Riscoperta di Zolla

Riscoperta di Zolla La doverosa rivalutazione di un artista Riscoperta di Zolla Il pittore fu costretto a una superproduzione per fronteggiare dure esigenze di vita - Oggi una galleria torinese presenta una bella scelta di opere, che portano il segno dell'arte - Sculture di Molinari e pitture di Cazzaniga Come sempre avviene quando un prodotto culturale entra in crisi (e la crisi del prodotto artistico contemporaneo è chiaramente indicata dalla frenetica moltiplicazione di disordinate ricerche, al limite del più completo travisamento d'ogni concetto estetico, fino alla sciocca provocazione della spazzatura proposta come fatto d'arte: ed in proposito informi l'attuale mostra della cosiddetta «Arte povera» a Berna), si ridesta e sempre più cresce l'interesse per dei valori che, in parte dimenticati, in altre circostanze parrebbero estranei alla sensibilità d'oggi. Li si ricupera, e cori meraviglia ci si accorge ch'essi ci compensano appieno di quanto quei miserabili travisamenti ci tolgono. AI risveglio di quest'interesse contribuiscono efficacemente da tempo, e eoa un preciso programma, alcune gallerie torinesi. Cosi ora alla « Carlo Alberto » (via Carlo Alberto 12) si possono vedere e studiare, riuniti sotto il titolo « Cinquantanni di pittura in Piemonte, 1890-1940 », quadri sconosciuti di Cosola, Avondo. Calderini, Tavernier, Grosso, Levis, Follini, Lupo, Sacheri, Onetti, con altri di pittori più recenti, da Casorati a Menzio. Ma un contributo davvero' importante al suddetto ricupero lo danno i fratelli Fogliato con la folta mostra postuma di Venanzio Zolla allestita nella loro Galleria di via Mazzini 9: una revisione attentissima, compiuta con un'oculata scelta, dell'opera d'un pittore eccellente, la cui produzione fu gravemente compromessa dalla soverchia abbondanza scaduta, per fronteggiare dure esigenze di vita, a un livello soltanto commerciale. Varie volte ci accadde, prima della guerra, di scorgere dipinti di Zolla appoggiati sul marciapiede ai pilastri del portici davanti a bottegucce di rigattieri, e offerti a prezzo vile. Nato in Inghilterra nel1881, egli era stato all'Accademia Albertina di Torino un ottimo allievo di Marchisio, Gilardi, Grosso. Esordiente alla Promotrice nel 1901, aveva partecipato alle maggiori esposizioni di Venezia (Biennali dal '20 al ^41... Roma, Torino, Milano, esposto .alla Royal ÀcÉàetriy di^i^éri, al Salon di Parigi, a Edimburgo, Glasgow, Liverpool, e un po' dappertutto con mostre personali, fino alla morte nel 1961. Il bisogno di guadagnare eccitò all'estremo limite il suo lavoro, spesso col risultato che s'è detto. Ma pur nella routine d'un facile mestiere Zolla sapeva conservare una forte personalità. Disegnatore ammirevole per prontezza ed icasticità (ne fan testimonianza dozzine di disegni esposti alla Fogliato), era un artista colto. Già molti anni fa l'Argan notava com'egli avesse assorbito «le eleganze cromatiche» del Whistler; e lo splendido quadro La madre del pittore ci riporta, per lo studio della luce, al capolavoro del pittore americano ch'è al Louvre. Senti- anche lo sfumato, morbido crepuscolarismo del Carrière, e di conseguenza parecchi suoi dipinti ci richiamano alle finezze squisite di Giuseppe Ricci; tuttavia la sua sensibilità cromatica era cosi viva e Ubera, che un quadretto d'un palmo in questa mostra fa pensare al famoso Talisman affidato da Gauguin a Sérusier per i Nabis. Vista questa intelligente selezione, non si esita a collocare Venanzio Zolla fra i più suggestivi « piccoli maestri » piemontesi della prima metà del secolo; e a consigliare al pubblico intenditore un ripensamento su un artista finora troppo trascurato. . . ;, > * Già è stato qui' notato come il senso del grottesco sia da anni lo stimolo della scultura di Mario Molinari; ma ci piace ritornare sulla sua mostra che sta per chiudersi al « Fauno » (piazza Carignano 2) per osservare ch'egli nelle proprie confessioni dettate per il catalogo ne dimentica una: il suo « divertimento » nel modellare le lamiere di rame con le quali crea i suoi bizzarri feticci, le totemiche immagmi in bilico fra i prodotti delle culture afro-oceaniche e precolombiane, e i simboli della civiltà tecnologica occidentale. Da questo curioso connubio nascono immagini rozze e raffinate insieme, buffonesche e contemporaneamente intellettualistiche, che di volta in volta, uscendo dalle sue mani, devono sorprendere e «divertire» il loro stesso autore. * * Non credo che la pittura del trentanovenne lombardo Giancarlo Cazzaniga, quale ora si vede nella galleria Gissi (piazza Solferino 2), richieda i trascendentali discorsi di cui l'hanno gratificata vari critici per le numerose mostre del ben affermato artista. Quadri di fiori, foglie, frutti, qualche oggetto appena definibile, in un tenue, pallido, uq ótV malinconico "reto 'fJrrrrWertco che intona il colore ad accordi sottili, squisitamente musicali. Una pittura semplice, cordiale, attraente, di un realismo sommamente discreto, per la quale Valseceli! cita il seme di Morlotti e l'eleganza di Ajmone. Un dolce incanto si stende da quadro a quadro, e culmina nella bellissima .Estate. ■ mar. ber.