I neo-comunisti in Germania

I neo-comunisti in Germania PIÙ VARIA CHE TEMIBILE L'ESTREMA SINISTRA TEDESCA I neo-comunisti in Germania C'è un partito comunista clandestino, quello proibito nel '56 dalla Corte costituzionale; e ora anche un p.c. legale, nato quest'anno da un accordo tra il Cancelliere Kiesinger e Luigi Long-o - Spera di raccogliere i voti dei giovani «arrabbiati», degli studenti contestatori, ma non fa paura al governo - Appoggiato da Mosca, finanziato da Ulbricht, non ha grandi probabilità di successo (Dal nostro inviato speciale) Bonn, aprile. Nel settembre dell' anno scorso è nato in Germania un nuovo partito comunista, legalmente riconosciuto, in sostituzione di quello sciolto nell'agosto del 1956 da una sentenza della Corte Costituzionale di Karlsruhe. Per il momento, ha ventiduemila iscritti ed è chiamato il partito Ersatz, partito comunista di ricambio. Anche la sigla che lo distingue è una semplice inversione della precedente: Dkp (Deutsche kommunistische Par tei) invece che Kpd (Kommunistische Partei Deutschland). A Bonn raccontano che alla sua nascita diedero mano 1 due illustri ostetrici, il cancelliere federale Kurt Georg Kiesinger e il segretario del pei Luigi Longo. L'intesa a collaborare sarebbe stata raggiunta fra i due nel corso del ricevimento offerto in Quirinale da Saragat, quando in febbraio dell'armo scorso Kiesinger fu a Roma in visita ufficiale. Conversando con Longo nel vano di una finestra, il Cancelliere gli domandò se ì comunisti italiani fossero disposti a prestare i loro buoni uffici presso i compagni tedeschi, per indurli a rientrare nella legge: « A noi l'interdizione del partito comunista pesa molto nei rapporti internazionali. Se si trovasse una via d'uscita sarebbe un bene per tutti». Il messaggero di Longo Fu mandato in Germania, messaggero dì Longo, un redattore deMTJnità, ma nei primi contatti che egli ebbe non ottenne successo: «sarebbe una capitolazione », gli rispondevano. La Kpd — un partito che rivendica a fondatori Rosa Luxemburg e Karl Lìébknecht, e che nel 1933 contava 350 mila iscritti e raccoglieva sei milioni di voti — avrebbe dovuto infatti rassegnarsi a modificare il proprio statuto, levandone l'accenno che vi si trova circa la necessità della «dittatura del proletariato ». Era questa la condizione posta da Kiesinger, essendo stata appunto .l'allusione alla dittatura del proletariato l'appiglio della Corte di Karlsruhe per ordinare lo scioglimento nel '56. Era stata una mossa di guerra fredda, perché l'azione dei comunisti — né tanto meno il loro peso elettorale — non è mai stata una causa di imbarazzi nella Germania Ovest. Nelle elezioni del 1949 la Kpd raccolse un milione 360 ■mila voti — il 5,7 per cento del totale —. riuscendo a mandare al Bundestag 15 deputati;. ma in quelle del 1953 cadde al 2,2 — 600 mila suffragi — perdendo il diritto di rappresentanza in Parlamento. Proprio per questo, trattandosi di un'operazione a freddo e gratuita, allo scioglimento giudiziario del partito non tenne dietro alcuna persecuzione politica o poliziesca a danno degli iscritti. Passata in giudicato la sentenza di Karlsruhe tra l'indifferenza con la quale si accolgono quelle ordinarie di pretura, l'indomani i funzionari di partito ricevettero, infatti, dagli uffici federali del lavoro cortesi let- tere di offerta di altre oc- | cupazioni. Molti di essi furono convenientemente sistemati, e nella loro nuova condizione esclusiva di operai, giornalisti, impiegati, parecchi si trovarono meglio, con più alti guadagni. Potevano del resto continuare nella loro attività, far propaganda comunista, esserè eletti nelle commissioni interne di fabbrica, battersi per rivendicazioni salariali e normative. Proibita era soltanto l'esistenza del partito. Decimati dal nazismo Il suo presidente, Max Reimann, passò in Germania Est per continuare dì là a dirigere e finanziare il movimento. Questo inevitabile legame con Pankow e la stessa incombenza riservata ai comunisti tedescooccidentali di fungere da «cassa di risonanza della Ddr », li danneggiavano. Fatto ancora più grave era l'insufficienza numerica della classe dirigente comunista in Germania, che il nazismo aveva letteralmente decimato. Soltanto un suo piccolo nucleo era riuscito nel 1933 a rifugiarsi nell'Unione Sovietica, ma dì ritorno dopo la guerra si era fermato in Germania Est. Distruzione dei quadri e fuga dei cervelli impedivano quindi al comunismo un'azione politica originale in Germania Ovest. Anche ì nuovi elementi che affluivano in segreto, radi per numero, si dimostrarono di mediocre qualità. La Germania di oggi, partita dall'anno zero e raggiunto il traguardo di un boom che è senza precedenti nella sua storia, non è humus idoneo alla fioritura di un'ideologia comunista, e si capisce come Kiesinger non ne avesse paura. In un paese dove la questione sociale non esiste-nel senso tradizionale conosciuto in Italia, ma dove invece molto più pesano i problemi di politica estera, basta lo stato dei rapporti con l'Urss -a costituire un deterrente anticomunista. Con Longo, Kiesinger era stato sincero: «Avendo un partito di estrema destra come la Npd, la proibizione della Kpd ci pregiudica all'estero. Ci fa passare per fascisti. Se voi fondaste un partito nuovo, senza riferimento con la dittatura del proletariato, noi non avremmo