«Oliver!» di Carol Reed da Dickens al «musical»

«Oliver!» di Carol Reed da Dickens al «musical» Il film dell'Oscar sullo schermo «Oliver!» di Carol Reed da Dickens al «musical» «Therese and Isabelle»: i pericolosi ricordi del collegio femminile (Reposi) — Oliver! (l'esclamativo è di rigore), il film dai molti « Oscar », è una libera trasposizione, in chiave di «musical», delle «Avventure di Oliver Twist », il celebre romanzo di Dickens, ove si piange (forse troppo) e si ride in una volta, e che fu già degnamente portato sullo schermo, senza deformazioni di «genere», dal regista David Lean. L'autore del film odierno, Carol Reed, si è invece ispirato, più che allo scrittore inglese, alla commedia musicale di Lionel Bart, opima di repliche a Londra e a Broadway, e ne ha tolto uno spettacolo buono per tutte le età, giustamente intrecciato di patetico e di comico, di ritratto e di caricatura, di fosco e di celeste, di dialoghi, musiche e balletti: uno di quegli spettacoli che si dicono sani con riguardo alle mele, di cui imitano il lustro e la sfericità. In altri termini un film costituzionalmente tenue, dilatato per successive aggiunzioni a Aimone, e dove il mestiere di Reed esercita una sua quasi infallibilità nel dare l'impressione di un respiro unico. Guardata un po' più da vicino l'avventura del fanciullo cacciato dall'ospizio, sfruttato da una banda di ladri quanto mai pittoreschi e dopo varie peripezie che non gli hanno bruttato il cuore, restituito a un benefico zio, risulta crudamente mescolato di luci e tenebre, entrambe sentite per eccesso: c'è insomma l'esagerazione di Dickens, senza il suo genio. Come favola cinematografica, Oliver! è tuttavia un modello di sicurezza e lubrificazione tra gli opposti poli della truculenza e della sdolcinatura. Noi ad ogni modo lo preferiamo nei toni di mezzo, nelle variazioni ballettistiche, negli episodi spiritosi, nei tanti cantucci di humour, dove la grana dello spettacolo, sullo sfóndo di una Londra dai delicati colori di vecchia stampa, è spesso deliziosa e vigilata sempre. Non mancano poi tracce della carica umanitaria e protestataria comune a tutti i romanzi del grande vittoriano e qui specialmente rivolta al trattamento dei fanciulli; ma qui è facile che gli stessi bambini non si commuovano troppo: hanno anche loro notizia della Londra dei «beatniks» e delle minigonne. Però anche a loro, cornea! grandi, un tuffo nel vecchio Dickens sia pure edulcorato alla seconda potenza dal cinema melomane, riuscirà salutare, oggi che i concetti del bene e del male conducono, anche sugli schermi, una così caotica ridda. Intorno all'aggraziato Mark Lester, il piccolo eroe della storia, una galleria di ottimi caratteristi: da Ron Moody, una nuova e azzeccata versione di Faggin, il proverbiale tagliaborse, alla soave Nancy (Shani Wallis), all'odioso Siles (Oliver Reed), alla brulicante folla di figurine minori da cui il « musical» attinge a piene mani occasioni per divertenti e pittoreschi « numeri ». In quanto alla pioggia di' « Oscar » e se sia meritata, è un altro discorso: si sa che piove sempre sul bagnato. 1. p. l'Ambrosio; — Caso raro, un film olandese: Therese and Isabelle, prodotto e diretto da Radley Metzger e fotografato in bianco e nero per il cinemascope. Teresa è una giovane donna prossima alle nozze; passando, con il futuro marito, nei pressi del collegio dove era vissuta da ragazza, ferma la macchina, scende e, tutta sola, va a dare un ultimo sguardo a quel luogo per lei caro. Lo spettatore visita così, insieme con Teresa, l'austero collegio ricavato da un maniero antico, e insieme con lei spoglia un patetico albo di ricordi nel quale occupa un ampio spazio l'amica Isabella, giovane inquieta, crucciata da angustie familiari. Attraverso prolungati flashbacks, il film si addentra nei rapporti tra le due ragazze, sottolineando la {foro comunione d'affetti che è, occorre dirlo, d'origine morbosa. Isabella aveva lasciato il collegio prima di Teresa, determinando in costei una crisi acuta. Nell'insieme e nei particolari si tratta d'una produzione modesta, dove la scabrosità del tema ha obbligato la censura a più d'un intervento, così che il racconto risulta anche monco oltreché incerto, specie nel disegno psicologico dei caratteri. La regìa è piuttosto sbiadita, ma le interpreti sono abbastanza bene inserite nelle rispettive parti, specie Anna Gael come Isabelle. Con lei va ricordata Essy Persson (Teresa). Brevi apparizioni di Anne Vernon. vice • ♦ Le poesie di un contadino al Circolo della stampa Un poeta contadino, nuovo singolare caso della nostra letteratura, è stato presentato ieri pomeriggio al Circolo della stampa. Si chiama Morbello Vergari, vive in un paese della Maremma, ha pubblicato il libro Poeta in fiera per le edizioni del «Pescatore di Chiaravalle ». Lo hanno presentato Ernesto Caballo, Francesco Rosso, Giovanni Guastavigna, Aldo Spinardi e il giovane Roberto Spagnoli, rilevando il valore del suo linguaggio asciutto, « tosco contadinesco », e il suo carattere di satira, insieme pungente c bonaria. Erano presenti molti giovani che alla fine della manifestazione hanno assediato l'autore, iniziando con lui un vivace dialogo.

Luoghi citati: Chiaravalle, Londra