Figurine che sanno di Casanova

Figurine che sanno di Casanova «L'UOVO AL CIANURO » DI PIERO CHIARA Figurine che sanno di Casanova Piero Chiara è uno degli ultimi scrittori capaci di credere, e di convincere, che una storia vai sempre la pena di raccontarla. Naturalmente c'è storia e storia, e c'è soprattutto il modo di farla diventare, da puro fatto, una serie concatenata di vicende e di parole che, partendo dal reale, intendono arrivare a una mitologia. Se questa è una poetica, il Chiara la espone con tutta semplicità cosi: che ogni storia può essere buona a patto di portarvi « quegli aggiustamenti e restauri di cui abbisognano le storie, dopo che per un lungo giro di anni e di interpretazioni hanno perso la loro freschezza». Rinfrescare la realtà attraverso l'esercizio della memoria e dello stile, è l'ambizione del Chiara narratore, più a suo agio nel racconto che nel romanzo, proprio perché la misura breve gli consente di ripetere più spesso il godimento di inventare o restaurare cose e personaggi nuovi: ma siccome il personaggio centrale è sempre lui, l'autore, all'unità del libro si arriva ogni volta per altra strada, i racconti essendo come capitoli di un romanzo in cui il protagonista vede ruotare attorno a sé la piccola giostra del suo prossimo. Era la tecnica del primo libro di Chiara, II piatto piange, la sua più felice riuscita a nostro parere, fino a questo Uovo al cianuro che ne ripete la felicità. Esiste oramai un mondo inconfondibile di Chiara, che si aggira per le strade e le osterie di Luino, vagabonda sulle onde del Lago Maggiore e per le montagne svizzere, e si compone di uomini e di dònne a metà strada fra il ricordo mesto e l'allegra invenzione; figurine che aspirano a non restar troppo a lungo sulla scena, quel che basti per fissarsi in un'immagine fra poetica ed equivoca, lasciando largo posto alla fantasia: quell'omino che quando c'è vento si astrae nei profumi che vengono di lontano, di pane di vacche o di tabacco, e a quell'ora sublimata della sua giornata si dedica come a un rito (Ti sento, Giuditta); quel misterioso signor Pareille, che forse è un nobile forse un imbroglione, forse un criminale e forse un mistificatore, e scompare di scena come ci è entrato, portando con sé il suo macchinario fotografico e il mali¬ gno piacere di un mistero non svelato (L'uovo al cianuro); e tanti altri che il lettore incontrerà da sé, perché non c'è cosa più difficile che riassumere i racconti di Chiara. E' da augurarsi che si tratti di un lettore attento anche alle finezze d'uno stile narrativo che sotto l'apparente bonomia nasconde una molto varia scaltrezza, quale l'inserimento in pagine tenere e quasi sentimentali di vocaboli « grossi », o di procedimenti narrativi pomposamente antiquati: « Ero un signore ricco e onorato... Vivevo nella splendida città di Torino quando la nobildonna mia madre morì improvvisamente... ». In questo aggirarsi fra un popolo in cui han larga parte giocatori e imbroglioni, preti di paeae e damine di mezza virtù, c'è senza dubbio quello che la schedina editoriale definisce « il piacere di vivere » di Chiara (e non ci sarà anche la suggestione di quel Casanova | che è stato la passione e ; lo studio costante della sua vita?). Ma è forse più esatto parlare di « piacere di scrivere »; perché, anche se indulge poco alla filosofia. ci par di intravedere più tristezza che rapimento nello sguardo di Chiara, il quale, com'è giusto, alla gioia arriva solo mediatamente, quando i brani di vita si compongono in ricordi e poi in scrittura. Luigi Beccolo PIERO CHIARA; L'uovo al cianuro e altre storie - Editore Mondadori, pp. 315, L. 2300. Piero Chiara

Persone citate: Casanova, Piero Chiara, Piero Chiara Figurine

Luoghi citati: Luino, Torino