Dal Messico alla Baviera

Dal Messico alla Baviera Dal Messico alla Baviera A Monaco di Baviera, gli organizzatori delle Olimpiadi del 1972 sono da tempo al lavoro: su un'area sino a ieri coperta di prati sta sorgendo la zona olimpica, attorno ad una torre-ristorante girevole dalla quale in quarantacinque minuti — il tempo di un pasto completo — si vede il panorama intero della città, sino all'orizzonte. Le maggiori attenzioni sono dedicate agli impianti sportivi: i risultati dei Giochi dello scorso ottobre a Città del Messico hanno sbalordito il mondo, e parte del merito (assieme all'altitudine, per certe discipline sportive) va alle piste in tar+an, il materiale sintetico che ha permesso i grandi exploits nell'atletica leggera. I tedeschi non vogliono essere da meno. Non potendo offrire ai concorrenti l'aria rarefatta dei 2 mila metri, desiderano dare il meglio in tutto il resto. L'interrogativo base delle prossime Olimpiadi, anche se ancora tanto distanti, è già stato fissato in Messico: gli atleti di colore — americani ed africani — continueranno nella loro eccezionale progressione, 0 1 bianchi sapranno trovare campioni in grado di contrastarli? Le ultime Olimpiadi hanno parlato chiaro, per quanto riguarda l'atletica che è lo sport base dei Giochi: i negri statunitensi nello sprint (ormai la velocità va fino ai 400 metri) e gli africani nelle prove più faticose, sono i dominatori di questa disciplina. Hanno mezzi fisici superiori, maggiore freschezza, soprattutto un entusiasmo ed una voglia di vincere che 1 bianchi non hanno, forse perché non sentono più bisogno di dare la misura del loro valore attraverso lo sport. Tutte le gare di corsa, in Messico, sono state vinte da atleti di colore ad eccezione degli 800 metri, che hanno avuto nell'australiano Doubell il dominatore. Degli statunitensi si sa tutto: come atleti sono appoggiati ed aiutati, anche se nella vita — sostengono Carlos e Smith, i capi del Black power — sonò spesso abbandonati a loro stèssi. In Africa il progresso sportivo viaggia di pari passo con quello culturale ed economico: ex campioni tornano in patria ad insegnare, i maestri bianchi — primo fra tutti l'inglese Velzian che ha portato l'atletica in Kenia — sono ormai sostituiti da valenti tecnici locali. In Messico il Kenia ha vinto tre medaglie d'oro (come l'Italia) con Keino nei 1500 metri, Biwott nei 3 mila siepi, Temu nei 10 mila metri, l'Etiopia una con Wolde, la Tunisia una appunto con Gammoudi. Alle spalle dei campioni, una massa di atleti che preme e promette di esplodere a Monaco. Quattro anni di lavoro, come sostiene nell'intervista di questa stessa pagina il dirigente keniano Mukora, dovrebbero giocare a favore degli atleti di colore. Quei tedeschi che si sentirono umiliati nel '36 per le vittorie di Owens, debbono attendersi il peggio. Tutto il mondo, invece, potrà gioire di una affermazio ne che è anche segno del costante progresso di paesi che da poco assaporano la libertà, b. p.

Persone citate: Biwott, Keino, Mukora, Owens, Wolde