L'inferno degli adolescenti all'Istituto Ferrante Aporti di Clara Grifoni

L'inferno degli adolescenti all'Istituto Ferrante Aporti Troppo duro il prezzo della prima colpa L'inferno degli adolescenti all'Istituto Ferrante Aporti Cubicoli come sepolcri, sbarre, tanfo, materassi sventrati al reparto «osservazione» - Vi possono finire anche bimbi di 5 o 6 anni - Un agente: «Ogni volta che ci porto un ragazzo, mi piange il cuore» La direzione del Ferrante Aporti ha inviato una lettera al sindaco e a tutti gli assessori per illustrare l'inadeguatezza, indegna di una città civile, delle attuali strutture per la rieducazione dei minorenni. Si chiede che la Giunta esamini al più presto la possibilità di una permuta del vecchio complesso edilizio della « Generala » che appartiene al Demanio e che siano condotte in porto le trattative già. avviate in questo senso presso il ministero di Grazia e Giustizia. La permuta dovrebbe avvenire con due aree di proprietà, comunale, distanziate l'una dall'altra e comunque lontane dal futuro carcere giudiziario: una di 30 mila metri quadri per costruirvi l'Istituto di rieducazione e il pensionato giovanile; l'altra di 20 mila metri quadri su cui dovrebbero sorgere gli uffici giudiziari, amministrativi, tecriici; l'Istituto di osservazione minorenni e la sezione per la custodia preventiva. Il provvedimento urge. E' di pochi giorni fa la chiusura, ordinata dal presidente del Tribunale dei minori per il Centro di osservazione; ma una quindicina di ragazzi continuano a viverci e tra qualche settimana gli ospiti saranno di nuovo al completo. Non si può pensare di lasciarli a tempo indeterminato presso le famiglie, né di mandarli lontano (Verbania, Boscomarengo, ecc.) dove i contatti con i parenti diverrebbero problematici. Abbiamo visitato ieri il Ferrante Aporti. Si entra nell'inferno, si attraversa uno squallido purgatorio, si arriva in quello che nella graduatoria del peggio può sembrare il paradiso. Tra le mura decrepite (il malcostrutto edificio risale al '700) l'inferno accoglie anche del poveri innocenti; al paradiso accedono soprattutto le « pecorelle nere ». Il casermone correzionale sorse nel 1845 su disegni dell'architetto Piolti, per ospitarvi i « discoli » secondo il volere di Carlo Alberto. Due bracci con 300 celie, di cui 12 d'isolamento continuo e 8, buie come tombe, per le punizioni grayi. Refettori nei sotterrane. J „ sbarre . dappertutto i ' II Ferrante Aporti conserva le sbarre'nel corpo/più antico;ad)'' bito al reparto di « Osservazione », specie di sala d'aspetto per ragazzi dei quali spesso noti si conosce la provenienza ne la destinazione. E' questo l'inferno che fa vergogna a Torino. Vi restano immutati 54 sepolcrali cubicoli albertini: larghi un metro e mezzo, lunghi due metri e venti, lo spazio per un letto di ferro e un comodino. Materassi in gran parte sventrati. Luce ed aria che entrano dal corridoio attraverso un cancello, non ci sono finestre. Ai due capi del corridoio, i servizi igiehici diurni — per quelli notturni si rimedia col vecchio pitale — riassunti in un gabinetto e due docce che, durante i « pienoni », debbono sopperire alle necessità di una settantina di ragazzi, 15 dei quali sistemati nell'infermeria. Il tanfo è insopportabile. In questo « marcitolo » (come 10 definisce un agente di polizia, aggiungendo: « Tutte le volte che debbo portarci un ragazzo, mi piange il cuore »), finiscono per disposizione dell'autorità giudiziaria i minori di 18, anche bambini di 7 o 5 anni, trovati dalla polizia per istrada, o rifiutati dai genitori, o scappati di casa (l'anno scorso 1 « fugaioli » di Torino ammontarono a 600). LI mettono a dormire nei cubicoli, accanto ai precoci ladri o assassini, ai deboli di mente o al capelluto biondo che, richiesto del suo nome, risponde: « Mi chiamo Cristina ». « Si, bisognerebbe separare il grano ancora buono dalla zizzania — dice il direttore Filippo Cristofanelli —. Ma in quale modo? Le attrezzature, così come le vede, non ci permettono