L'industria dello spreco di Giorgio Fattori

L'industria dello spreco COME SI DISPERDE IL PUBBLICO DENARO IN ITALIA L'industria dello spreco A Savona c'è una stazione ferroviaria disegnata da Nervi e costata 780 milioni che si consuma in un metafisico silenzio: è stata inaugurata sei anni fa, ma è sempre senza binari ed in attesa che passi un treno - La stessa mancanza di coordinamento nei lavóri lascia inutilizzata una galleria da tre miliardi - E' un esempio fra tanti: dei resto, un semplice programma d'investimento richiede in Italia il tempo medio di 500 giorni Confusione, di leggi e rigidezze burocratiche sono alla base del grande spreco di denaro pubblico in Italia, delle molte opere mal eseguite o interrotte a metà. Talvolta le dissipazioni sono calcolate per ridurre la disoccupazione, oppure non sono imputabili, direttamente allo Stato ma alle pressioni e agli egoismi particolaristici. Abbiamo incaricato Giorgio Fattori di condurre una inchiesta sugli aspetti esemplari dell'« industria dello spreco ». Oggi ne pubblichiamo la prima puntata. (Dal nostro inviato speciale) Savona, aprile. Cominciamo da qui, da questo moderno e fastoso edificio ferroviario, immerso in un meta'sico silenzio, con le bianche colonne delle pensiline lambite dall'erba alta come solenni vestigia di un tempio antico. Siamo a Savona, in visita alla famosa stazione disegnata da Pier Luigi Nervi e costata 780 milioni (qualcuno dice di più). E' pronta dal '63 ed è sempre in attesa che passi un treno. I binari non ci sono ancora e «il degno monumento cittadino», come lo definì l'allora ministro dei Lavori Pubblici Giuseppe Tognì, sfiorisce nella solitudine: I treni e la vecchia, scassata stazione sono cinquecento metri più indietro: dimenticato nel paesaggio di periferìa campestre, l'edificio ha un'aria avvenirista quasi imbarazzante. Non vediamo il gatto, di solito fotografato anche sui giornali stranieri come unico frequentatore un po' blasé dei marciapiedi della stazione fantasma. In compenso, da sei anni, ogni cosa è sempre al suo posto nelle cucine del ristorante: pentole, frigoriferi, macchine pelapatate e per grattugiare il formaggio. Attraverso le grandi vetrate c'è il colpa d'occhio sulle^biglietterie deserte e i saloni d'aspetto. Cappella, pronto soccorso, ufficio postale, tutto è a punto in questa stazione che con quella di Napoli è stata giudicata la più funzionale d'Italia. « Bellissimo, bravi, magnifico» ripeteva il presidente Segni quando venne a inaugurarla. Poi tirò in disparte il prefetto e gli domandò perplesso: « Ma i binari dove sono? ». La manutenzione ora è stata sospesa, non c'è nemmeno il guardiano fisso. Pezzetti dei soffitti delle pensiline si sbriciolano a terra e il marciapiede di testa sta dolcemente sprofondando. Non sono danni gra- vi: basterà un'energica ripassata, ci spiega un ingegnere dello Stato che lavora sul posto, per sistemare tutto quando ci sarà la ferrovia. Negli anni passati, per tenere a lucido il capolavoro dimenticato, sono stali spesi otto milioni. Saggiamente si è deciso di lasciar perdere sino a quando, fra questi prati dove corrono i bambini, non arriveranno i treni. Per un'inchiesta sugli sprechi del denaro pubblico in Italia, la gita a Savona è un pellegrinaggio d'obbligo. La stazione senza binari è ormai una curiosità internazionale, anche se di casi simili — opere interrotte a metà per mancanza di fondi o tardivi ripensamenti — ce ne sono molti. Gli sprechi dello Stato (e non solamente in Italia) hanno spesso una loro logica anche se assurda, sono causati da motivi diversi e catalogarli tutti è impresa ovviamente impossibile. Sperpero di denaro pubblico- sono i molti miliardi per i villaggi disabitati degli Enti Riforma e il misero stipendio dei « camminatori veloci » dei ministeri, incaricati di recapitare i plichi urgenti in tempo di posta pneumatica. A volte sono sprechi calcolati, per ridurre la disoccupazione, altre volte sono sprechi di cui lo Stato non ha colpa diretta, provocati dalle pressioni e dagli egoismi dei cittadini. « Si accìnge a scrivere un romanzo?» ci ha domandato un ministro ascoltando gli obbiettivi della nostra inchiesta. Più semplicemente abbiamo cercato di documentare alcuni casi tipici e di risalire la loro storia, quasi sempre confusa, chiedendo a politici, tecnici, autorità locali, che cosa si può fare per non ripetere gli errori. Molti ci hanno aiutato con spirito di civile collaborazione, in qualche ufficio ci hanno invece accolto con gelida diffidenza. Qualche volta, nell'imbroglio delle leggi e della burocrazia, non ci è riuscito dì capire tutto. Constatazione più allarmante, nemmeno i nostri interlocutori, in qualche caso, sembravano in grado di orientarsi bene nel groviglio di norme e di controlli, veri e mancati, che è alla base degli sprechi. Vediamo cosa è successo a Savona, perché 780 milioni di stazione sono inutilizzati da tanti anni e come mai non si è pensato prima ai binari costruendo intanto baracche e garitte di fortuna per i ferrovieri e i viaggiatori. Per U raddoppio della linea Varazze - Voltri vennero stanziati 16 miliardi e 777 milioni con due leggi del '55 e del '60. Uno dei primi