Maria Beatrice adesso sta meglio si teme per la sua salute mentale di Giorgio Martinat

Maria Beatrice adesso sta meglio si teme per la sua salute mentale UN COMUNICATO DEI SAVOIA RIVELA LA DRAMMATICA REALTÀ Maria Beatrice adesso sta meglio si teme per la sua salute mentale Il documento (firmato dal signor Falcone Lucifero) dice fra l'altro: «Si prevede una non lunga degenza al termine della quale i medici curanti prospetteranno alla famiglia quanto essi ritengono necessario per la salute della' principessa» - Ora la giovane è sola: Vittorio Emanuele è a sciare, Maria Pia a Parigi, Maria Gabriella in crociera (Dal nostro inviato speciale) Ginevra, 5 aprile. Un cauto comunicato a nome dei Savoia mette la parola fine alla vicenda di Maria Beatrice, illuminandola retrospettivamente di una tragica luce. Dalle parole misurate e soppesate con cura, emerge una cruda ed inequivocabile dichiarazione. Non si teme per le lesioni riportate sabato dalla principessa, che sono trascurabili, ma per qualcosa di molto più grave: la sua salute mentale. Consiglio di famiglia Ecco il testo diramato nelle prime ore del pomeriggio da Merlinge: «Il ministro Falcone Lucifero, della Real Casa, comunica quanto segue. Dati l'ansia e il desiderio di notizie da tante parti espressi ai sovrani in seguito all'increscioso accaduto del giorno 29 marzo, si vuole precisare che le condizioni della principessa Maria Beatrice, provvisoriamente ricoverata in ospedale, non sono preoccupanti trattandosi di lussazione del gomito destro, della frattura del polso destro e di qualche contusione. Si prevede quindi una non lunga degenza al termine della quale i medici curanti prospetteranno alla famiglia quanto essi ritengono necessario per la salute della principessa. «Il Re e la Regina ringraziano vivamente quanti, dall'Italia e dall'estero, anche in questa dolorosa circostanza hanno voluto essere loro vicini col pensiero e con voti augurali ». Tra pochi giorni Maria Beatrice sarà dimessa. La lussazione del gomito e la frattura del polso sono ormai in via di guarigione. Non c'è e non c'è mai stata, se non forse come sospetto nei primi giorni di degenza, la commozione cerebrale: era solo una pietosa buiia per velare il fatto che la malattia della principessa è sì nel cervello ma ha radici ben più remote e profonde. Le crisi di estrema agitazione che la colgono di frequente non sono quelle tipiche dei traumatizzati cranici, ma qualcosa di più grave. Umberto non è venuto in volo da Lisbona per dare il suo assenso a un intervento chirurgico, come qualcuno aveva detto, ma per decidere dell'avvenire della figlia. C'è stato ieri non un vero e proprio consiglio di famiglia, ma una serie di rapide consultazioni. In serata Umberto aveva lasciato in auto Ginevra, si era detto, per Parigi. In realtà sembra abbia fatto una breve corsa a Losanna per informare l'ex regina di Spagna, Vittoria Eugenia, ottuagenaria e gravemente ammalata, di quel che era stato stabilito. La decisione definitiva è stata delegata ai medici che hanno in cura Beatrice e non sono evidentemente né ortopedici né neurochirurghi ma psichiatri. La famiglia accetterà il loro verdetto. Che è praticamente scontato in partenza. Un «caso delicato» Una conclusione cupa. Ma forse abbastanza prevedibile fin da due anni fa. Nel 1967 il prof. Ibor Lopez, che aveva avuto in cura Maria Beatrice, aveva risposto alla domanda se fosse riuscito a curarne la depressione psichica con queste parole: « Il suo è un caso molto più complicato, un problema che investe le radici profonde della personalità. L'ho avuta in cura: ora, fortunatamente, non più ». Richiesto di spiegare quell'avverbio — « fortunatamente » — aveva soggiunto: « Perché il caso è molto delicato ». Un'espressione diplomatica per velare — lo si capisce oggi — una prognosi drasticamente infausta. Fra la prognosi del prof. Lopez e la sua fatale conclusione sono passati due anni. Sono stati un alternarsi di speranze e di timori per i familiari, di contegno quasi normale e di scandali da parte di Maria Beatrice. Ha probabilmente fatto del suo meglio per lasciarsi definitivamente alle spalle il mondo sfrenato degli istinti, i fantasmi irrequieti che la ossessionavano e approdare ad una spiaggia più serena. Amori tempestosi Dopo i tempestosi amori con Maurizio Arena e la minaccia di interdizione, era ritornata a Merlinge, nella quiete della vecchia villa fra i prati, accanto alla madre assorta negli studi di storia medioevale. Aveva seguito diligentemente le prescrizioni ergoterapiche dei medici: dattilografia, pittura, musica classica. Dicono a Ginevra: « Ce l'aveva quasi fatta. Per quasi un anno è stata irreprensibile. La si incontrava sorridente e compita ai concerti, nei circoli, alle manifestazioni mondane ». Anche la madre lo aveva riconosciuto: «E' tornata normale», aveva confidato ad amici intimi con trepida speranza. Questa frase è stata pronunciata cinque mesi fa. Poche settimane dopo, l'instabile personalità di Maria Beatrice ha rotto il precario equilibrio raggiunto ed è ripiombata nel pozzo della depressione, con frenetici tentativi di risalirne le pareti per mez¬ zo degli eccitanti, dei liquori, delle corse sfrenate sull'auto sportiva e delle scorribande attraverso i locali notturni. Forse in questo sempre più rapido declino si è sperato che Luis Reyna, il giovane diplomatico che amava parlare di musica classica e di filosofia, fosse un'ancora di salvezza. Oggi si è fatto vivo per mezzo di un portavoce: «La famiglia — ha detto — sapeva che frequentavo Beatrice e mi onorava della sua fiducia ». E' verosimile. La sua influenza sulla principessa aveva effetti distensivi. « Luis era qualcosa di mezzo — dicono — fra il tenero confidente, il volenteroso redentore, e il cavalier servente disposto a sopportare ogni capriccio ». Per lo meno, fino ad un certo punto. Anche lui è venuto ai ferri corti con Maria Beatrice: «O la smetti con questa vita o ti lascio ». Voleva darle un esempio: «Andrò solo a Saint-Moritz per la settimana di Pasqua». Sabato sera era ancora a Ginevra: nell'alloggio di rue Etienne Dumont ha avuto una lite con Maria Beatrice; se n'è andato sbattendo la porta, per riversare la propria amarezza nel seno di un amico che abita poco lontano. « Posso portare la sua testimonianza — dice oggi —: quando lei è caduta dalla finestra io non ero nell'alloggio. Sono tornato appena in tempo per vedere l'ambulanza allontanarsi ». I fratelli si divertono E' una nuova versione. Vera o di comodo? Non ha più importanza. E' superata dalla nuova drammatica realtà. Maria Beatrice è già definitivamente sola nella camera 931 dell'Ospedale Cantonale, immersa in una perenne penombra, sempre chiusa a chiave, vegliata da due infermiere. La colgono crisi di violentissima agitazione ogni qualvolta la porta si apre. Ma nessuno, negli ultimi giorni, ha più chiesto di vederla. Maria Pia non si è mossa da Parigi; Maria Gabriella bordeggia lungo la Costa Azzurra sul panfilo di De Balkany; Vittorio Emanuele è partito per i campi di neve di Gstaad con Marina Doria. L'ex re Umberto è ancora in un albergo di Ginevra, Maria José è rimasta sola a Merlinge. Giorgio Martinat