Vertice segreto dei capi cèchi di Demetrio Volcic

Vertice segreto dei capi cèchi Vertice segreto dei capi cèchi (Nostro servizio particolare) Praga, 3 aprile. Dubcek ha chiesto la solidarietà della nazione « nella crisi più difficile dal 21 agosto» mentre a Brno il presidente Svoboda tentava la mediazione tra i capi civili e militari del paese. Questi i due fatti salienti deUa giornata, mentre a pochi chilometri da Praga continuano le manovre degli eserciti del Patto di Varsavia. Il pericolo di un secondo intervento % reale. Lo ha ammesso Dubcek nel suo discorso radio-televisivo: « Non nascondiamo la nostra preoccupazione. Il tempo che abbiamo a nostra disposizione per riportare il paese alla normalità non è illimitato. Se non sbarriamo' la strada alle forze antisovietiche ci troveremo dove siamo stati il 21 agosto ». Il riferimento all'intervento militare è stato ripetuto alcune volte nel suo discorso, durato 20 minuti. «Le azioni vandaliche verranno pagate care da tutta la nazione — ha detto Dubcek — ed hanno destato viva preoccupazione nei paesi socialisti e provocato giuste note diplomatiche di protesta». I giornalisti di Praga rifiutano questa analisi. «Le dimostrazioni antisovietiche — è stato dettò al termine della loro riunione — non sono la causa reale, ma il pretesto per limitare la libertà di stampa ». Anche se i sovietici si sentono colpiti nel loro orgoglio di grande potenza tuttavia la reale portata delle offese, sempre secondo i giornalisti di Praga, non spiegherebbe là violenza dèlta reazione interna. Ma forse i giornalisti sottovalutano la. suscettibilità russa e la loro incapacità di concepire in un paese alleato manifestazioni di dissenso così clamoroso. Nella nota, inviata dal Praesidium sovietico a quello cecoslovacco (molto più dura dell'articolo apparso sulla Pravda;, Breznev fra l'altro afferma: « Gli incidenti avrebbero dimostrato la debolezza politica del regime che offre agli estremisti di destra le possibilità d'azione. Nella stessa leadership del partito vi sono forze che hanno interesse in questa attività». I sovietici infine accusano Praga di non avere reagito subito e con sufficiente energia alle provocazioni, fomentate dall'Occidente. Gli incidenti sono avvenuti nella notte tra venerdì e sabato, il Praesidium cèco s'è riunito per condannarli solo martedì, quattro giorni dopo. Troppo' tardi, dicono i russi. Dal punto di vista della Realpolitik, Dubcek ha ragione quando afferma: « La situazione mondiale non offre al paese altra soluzione che l'alleanza con l'Unione Sovietica », perciò bisogna rispettare le regole del gioco. «Il partito comunista cecoslovacco ha un compito storico, quello di risolvere le difficoltà in cui si trova il paese e portarlo sulla via del socialismo democratico ». Ma per ciò ha bisogno di pace, se vuole salvare una parte della politica inaugurata durante la primavera praghese. Data anche la diffìcile situazione economica («TI paese impegna le energie in questioni politiche invece di dedicarsi alle riforme economiche », ha detto Dubcek), il partito agirà con decisione contro le forze antisocialiste che trovano il loro interesse nel turbare la pace. Dubcek non ha dato l'impressione d'un uomo in pròcinto di andarsene, anche se non è senza significato la sua assetta»-, al ■« veftlceÌ7?tì*h-t' militari e i civiH. avvenuto oggi a Brno. La visita alla Accademia militare di Brno era stata preannunciata, affermano circoli ufficiali nella capitale. Tuttavia, con Grechko e Semjonov a Praga, con la crisi « che tiene il paese sull'orlo della catastrofe », non è pensabile che tutto il « vertice», civile e militare, perda una giornata per rendere visita ai giovani cadetti dell'esercito, mentre voci sempre più autorevoli confermano il dissidio tra i generali e le autorità civili. La spiegazione della visita a Brno'potrebbe avere dunque questo significato: il presidènte Svoboda ha impiegato il suo grande prestìgio personale nel tentativo di saldare la frattura: Erano presenti: il primo ministro Cernik, il leader slovacco Husak, il capo del governo cèco Razl, e per i militari il ministro della Difesa generale Dzur, il capo politico delle forze armate generale Dvorak e il suo collega Bedrìch, che da tempo sostìe ne la necessità della mano forte per farla finita con le richièste ed i sotterfugi «intellettualistici» che lui, da soldato disciplinato e formato alla scuola sovietica, non approva. Fonti attendibili, tuttavia, affermano che si discute la possibilità di cambiamenti al vertice. Dubcek, secondo queste voci, verrebbe sostituito da Cernik come primo segretario del partito, mentre lo slovacco Husak diverrebbe primo ministro. Si ricorda che già nel mese di dicembre, dopo i colloqui di Kiev, si disse che da parte sovietica erano stati chiesti questi cambiamenti, promettendo in cambio il ritiro delle truppe russe. Ora si aspetta la reazione del paese. Nel caso dovessero avvenire nuove dimostrazioni antisovietiche, gli eserciti dei cinque paesi del Patto di Varsavia sono pronti ai confini per un nuovo intervento; ed i sovietici non lo nascondono, anzi, usano questo argomento come arma nella guerra dei nervi per ottenere maggiori concessioni. Demetrio Volcic

Luoghi citati: Kiev, Praga, Unione Sovietica