Ecco i nuovi calcoli del reddito nazionale di Ferdinando Di Fenizio

Ecco i nuovi calcoli del reddito nazionale Dopo la relazione sull'economia del Paese Ecco i nuovi calcoli del reddito nazionale (Le variazioni nelle stime sono frequenti nelle società moderne) L'opinione pubblica teme purtroppo, in questi giorni, che i partiti politici e gli organi parlamentari siano stati troppo arditi nell'assumere, a carico dell'Operatore Pubblico, impegni di spesa, soprattutto per pensioni. E si sia messa cosi in pericolo la stabilità della moneta. Non è un timore del tutto infondato. Del resto, su questo stesso giornale, fu espressa ier l'altro la convinzione che soltanto una robusta formazione del reddito, per molti anni futuri, potrà permettersi di far fronte agli impegni già assunti, nel quadro della pubblica finanza, in generale. Né la serie delle erogazioni straordinarie può considerarsi chiusa. Tuttavia, per quali motivi 1 gruppi di potere del nostro Paese, pur conoscendo le ripercussioni dell'inflazione, soprattutto sull'occupazione e sulla distribuzione del reddito, si sono comportati siffattamente? Beninteso per v molte ragioni di carattere socio-politico, che sono spiegato di frequente dai commentatori: concorrenza fra partiti, loro divisione in correnti, rivalità personali e via elencando. Tuttavia (ed è la nostra chiosa) per questo comportamento vi sono altresì talune motivazioni economiche, che si rintracciano nella « relazione generale sulla situazione economica del Paese ». Ecco come, forse, si è svolto questo processo. L'Istituto centrale di statistica, nella sua attività ' tesa a costruire una ru'_«a più recente « matrice » (o « tavola delle interdipendenze strutturali »: imo strumento insostituibile per ogni moderna programmazione) ha individuato alcune lacune nella documentazione di base, per valutare il reddito nazionale anno per anno nonché gli altri grandi aggregati — come consumi ed investimenti — che entrano nel bilancio economico della nazione. Quell'ente, dunque, si è dato a completare le sue indagini. Si è soffermato, ad esempio, sulla struttura delle aziende agricole e sulla stima del valore aggiunto nel settore extraagricolo. Ha iniziato o migliorato le sue rilevazioni in fatto di produzione edilizia e quelle campionarie sui consumi delle famiglie. Come risultato di questo cospicuo lavoro — il cui andamento non era certo ignorato dai vari gruppi politici — si è giunti a redigere, per gli ultimi quattro anni, una « nuova serie» di stime concernenti il reddito nazionale lordo e dati correlati. Il reddito nazionale lordo è stato, cosi, per il 1965, stimato ad una cifra superiore al 3,3°/° della precedente. Le susseguenti stime (anche per il 1968) sono state corrette o determinate nello stesso modo. In base ad esso, il prodotto lordo del settore industriale è alquanto diminuito (dell'1,1% rispetto al dato calcolato con i precedenti criteri). Invariata, nelle due serie, la stima del reddito della Pubblica Amministrazione. Per contro, quello delle attività terziarie presenta, nella nuova serie, un aumento sulle cifre precedenti del 10,b°'° dovuto in particolar modo ad una miglior valutazione del prodotto lordo del commercio e di quello dei fabbricati residenziali; mentre per l'agricoltura, il prodotto lordo si è accresciuto nelle cifre ultime del Z,V'>. Tutto ciò si ottiene dalla « relazione » (parte prima, pag. 105 e segg.). Ciò premesso, in tempi recenti membri del Parlamento debbono avere avuto conoscenza — quanto meno approssimata e forse esagerata — di queste nuove valutazioni. Hanno saputo poi che, probabilmente, l'incremento del reddito per l'anno '68 (nuova serie) rispetto al '67 (sempre nuova serie) era superiore al previsto. Infatti, in lire a potere di acquisto costante, questo incremento è stato valutato ufficialmente ier l'altro, nella « relazione generale », al 5,7°/» mentre an cora qualche settimana fa si avanzava la cifra del 5,2% Quale sorpresa pertanto che il Parlamento sia stato colto da un'ondata di ottimismo ed abbia travolto le previsioni governative? I risultati, in fatto di pensioni — quanto ad impegni futuri — stanno sotto gli occhi di ognuno e meritano più d'un cauto apprezzamento. Senza voler dibattere, in questa sede, i problemi difficili riguardanti il risparmio, la liquidità, l'avvìo necessa rio del capitale di rischio alle imprese, sia sul piano interno che su quello internazio naie, si può dire che il Parlamento non ha forse sufficientemente valutato che codeste variazioni nelle stime del reddito nazionale sono del tutto frequenti nelle socWfc moderne, e non giusti¬ fnqttnspmlnrttfdcsgqltpmdmdtnmplsutptnatgscfipnlctsss(stdqtcmnsscp«drc ficano di certo ottimismi sfrenati. Difatti, anche nei cinque anni osservati — mediante la nuova serie dei dati tratti dalla contabilità nazionale — i rapporti caratteristici del nostro sistema (la propensione media al consumo, od il saggio di accumulazione, ad esempio) non hanno subito alcuna mutazione rispetto al già noto. Né muta, sempre per il più recente periodo di tempo, il profilo dell'onda ciclica con il diagnosticato impalli dimento congiunturale d'inizio '68. E' poi vero che la nuova serie di dati statistici aggregati giustifica la speranza di qualche maggior gettito fiscale, soprattutto per le attività terziarie. Tuttavia, i gruppi politici hanno probabilmente sottovalutato le ardue difficoltà di giungere rapidamente non soltanto ad ima drastica riforma del' sistema tributario italiano (affinché le nostre imprese —, d'ogni dimensione — possano essere poste in grado di sopportare la concorrenza delle imprese straniere) ma addirittura ad una rioganizzazione, altrettanto urgente, dell'intero settore pubblico. I suoi costi per contro (specialmente per l'amministrazione statale) non solo aumentano; ma più promettono di aumentare, in conseguenza delle agitazioni in corso, senza che si possa far sicuro affidamento su di un'efficienza più elevata a breve periodo. Da ultimo, nelle deliberazioni parlamentari riguardanti le pensioni, non si è tenuto conto forse in misura adeguata di questa premessa: il nostro sistema economico abbisogna oggi piuttosto di investimenti pubblici e privati (ed in particolar modo di spontanei investimenti, ad alta fecondità di reddito) che di consumi più elevati. La tesi esposta dunque in questo nostro foglio ier l'altro resta immutata. Occorre che il nostro sistema economico abbia, per parecchi anni, uno sviluppo elevato e stabile, ad agevolare le trasformazioni della nostra società in futuro. A questo proposito, la meditazione sulle « opzioni » programmatiche del « progetto '80 » potrebbe riuscire assai vantaggiosa, anche per il Parlamento. Ferdinando di Fenizio