nujla da obbiettare». Dovette tuttavia passare un po' di tempo, dopo i contatti avuti dal primo messaggero italiano, perché i comunisti tedeschi aderissero all'invito, giungendo a riconoscere che,. in fondo, avere due partiti, uno legale ed uno clandestino, può consentire di sfruttare i vantaggi rispettivi delle due condizioni. E' stata questa la convinzione di Kurt Bachmann, antico militante della Kpd, reduce dalla guerra di Spagna, giornalista, poi operaio in uno stabilimento di pellami a Colonia (al pari di altri funzionari del partito disciolto, anche egli aveva avuto una decente sistemazione tramite gli uffici del lavoro). Risolvendosi a promuovere la fondazione della Kpd — di cui è stato eletto presidente in questi giorni — egli ha difatti riservato al partito nuovo una funzione tutta diversa da quella di lotta per la dittatura del proletariato. « Pepe rosso ad Essen » Bachmann pensa piuttosto a coordinare le forze sparse di sinistra, sindacalisti e socialdemocratici del dissenso (non sono, molti, ma combattivi), studenti e professori contestatori, ex aderenti alla « Unione tedesca per la pace», i quali sono tutti « Apo » — Aussenparlamentarlsche Opposition — masse fluttuanti che fanno paura tanto alla destra quanto alla sinistra. Nelle elezioni del 28 settembre i comunisti presenteranno quindi liste composite, di «azione per il progresso demociatico», nella speranza di riuscire a convogliare al voto i renitenti. Il settanta per cento degli « Apo » se ne astengono, infatti, considerandolo un cedimento al parlamentarismo. Bachmann fa pure assegnamento sugli elettori di nuova leva, che saranno in autunno due milioni, dato che per la prima volta una giovane generazione tedesca si presenta dì nuovo a ranghi completi, superata la crisi delle nascite mancate in conseguenza della guerra.. ■ In questa prospettiva, è uscito ad Essen l'S aprile il primo numero di Unsero Zeit, organo settimanale del partito nuovo. Intitola il suo editoriale «Pepe rosso ad Essen», e informa allegramente: « Die juengste Partei stellt sich vor! »; « Si presenta in scena il più giovane dei partiti ». Il pepe rosso, in verità, pare che manchi al sapore politico della Unsere Zeit. Ci sono invece belle fotografie dì ragazze: «Gaby Seyfert! la reginetta del ghiapcio della Ddr! fresca, naturale, senza pose! ». In un miscuglio di sesso e politica, cronaca nera e cultura, mode e motori, U giornale del partito si professa campione della lotta «contro i padroni di questo paese », tentando di contrabbandare politica sotto una maschera pop. Ma ci riescono meglio quotidiani e settimanali della catena Springer, che sono anticomunisti. Pochi iscritti, molti delegati Sì è poi tenuto il congresso della Dkp il 12 e 13 aprile, sempre ad Essen. C'erano 1200 delegati, un bel numero, ma nessuno si è iliuso che fossero in rappresentanza di una grande forza. Ha detto Gerhard Danelius, segretario del partito comunista di Berlino Ovest (Sozialistische einheit Partei West Berlin) uomo di spirito: «Iscritti forse non ce ne sono, ma delegati ne abbiamo già». Le deliberazioni adottate sono di un conformismo filosovietico spinto fino alla noia. Sbadigliava anche l'inviato dell'Unità, Romolo- Caccavale, a sentire il vicepresidente Herbert Wies, un tipografo di Mannheim, che leggeva: « I circoli dirigenti di Bonn fomentano torbidi in Cecoslovacchia per impedire il consolidamento della società socialista...». Max Reimann, ultimo presidente del partito illegale, che ora è tornato a stabilirsi a Duesseldorf dove dirige un comitato per la riabilitazione della sua Kpd, non è intervenuto al congresso di Essen. Si è limitato a mandare un messaggio di augurio ai congressisti, ma in ogni modo è il suo partito — a clandestino — che è stato invitato al congresso di Mosca del 5 giugno in rappresentanza della Germania Occidentale. Walter Ulbricht, da Pankòw, osserva con diffidenza: contratio come è sempre stato alla strategia dei fronti popolari, si è tuttavia ridotto ad accettare la creazione ed il programma del partito collaborazionista in obbedienza all'Unione Sovietica. E' infatti Mosca che è favorevole al fronte popolare in Germania, ai fini di una nuova politica tedesca della quale ha bisogno. Commemorando il 50° anniversario della fondazione del Comintern, lo stesso Michail Suslov ha riconosciuto il 27 marzo che, nel 1930, fu un errore aver considerato ì socialdemocratici tedeschi più pericolosi dei nazisti. Nella stessa occasione, Boris Ponomariov ha proposto la formazione di un « largo fronte antimperialista», nel quale i socialdemocratici abbiano posto a parte. E così Ulbricht, fra un invito di Kiesinger e una mediazione dì Longo, un'autocritica di Suslov e un'apertura di Ponomariov, ha dovuto assentire. E' lui, tra l'altro, che deve finanziare la Dkp. Superfluo è dire che un appoggio di Ulbricht può essere in Germania Occidentale H bacio della morte. Vittorio Gorresio Esseri L'aiere Josef Baumgartner parla al congresso del Dkp Baumgartner già di Esseri. L'aviere Josef Baumgartner parla al congresso del Dkp. Baumgartner, già dirigente di un'organizzazione giovanile di estrema sinistra, veste la divisa della «Luftwaffe», sulla quale ha attaccato un distintivo dell'Armata rossa. E' stato punito perché la legge vieta ai militari di partecipare ai convegni politici in divisa (Tel. A.P.)