lotti di lavori assegnati fu la famosa stazione, progettata più a nord della vecchia per dare respiro allo sviluppo della città. Ci spiegano al ministero come la priorità fu decisa per fronteggiare la disoàcupàzione operaia di Savona dove una fabbrica era stata appena chiusa. La stazione andò avanti abbastanza velocemente, edificata con munificenza di mezzi secondo la regola «o tutto o niente» che ispira spesso i progetti dello Stato. Gli altri lavori si avviarono invece con straordinaria calma: tra la prima perizia e l'appalto di una galleria sono trascorsi otto anni. Le obbiettive difficoltà tecniche e la lentezza burocratica degli appalti fecero sì che i soldi previsti non bastassero più. Una terza legge, nel '68, ha stabilito un incremento di finanziamenti per 9 miliardi. Anche tenuto conto che una quota di questa spesa aggiunta viene assorbita da problemi d'ingegneria ferroviaria presentatisi nel corso dei lavori, possiamo calcolare in qualche miliardo in più la spesa provocata dal ritardo dell'assegnazione dei fondi. Uno spreco invisibile, a parte i miliardi spesi e inutilizzati per anni in attesa del completamento dell'opera (780 milioni per una stazione senza binari fanno più effetto, ma ci sono ad esempio i 3 miliardi di lire per una galleria finita da anni). «Ora — ci dice l'ispettore generale dei Lavori Pubblici Michele Tecchia — siamo avviati alla conclusione. Tutti i lotti sono stati appaltati, entro due anni e mezzo la ferrovia di Savona sarà funzionante». Vediamo infatti, al di là dei prati in flore, due ruspe che lavorano per spianare il futuro piazzale della stazione fantasma. La «vergogna nazionale», come la bollarono a verbale in un consiglio comunale di Savona, nel 1972 avrà il suo capostazione e i suoi treni, dieci anni dopo la visita inaugurale del presidente Segni. Intanto, osserva l'ispettore, la stazione non è del tutto improduttiva: ci lavorano e abitano quattro ingegneri dei Lavori Pubblici e si risparmiano gli affitti. E' una consolazione un po' debole, ma la registriamo. A rigore lo spreco non è tanto la stazione (a costruirla oggi costerebbe dì più) bensì il ritardo di anni e la completa mancanza di coordinamento degli altri lavori. Se vi sono responsabilità personali, esse si mimetizzano nel centralismo bum erotico che fa di ogni prò getto già finanziato sulla carta una lunga, estenuante av- \ I ventura. Per un ponte, ancora da costruire, di questa sfortunata ferrovia di Voltri, hanno dato il visto da oltre un anno il ministero dei Lavori Pubblici, quello dei Trasporti, la Commissione della Corte dei Conti, la Commissione speciale parlamentare, l'Ufficio contratti per gli appalti: è una corsa a ostacoli dove, arrivati in dirittura, si scopre a volte che non c'è più il traguardo. Savona non è che un caso fra ì tanti. Il tempo medio per un programma d'investimento, dalla pubblicazione della legge alla registrazione del contratto, è di cinquecento giorni (qualche volta il doppio). Poi ci sono ì progetti, l'esecuzione del lavoro, i collaudi. Osserva giustamente il ministro Giacomo ■ Mancini: « Lo scoordinamento fra i ministeri e le diverse organizzazioni di servizi fa sì che, quando queste sfasature toccano i Lavori Pubblici, il risultato siano a volte opere edilizie incomplete o inutili. La sola via d'uscita è perfezionare a tutti i livelli i criteri di programmazione ». Di opere lasciate a mezzo, cimitero di milioni o di miliardi, c'è un campionario vasto su cui varrà la pena tornare. Per quanto gli compete, il ministro Mancini (e così il ministro Tavianl per la Cassa del Mezzogiorno) ha dato disposizione che siano presi in esame con criteri di precedenza ì finanziamenti di costruzioni rimaste incompiute, simbolo tangibile e scoraggiante di spreco. Al Comitato dei ministri per il Mezzogiorno ci informano che, contrariamente a quanto si pensa, vi sono più opere edilizie non finite nel Centro-Nord che nel Meridione. «Per contributi speciali alle aree depresse del Centro-Nord — spiegano — erano disponi¬ bili in tutto 665 miliardi, una somma relativamente esigua rispetto ai 2300 miliardi per il Mezzogiorno. Sono stati spesi e in parte dispersi per accontentare il maggior numero possibile dì Comuni ». Non è difficile immaginare come è andata. Pressioni dei deputati locali per una strada, un palazzo, un nido d'infanzia. Arriva il contributo statale di qualche decina o centinaia dì milioni, poi il Comune, a secco di fondi, non riesce a completare i lavori. I filtri burocratici, lo scarico dì responsabilità e anche i conflitti di competenze fra' ministeri fanno il resto. In molte nazioni si buttano ancora più facilmente ì miliardi, ma questa è una moderata consolazione. Più confortante sapere, a conclusione di questa prima indagine, che il problema in Italia è ormai avvertito da molti responsabili nei termini concreti. Forse ano Stato senza sprechi non esiste, ma uno Stato dai programmi rapidi e chiarii che faccia prima i binari delle stazioni, sembra una conquista possibile. Giorgio Fattori ♦ Savona: la stazione fantasma invasa dall'erba (Foto Leoni)

Persone citate: Giacomo ? Mancini, Giorgio Fattori, Mancini, Pezzetti, Pier Luigi Nervi