La fragile campagna anti-Nato di Arrigo Levi

La fragile campagna anti-Nato VENT'ANNI D'ALLEANZA FRA EUROPA E AMERICA La fragile campagna anti-Nato Non stupisce che le proteste di parte comunista contro il Patto Atlantico siano, in questi giorni, ben più modeste e stanche di quelle violentissime che vent'anni fa contrastarono l'approvazione del Patto. E' difficile, nelle giornate di un nuovo atto di forza sovietico a Praga, e mentre Kommunist rivendica il diritto d'intervento sovietico anche negli affari cinesi, sostenere seriamente che le minacce alla pace vengono dalla Nato. Il senso comune constata che la rinnovata aggressività sovietica si arresta, se non altro, ai confini delle nazioni alleate da vent'anni nel Patto Atlantico, e vede giustamente un legame causale fra l'esistenza del Patto e la nostra sicurezza. Anche i critici comunisti della Nato riconoscono che l'alternativa all'Alleanza non è l'isolamento nazionalistico alla francese. La filosofia gollista condurrebbe soltanto alla proliferazione atomica e ad un maggiore pericolo di guerre per tutti. Ma se questa filosofia ha avuto poca fortuna e non ha con-, tagiato, soprattutto, la Germania, ciò si deve principalmente all'esistenza della Nato. La sostanziale efficacia del sistema atlantico di sicurezza collettiva ha consentito finora alle forze politiche più responsabili di avere la meglio, in Germania e altrove. I nazionalisti atomici sono rimasti in minoranza. Lo stesso De Gaulle, che decise tre anni fa l'uscita della Francia dall'organizzazione militare atlantica, non intende del resto avvalersi del diritto di denuncia del Patto, che, nella scadenza ventennale della ratifica, è riconosciuto agli Stati membri (la firma avvenne il 4 aprile 1949; la ratifica il 24 agosto). Anche per la Francia, ha scritto il Figaro, « la distensione rimane fragile »; gli Stati europei, incapaci di unificarsi, non possono fare a meno della presenza americana sul Continente. L'equilibrio non sarebbe mantenuto neppure se venissero sciolti contempora neamente il Patto Atlantico e il Patto di Varsavia. Si allontanerebbero dall' Europa — al di là dell'oceano —■ le truppe americane; ma l'Urss non è allontanatale da noi, e rimarrebbero in ogni caso, sulla base di patti bilaterali, le truppe sovietiche nei paesi comunisti dell'Est europeo. Fra l'Atlantico e gli Urali, dominerebbe l'imprevedibile e soverchiante potenza sovietica. > Il Patto Atlantico' ha dunque assicurato all' Europa un equilibrio certo migliore dell' anarchia atomica. Ciò non significa che il sistema dei blocchi militari sia l'ideale. Si vorrebbe arrivare a un più pacifico ordine internazionale di nazioni disarmate. Ma in che modo? Da qualche anno si seguiva la via della distensione, e l'appartenenza alla Nato non impediva all'Italia e agli altri paesi occidentali di stabilire rapporti buoni, spesso di attiva cooperazione, con il mondo comunista. La stabilità dell'Europa facilitava anche il dialogo russo-americano sui grandi problemi strategici. Accordi come la « linea calda », il veto agli esperimenti atomici e il patto di non proliferazióne sarebbero stati impossibili, se si fosse avuto in Europa un intreccio di contrasti nazionali. La via della distensione prometteva bene, ma provocava l'allentamento interno delle alleanze. Come diceva Kruscev: «Finché grandina, tutti si riparano sotto l'albero più grosso;, quando viene il bel tempo, ognuno se ne va per i fatti suoi». Purtroppo il gruppo di potere burocratico-militare di Mosca non ha saputo affrontare la situazione nuova. L'intervento sovietico contro la Cecoslovacchia, uno dei paesi protagonisti di questa evoluzione dell'Europa dal confronto alla convergenza, ha arrestato un processo che prometteva molti benefici per tutti. Oramai soltanto in Occidente, nel mondo atlantico, i comunisti possono inventare i loro nuovi modelli di comunismo, al riparo dall'intolleranza sovietica. Se l'Alleanza è ancora necessaria, i paesi atlantici sono sempre disponibili per il dialogo con Mosca: occorre saper attendere. Arrigo Levi

Persone citate: De Gaulle, Kruscev