L'altro Walpole

L'altro Walpole UN ROMANZIERE DEL BRIVIDO L'altro Walpole Leggermente pingue, con una capigliatura abbondante e disordinata, le labbra sottili, attraversate da un tremito quasi impercettibile, il mento indeciso e le sopracciglia rade, il protagonista di questo romanzo di H-.';,h Walpole, John Ozias Talbot, ha un aspetto mite, ma insieme viziato e scostante. Il suo carattere timido e arrendevole, i suoi modi troppo garbati sembrano in alcuni momenti voler nascondere il sinistro spettacolo di una mente abitata dalla follia. Fin dalle prime pagine, pur sollecitando con ogni mezzo la curiosità dei lettori innamorati degli intrichi, delle trame romanzesche irte di colpi di scena eccitanti e imprevedibili, Walpole si sforza di dipingere un ritratto minuzioso e quasi credibile del protagonista. Scrittore mediocre e senza fortuna, Talbot trascorre le giornate nel suo studio: un piccolo vano modestamente arredato da una libreria bianca e da un semplice tavolo di abete. Incapace di partecipare allo spettacolo della vita, egli si rifugia nelle proprie esili ed eccentriche fantasie; tenta di sconfiggere nelle finzioni della sua mente un mondo che forse lo disprezza e lo deride. Ma, un giorno, resuscitandolo dalle nebbie della più lontana infanzia del protagonista, il destino pone sulla strada di Talbot un diabolico avversario, il rubicondo e 'dissoluto Jimmie Tunstall. In un punto della sua prefazione Wilcock afferma che per Wolpole « l'aspetto fisico descrive l'anima », supplendo a quel poco che di essa possiamo scorgere. Con le guance rotonde come due frutti maturi, prepotente e beffardo, sotto la sua odiosa corpulenza, Tunstall nasconde sentimenti opposti e contrari a quelli dell'impacciato Talbot. Eppure non tardiamo a scoprire che uno stesso profondissimo abisso ospita le loro contorte radici. Se Jekyll e Mr. Hyde nel celebre romanzo di Stevenson si affrontavano o tentavano di affrontarsi dialetticamente, Talbot e Tunstall sono invece due diverse e subdole incarnazioni del male. Inutilmente il protagonista, scuotendosi dal doloroso torpore che lo avvolge, tenterà di liberarsi del proprio rivale precipitandolo da un'altissima rupe. Da morto, in circostanze terrificanti, Tunstall, sogghignando malvagiamente, si impossessa del suo assassino: stabilisce nell'anima vuota e desolata di Talbot la propria dimora. I due spiriti si fondono dando vita a un perverso mostro criminale. Scrittore sapientissimo e ingiustamente trascurato dai nostri editori, Hugh Walpole, da non confondere con il più glorioso Horace Walpole, non rinuncia a nulla di inconsueto, di sorprendente, di straordinario. In ogni sua pagina serpeggia |,un brivido, si addensa il presagio di una diversa e imprevedibile catastrofe. Antonio Debenedetti HUGH WALPOLE: L'uccisore e l'ucciso. Ed. Bompiani, pp. 264, j lire 2000.