Riscoperto dopo 150 anni il pittore De Gubernatis di Marziano Bernardi

Riscoperto dopo 150 anni il pittore De Gubernatis UN AVVENIMENTO PER LA SETTIMANA DEI MUSEI Riscoperto dopo 150 anni il pittore De Gubernatis La mostra alla Galleria di arte moderna - L'artista torinese, diplomatico, ministro, segretario di Carlo Alberto, fu un precursore della pittura realistica ottocentesca Per la « Settimana dei musei » iniziatasi sabato scorso la Galleria civica d'arte moderna di Torino, ad iniziativa del suo direttore Luigi Malie ed a particolare cura del conservatore Aldo Passoni che per l'occasione ha pubblicato un'eccellente, fondamentale monografia, offre ai suoi visitatori, con una mostra di 192 opere aperta da lunedi, una rivelazione di eccezionale interesse: quella dell'arte del pittore torinese Giovanni Battista De Gubernatis, finora quasi del tutto sconosciuto, tanto che ne tace l'Ottocento Novecento "di A. M. Brizìo, poche righe gli dedica il libro I paesisti piemontesi dell'Ottocento di A. Dragone e J. Dragone Conti, appena lo citano i lessici specializzati, dal. Thieme und Becker al Comanducci, al Bénézit che lo definisce «peintre dilettante ». Eppure ben 886 olii, acquarelli, disegni, incisioni, più 16 rami sono nei depositi della Galleria civica, e altre stampe si trovano nella Biblioteca Reale di Torino, senza contare ciò ch'è in possesso di collezionisti privati. Ma pochi studiosi s'occuparono prima d'oggi a fondo di lui, ed il suo grosso lascito del 1834 (perfezionato dalla vedova nel 1840) alla città di Torino fu soltanto superficialmente esplorato e criticamente analizzato. Perciò, ripetiamo, quella adesso compiuta con tanto scrupolo filologico e acume esegetico dal Passoni, si può e si deve definire una scoperta sorprendente per la reintegrazione nella storia dell'arte italiana d'una personalità di primo piano, e affascinante per la luce nuova ch'essa getta sulla cultura piemontese (di solito ritenuta opaca, gretta, misera nei confronti della coeva cultura europea, sulla traccia dei Ricordi di Massimo d'Azeglio) del primo trentennio dell'Ottocento. Le notizie sulla vita di Giovanni Battista De Gubernatis, nato nel 1774, morto nel 1837, che non sappiamo se legato da parentela col filologo e. letterato Angelo . De Gubernatis . cui è dedicata -una viaMii-TorinQ,.:«t desumono da una biografia stesa dall'amico suo' Cesare di Benevello ed inserita in I miei ■ tempi di Angelo Brofferio; dalle famose Schede (delle quali la pubblicazione è ora finalmente completata dalla Società piemontese di archeologia e belle arti) di Alessandro Baudi di Vesme; dai Diari del De Gubernatis stesso pubblicati da Adolfo Colombo, che si trovano negli archivi di Casa Savoia e Cibrario di Torino; e da documenti della Miscellanea Vico ch'è della soprintendenza alle Gallerie di Torino. Sappiamo così che il De Gubernatis fu funzionario napoleonico nel Dipartimento del Po, per sette anni sottoprefetto a Parma dopo una sosta a Parigi nel 1805, in seguito col medesimo ufficio ad Orango nel Dipartimento di Valchiusa, poi con la Restaurazione nuovamente a Parma come amministratore generale del Ducato, quindi capo divisione e provvisorio reggente, nel 1821, del ministero delle Finanze a Torino, infine consigliere, archivista segreto e segretario particolare di Carlo Alberto, carica da cui — con sua grande amarezza — venne dispensato per l'inimicizia del ministro Lescarene, e per un'imprudenza commessa a Nizza, che compromise il suo sovrano con Luigi Filippo d'Orléans regnante in Francia. Com'egli abbia fatto fra tante incombenze a produrre una cosi copiosa quantità di lavoro artistico con un progresso di stile derivante evidentemente da un'appassionata applicazione, stupisce chiunque si soffermi sulla sua opera pittorica. E s'intende che per i posteri il diligente funzionario passa in seconda linea, e soltanto interessa il colto e finissimo artista. I suoi ascendenti sono chiari: Pietro Giacomo Palmieri e assai di più Giuseppe Pietro Bagetti, del quale già nel 1795 copiava fedelmente i paesaggi. Chi ricorda la mostra bagettiana allestita a Palazzo Madama da Vittorio Viale nel 1957 e curata da Mercedes Viale Ferrerò, scorge la straordinaria affinità fra quegli acquarelli e Lo scontro di truppe su un ponte (che potrebbe essere il ponte d'Arcole, se lo si confronta col noto quadro di Horace Vernet) e la Batterìa al sommo di un'altura dell'allievo De Gubernatis; per non dire dei rapporti stilistici correnti fra la Presa di Ceva (Bagetti) e la Veduta di Rivoli (De Gubernatis), pure a un ventennio d'intervallo. Ma — notava la Viale Ferrerò — « gli acquarelli di Bagetti si configurano quasi come illustrazioni appropriate a storie antiche ». ed il suo , gusto è quello di un « erede del razionalismo settecentesco ». De Gubernatis, che ha visto lavorare tanto il Ver¬ net quanto il Migliara, che ha scoperto, dice il Passoni, « il punto d'incontro romantico fra arte, storia e natura », è un sorprendente anticipatore di mezzo secolo d'arte piemontese. Anticipa il revival gotico del Melano e del Palagi, e superando d'un balzo il naturalismo romantico dei boschi e dei torrenti di Massimo d'Azeglio (di gran lunga più artista di questo nel fremito dei fogliami, nelle delicate luci radenti le pianure,, nel nitore quasi metafisico delle architetture, dei paesaggi urbani di Parma,-di Genova, di Orange, di Parigi,,nel pathos archeologico dei castelli parmigiani, provenzali, piemontesi), precorre di quasi mezzo secolo la prima pittura timidamente realistica dei Beccaria e dei Piacenza; ha una visione umanissima, di un umanitarismo ottocentesco alla Dickens, degli ambienti che ritrae con amorosa attenzione; e sulla fine della sua vita, scrive il Passoni, « la schematizzazione grafica cede il posto a un'interpretazione pittorica mobilissima condotta con colori sempre più puri», cosi inserendosi nel filone che sarà della grande pittura ottocentesca, dopo le aperture del Valenciennes, del Bonington, del Constable. Un pittura, questa del De Gubernatis, di una purezza eccezionale, la cui minuziosa esattezza nella definizione dei particolari mai compromette la compattezza e l'equilibrio del motivo. Si snoda per quasi quarantanni creando una serie di piccoli capolavori che di continuo eccitano, anche per il loro acuto senso descrittivo, la curiosità del contemplante affascinato dall'affabile limpidezza del racconto (è recente l'uscita di Picasso: «E* pur bello un quadro che racconta una storia! »); e testimonia l'esistenza di un Piemonte culturalmente ed artisticamente vivo pur sotto il plumbeo velo della Restaurazione. Un Piemonte che è ancora da esplorare nelle sue pieghe più nascoste. Marziano Bernardi —~—4