La ragazza di campagna

La ragazza di campagna INCHIESTA SULLA CONDIZIONE CONTADINA ■. . . ■ -i , . . ■ .. ì _ La ragazza di campagna Difficile il matrimonio ira le giovani che hanno lasciato la terra per la fabbrica e i contadiniche sono rimasti fermi alle abitudini dei padri (Nostro servizio particolare) Como, aprile. A venti chilometri da Milano sulla strada vecchia per Como, uno stabile su due è una fabbrica dì mobili; salotti, cucine, camere da letto, sale da pranzo, tinelli, sfilano in mostra, moltiplicati da Seveso a Barlassino, fanno siepe; i campi non si vedono. Più avanti, case civettuole, col giardinetto davanti, nuove nuove. Vi abitano i proprietari dei mobilifici. La tradizionale abilità della Brianza nel trattare il legno, coltivata un tempo da uno o due componenti della famiglia, è stata messa a frutto: quando i padroni delle terre le han vendute, gli antichi affittuari, lasciati i campi, hanno avviato l'azienda di mobili, si son fatti la casa. Il part time farming, che nelle zone ricche d'artigianato 6 di industrie faceva parlare qualche anno fa di una femminilizzazione dell'agricoltura, marito e figli operai, le donne a curar la stalla, i prati e il Campetto dì grano, aiutate dagli uomini nel tempo libero, è tramontato da un pezzo. Le donne sono a loro volta operaie del legno, casalinghe, impiegate lavoranti a domicilio, la terra è quella dell'orto. « La terra? Scomparsa sotto le fabbriche, le case, le strade. A Barlassina, ancora dieci anni or sono, eravamo in cinquanta coltivatori, ora siamo in sei, finché dura. Guardi noi, fra le spese delle sementi, per l'aiuto delle falciatrici, della trebbiatrice, di guadagno resta poco, il grano non conviene, mancano le braccia, mio figlio è elettrotecnico, ha ventotto anni, non posso mica chiedergli di andare in campagna. Le figlie sposate han la casa bella, le contadine non le fan più», mi dice Maria Pogliani, una donna sulla cinquantina, allegra nella sua casa che ha più del doppio dei suoi anni. Il male di certa campagna lombarda sono le case colo- niche. Servizi igienici zero, la gran cucina, con il diva-, no letto, una ò due camere fredde, l'odore della stalla e del cortile dovunque. Amina Benedetti, una toscana da dieci anni assistente sociale nei paesi intorno a Milano, ogni contadina la conosce: da dieci anni, in sede di convegno, si batte per il problema delie abitazioni. Gli aiuti del Piano Verde sono previsti per ì proprietari, non per gli affittuari; così le case rimangono le stesse e le famiglie continuano a restare senza giovani. Ai convegni della Federazione Coltivatori Diretti Amina Benedetti è quasi sempre l'unica donna e il suo chiodo fisso delle case accoglienti sembra marginale ai colleghi in mezzo agli altri problemi dell'agricoltura. Ma l'Amina, come la chiaman le contadine, che lei riunisce in piccoli gruppi, per ascoltarle e istruirle, è convinta che se non si pensa in tempo a rimodernare le case, la programmazione che « deve partire dall'uomo», troverà l'uomo solo nella sua impresa finalmente moderna, agricoltore a livello d'ogni altro lavoratore, preparato professionalmente, ma solo. Perché le donne se ne saranno tutte andate. Così mentre si batte per case rurali moderne. Amina Benedetti pensa a mettere in contatto le ragazze di campagna che vivono con i tempi, grazie al loro lavoro nelle industrie, indipendenti, esigenti, curate, ed i giovani che la terra non l'han lasciata, hanno l'auto e le idee chiare sui campi, ma in troppe cose son restati fermi alle abitudini dei loro padri. Il primo ballo che ha organizzato è stato un fallimento: le ragazze eleganti, agguerrite, sicure, ì giovanotti vestiti degli abiti di tutti i giorni, rigidi e riottosi. Le ragazze invitate a parlare, gettarono in faccia, ai contadini tutti i loro difetti. Ma la fatica dell'Amino non è vana, incomincia a dare i suoi frutti. Di recente, a San Colombano, grande incontro e ballo al Kentuki. Botta e risposta fra ragazzi e ragazze, fra campagna e città, agricoltura e industria: un successo, se si pensa che i giovani rimasti a lavorare i campi non sono sempre quelli più sicuri ed evoluti (anche se -ormai quasi tutti, avidi di apprendere, seguono i corsi professionali agricoli), se si pensa che le ragazze, più intuitive di natura 'e più aperte alle novità, sono già pronte per i ruoli che competeranno alla coltivatrice di ■ domani. 'Accade così che una ragazza si decida a sposare un contadino. Subito punta i piedi: casa nuova, sala da pranzo, bagno. L'altalena del sì e del no dura qualche tempo, i genitori del giovane non voglion fare spese, la ragazza s'impenna, poi in qualche modo la battaglia della casa è vinta, nasce una famiglia contadina nuova. Lui nei campi, lei eccezionalmente, occupata soprattutto in quella contabilità rurale che i corsi di specializzazione professionale femminili considerano essenziale per l'azienda agricola: l'uno e l'altra certi di essere agricoltori non per inerzia o per nascita, ma per una scelta libera e razionale. Lucia Sollazzo

Persone citate: Benedetti, Lucia Sollazzo, Maria Pogliani

Luoghi citati: Barlassina, Barlassino, Como, Milano, San Colombano, Seveso