ormai indispensabile; si tratta però di un servizio pubblico per una grande città, e ritengo quindi che debba essere finanziato dallo Stato. Non è ammissibile che il Comune continui a indebitarsi ogni anno di più, fino all'esaurimento di ogni risorsa, per la realizzazione di un servizio pubblico a carattere sociale ». Polemico l'intervento dell'architetto Picco, assessore al personale e al decentramento, dal quale dipendono anche gli uffici per lo studio della programmazione. Egli afferma: « Per il bilancio del '69 non rimane altra via che l'uso di tutte le capacità di spésa e l'utilizzazione di interventi straordinari misti, pubblici e privati, per particolari infrastrutture ed attrezzature (scuole, centri sociali e commerciali, viabilità urbana, parcheggi ecc.). « Tutti 1 suggerimenti emersi nella "tavola rotonda", peraltro, possono fornire soluzioni parziali a particolari aspetti della spesa pubblica a Torino. Non v'è dubbio che su quelle strade possono muoversi iniziative operative e promozionali. Condizione essenziale è però quella d'una precisa determinazione progettuale e programmatica di ciò che è prioritarlo e necessario. Torino manca oggi sostanzialmente di una verifica attenta dei suol problemi in evoluzione, verifica che non deve essere né solo Idea, né solo progetto: ma runa e l'altra cosa, tradotte In termini di ca- pacità di attuazione. La qual cosa Investe si gli aspetti finanziari, ma molto più quelli tecnici ed amministrativi. ii Queste difficoltà non nascono solo da carenze strutturali interne, ma da una accelerata evoluzione di termini che richiedono l'intervento di forze esterne all'ente locale. L'amministrazione non deve però perdere la capacità contrattuale che le è propria nell'impostazione degli urgenti problemi della città, soprattutto nell 'aggiornamento degli strumenti che le permettono 11 ruolo specifico di protagonista della pianificazione territoriale. Tale ruolo oggi è da ricercarsi anche al di là degli stretti confini comunali. Come potrebbe Torino utilizzare le capacità di Intervento di una Finanziaria, In una condizione di assetto urbanistico senza prospettive e senza scelte? ». Alla polemica partecipa anche l'architetto prof. Astengo, consigliere comunale della sinistra psi, che ha rivolto al sindaco un'interrogazione « per sapere se non ritenga opportuno, al fine di conseguire 1 mezzi finanziari Indispensabili per la costituzione della Finanziarla pubblica, esaminare la possibilità di reperire 1 mezzi stessi tramite la cessione dell'Aem all'Enel ». Egli sostiene che essendo 1 compiti della municipalizzazione (difesa del cittadino utente e servizio collettivo) passati all'ente statale, oggi l'azienda diventa un Inutile duplicato. Sul riscatto degli impianti, dice: « Tenendo conto del risultati del bilancio consuntivo '67, l'Aem dispone di un patrimonio lordo di Impianti di 94 miliardi circa, rivalutato dall'azienda di altri 25 miliardi (legge 16 settembre 1960 n. 1114). Il fondo di dotazione di lire 4,6 miliardi rappresenta appena il 5 u del valore lordo degli impianti, mentre l'ammontare dei debiti di finanziamento contratti dall'azienda ascende a ben 34 miliardi circa, vale a dire al 65 'M del valore netto degli impianti stessi. Sul fatturato, che è di circa 16 miliardi, incidono ingerii issimi oneri di personale, che corrispondono ad una percentuale di oltre il 46 H del fatturato ». Aggiungendo gli interessi passivi e gli ammortamenti di esercizio, si giungerebbe a un'incidenza sul fatturato di circa 11 73 'C Il vantaggio delle tariffe preferenziali di cui gode 11 Comune, degli Interessi sul capitale di dotazione e sul saldi attivi di rivalutazione monetarla (2,4 miliardi), in caso di trasferimento verrebbe ampiamente superato da « un indennizzo di decine di miliardi, 11 cui importo può essere facilmente determinato In base alla legge ». Mentre con la concessione, l'Aem « dovrebbe corrispondere all'Enel un canone che, sulla base del risultati relativi al bilancio '67, si aggirerebbe sul 500 milioni annui », oltre al trasferiménto degli impianti e delle attività riguardanti la distribuzione di energia fuori del territorio comunale.

Persone citate: Brezzo, Nesi, Vinciguerra

Luoghi citati: Comune Di Torino, Torino