E la ragazza rifiutò di dare appuntamento

E la ragazza rifiutò di dare appuntamento RISPONDE GIULIETTA MASINA E la ragazza rifiutò di dare appuntamento Da una lettera che, all'incirca, tratta dell'alienazione, della solitudine, dell'incapacità di stabilire e intrattenere rapporti umani e, con dolore, infine traduce il tutto in un fatto personale, traggo il breve racconto che segue. Premetto che il suo autore, Pietro (a parte la considerazione generale che « l'epoca in cui viviamo, detta della civiltà dei consumi, sarebbe più esatto definirla: la civiltà dell'autoconsumo »; e che inoltre l'attuale è il tempo « dove l'individuo scompare nella massa ») non mi sembra offra prove di obiettività. Infatti, ridurre una delle malattie più gravi del secolo — l'impossibilità a realizzare se stessi secondo la personale visione delle cose del mondo — alla mancata adesione di una ragazza a un appuntamento, svilisce un tema che, nei suoi risvolti, detiene infinite possibilità di malesseri per le generazioni future. Scrive Pietro: « La gioventù d'oggi è indifferente sui problemi altrui. Le cito un esempio capitatomi. Esco da una chiesa, vedo una ragazza giovane, quel giorno ero in piena crisi psicologica, avevo bisogno dì comunicare con qualcuno, direi di sfogarmi, per alleggerire quella pesantezza in me creatasi. « Mi avvicino educatamente, le chiedo dì parlarle, tralasciando le consuete formalità. Iniziammo a parlarci, e io le chiesi, senza alcun impegno, se potevamo essere amici, intraprendere, cioè, una relazione di amicizia sincera. La risposta fu affermativa, anche perché la ragazza aveva già tanti amici e che uno in più non l'avrebbe disturbata. Camminando, parlammo del mio problema; ma la ragazza, che si dichiarò studentessa, rimase indifferente, quasi fosse una storia letta da qualche parte. Quando ci salutam.vio, le chiesi se ■potevamo ancora vedérci, ma lei ini rispose che avrei dovuto sperare nel caso, e che poi le sarebbe dispiaciuto se il suo. ragazzo l'avesse vista con me. «Gentilissima signora, io le chiedo come è possibile che un giovane — anche se tale non mi considero più — non sia riuscito a inserirsi nella vita». Ho riportato quella parte della lettera che intende indiscutibilmente provare che l'uomo dì oggi non riceve e non risponde. La parte meno persuasiva, oltre ogni onesta intenzione di .Pietro. Nessuno potrà persuadermi che una ragazza non abbia il dir|tto di scegliersi i propri amici, e che per solidarietà universale invece sia obbligata a far festa al primo venuto. In tutta la faccenda, caso mai, la ragazza si dimostra estremamente educata. Pietro, che vive In Torino, ma proviene dal Sud, probabilmente non avrebbe osato, nel suo paese d'origine, un approccio tanto diretto. E non si ofr fenda di sentirselo dire. Tutta la lettera è un equivoco. Esatto, qualche cosa nell'uomo lentamente si chiude, diventa sempre più difficile anche un semplice scambio di idee; ma mi chiedo se questa è la realtà in assoluto, oppure la conseguenza del riserbo che necessariamente, fin dall'età della prima ragione, l'individuo è costretto a imporsi per limitare i danni dell'eccessiva fraternizzazione dell'adolescenza. Secondo me, la causa risiede nel bisogno che ognuno di noi, nei momenti più delicati della vita, sente dì selezionare, dì raccogliersi; di giudicare, a suo piacimento, cose, uomini, problemi; di distinguersi, non di confondersi. -E' 11 segno che la maturità si avvicina, il primo atto di autorlspetto. Dedurne, ove ci si scontri con tale inalienabile diritto altrui, che la società umana non consente più la sopravvivenza' dell'individuo, ma solamente massicce formazioni da formicaio, è una. generalizzazione. E' « anche » cosi, ma in tali casi l'accertamento va compiuto in ben altre dimensioni, non ponendo se stessi al centro dell'indagine. Il mio signor Pietro, allorché i suoi vent'a Tini saranno diventati cinquanta, probabilmente si ritroverà solo con una donna che l'ama, e che lui ama, e tre vecchi amici. Sarà tutto quello che avrà desiderato conservare, proteggere; e saprà di essere ancora abbastanza ricco (se sarà tanto fortunato) da sopravvìverne contento fino alla fine dei suoi giorni. Giulietta Masina

Persone citate: Giulietta Masina

Luoghi citati: Torino