d'evitare il peso del contagio ». E altre cose lo favoriscono: per esempio, l'odio che si scatena nei ricoverati condotti qui a tradimento (forse la maggioranza) che urlano, respingono il cibo ed 1 tentativi di persuasione dell'educatore. Le sole voci cui prestino orecchio sono quelle dei compagni di cubicolo ed è sempre il più nero a stingere sugli altri. Quanto resta un minore nel reparto di « osservazione »? In teoria, il tempo indispensabile per gli accertamenti o « l'esame diagnostico della personalità » (eseguito da' un'equipe specializzata, medico, psichiatra, psicologo, educatore e con mezzi modernissimi: malgrado le sue tetre strutture, 11 Ferrante Aporti si sforza di essere un Istituto modello): diciamo da 15 giorni a un massimo di tre mesi. In pratica, la sua permanenza può durare anche un anno, specialmente quando è un subnormale e gli Enti se lo rimbalzano l'un l'altro o è un abbandonato che non si sa dove mandare. In questi casi gli edu- • catori cercano di trasferire il ricoverato al « purgatorio », cioè in una stanzetta dell'infermeria. E lo aggregano alla scuola e ai laboratori della « Casa di rieducazione ». AU'« Osservazione » è annessa la « Sezione speciale di custodia », con 29 celle di tre letti ognuna, occupate da giovani tra i 14 e 1 16 anni « in attesa di giudizio ». Attesa sempre proporzionata all'ingente numero di cause che gravano sul Tribunali minorili: tanto per averne un'ideaj nel primo semestre del '68, si ebbero 13.000 processi a carico di adolescenti. Qui, non educatori, ma secondini. E il pugno di ferro della giustizia sotto forma di sbarre, spioncini, chiavistelli, gelo secolare (niente calorifero sino a pochi mesi fa) sfoderato contro il debole, che ha commesso atti penali. Il grosso della « Sezione » è formato da ladri di automobili, di oggetti e magari di elemosine in chiesa. Il furto è sentito come una compensazione sociale da certi radazzi costretti a guardar le vetrine senza speranza, a meno che non rompano il vetro con una catena da bicicletta. E' anche una; droga, da cui non è facile guarire dopo averla provata. 'Difatti, nei « bracci », sono molti 1 recidivi, che verranno probabilmente indirizzati alle prigioni-scuola <ne esistono in quattro città, Firenze, Forlì, L'Aquila, Acireale). Gli altri godranno, se al primo processo, del perdono giudiziario o entreranno in ima « Casa di rieducazione ». Quella del Ferrante Aporti ne ospita 48 dai 13 ai 16 anni, nell'ala indicata tutt'oggi come « nuova », benché 11 suo rammodernamento risalga al '34; ed è il it paradiso » dell'istituto. I ragazzi sono divisi in quattro gruppifamiglia di 12, ogni gruppo sistemato in un appartamento con dormitorio e sala di soggiorno arredati secondo il gusto o l'età degli occupanti. La pulizia lascia a desiderare, però ci sono tendine alle finestre, coperte fiorite sui letti e alle pareti quadri- dipinti dai rieducandl stessi con una tecnica ingenua, ma rivelatrice: qualunque sia il soggetto, ha sempre un uragano al centro da cui esplode il colore. Siamo tra i figli della tempesta, sradicati dal luogo natale: al 65 % un paese del meridione, per il resto la campagna piemontese. In entrambi i casi si ha l'urto tra due civiltà, che sconvolge le famiglie e crea il disadattamento minorile. « Tra i giovani che commettono illeciti — dice l'educatore Giuseppe Orlando — molti hanno un padre che beve. La rea¬ 1II11IIIMIIII 'tlIIIWlIll Il lltllMtl( zione più immediata all'avvilimento dell'autorità paterna è un atto aggressivo contro la società ». In questo strano « paradiso », dove il furto è un illecito e le affettuose abitudini contratte da alcuni ragazzi sono il guaio di quasi tutte le comunità maschili, non s'incontrano stinchi di santo. Ma l'ambiente è disteso, oserei dire festevole. E l'opera di « ricupero », come vedremo, viene effettuata con tutti i mezzi di bordo. Clara Grifoni

Persone citate: Carlo Alberto, Filippo Cristofanelli, Giuseppe Orlando

Luoghi citati: Acireale, Firenze, Forlì, L'aquila, Torino, Verbania