La Lomellina muore? di Giampaolo Pansa

La Lomellina muore? Inchiesta sul crocevia di quattro regioni La Lomellina muore? Sui 60 Comuni della zona, 48 sono senza acquedotto; su 20 paesi vicini a Mortara, 18 non hanno il gas, 9 non hanno fognature - Mancano scuole, attrezzature sportive; l'edilizia è ferma - Lo spettro dello spopolamento - Dura vita di 10.000 pendolari (Dal nostro inviato speciale) Mortara, 29 marzo. La Lomellina muore. Andiamo a vederne l'agonia a Cerotto, ad un salto da Mortara, un paese scelto a caso in questo cosmo di risaie, palazzotti umbertini, strade sfasciate dal gelo, castelli cadenti e silenzio. Più di 600 abitanti nel 1951, 480 dieci anni dopo, 462 quattro anni fa, 405 oggi. Uno dei quattrocento è Giuseppe Carisio, Impiegato comunale. «L'unico, il solo impiegato — precisa, — il Comune non può mantenerne un altro. Faccio tutto io: applicato di segreteria, messo, guardia, peso pubblico, affissioni, registro del cimitero... ». E il segretario comunale? « Adesso non c'è. Sta a mezzadria con un altro Comune. Anche dell'ostetrica, del medico condotto, dell'ufficiale sanitario, del veterinario noi possediamo solo una fettina, il resto appartiene ad altri paesi, questione di soldi che mancano. Persino il prete è à metà con Nicorvo ». Bello il posto, cosa avete? « Niente. Niente fognatura, niente gas, niente acquedotto, niente farmacia, niente edicola, niente fabbrica, due maestre per cinque classi, è capitato che ci fosse un solo iscritto alla leva per anno». E per divertirsi? «Il cinema mai visto. Lo sport zero. Il balio una volta l'anno, se non piove. Adesso che l'ultima piena ha guastato il ponte sull'Agogna, non arriva più neppure la corriera ». E l'edilizia? Carisio ghigna amaro: « Va bene, benissimo. L'ultima casa nuova l'hanno costruita cinque anni fa...». Ceretto non è in Calabria. Non è neppure nel Cremonese o nel Mantovano. Non è nemmeno nella Lomellina più bassa e più grigia. E' a 5 chilometri da Mortara, venttminuti d'auto da Pavia, quaranta da Milano. Eppure muore, come muoiono decine di altri comuni della zona, Velezzo, Valeggio, Galliavola, Langosco, Gambaràna. Ecco subito il rovescio della medaglia nella seconda tappa della nostra inchiesta sul crocevia di quattro regioni. Ad un passo dal vulcano Vìgevano, un'area di ristagno e di fuga. Accanto al Far-West, un mondo che si copre di polvere. Lo si vede subito entrando nella capitale. Mortara. Qualche grattacielo megalomane non basta a nascondeìe una città un po' spenta. Cinquantanni fa 9500 abitanti, oggi poco più di 15 mila. Un serbatoio di braccia e di cervelli per Milano, Vigevano, Pavia. Una vita culturale a giri molto lenti: il teatro chiuso da decenni, la biblioteca che esiste solo da due anni, un settimanale cittadino contro i cinque degli Anni Venti. «Una città, tuttavia, che in qualche modo si difende — mi dice l'ex-sindaco, Roberto Bianchi. — Mortara non è crollata: la Pretura, un po' di avvocati, qualche pendolare di livello, l'ospedale, il mercato... ». E poi? Poi è difficile continuare... Uscendo da Mortara, il quadro si ripete e peggiora. Fra pioppeti e marcite, la vita è scomoda in molti paesi. I servizi, anche quelli essenziali, sono arretrati o mancano. Ceretto non è certo un caso limite. Sui 60 comuni della Lomellina, 48 sono ancora senza acquedotto. E un'inda' gine condotta su una ventina di centri vicini a Mortara ha portato alle seguenti scoperte: diciotto non hanno il gas, nove sono privi di fognatura, tredici hanno urgen te bisogno di sistemare le strade, la situazione delle scuole è precaria in quasi tutti (aule poco adatte o in cattivo stato), attrezzature sportive scarsissime, pressoché nulla l'attività edilizia, Vita scomoda, e spesso vita grama. L'agricoltura, un tempo motore potente, oggi non basta più. L'illusione che la corsa al pioppo fosse la corsa all'oro è finita. L'industria si è diffusa soltanto per isole e di entità modesta, «anche se la Lomellina — ricorda il giovane sindaco di Mortara, Sergio Corti — si trovava e si trova fra due regioni ad alto sviluppo, Lombardia e Piemonte, ed era, come è, in possesso di due carte notevoli: una rete viaria e ferroviaria di prim'ordine e . tanta manodopera ». Ecco' allora i pendolari: diecimila in tutta la Lomellina. Un esercito in corriera e treno, in marcia verso Mi- lano, Vigevano, Pavia, Novara, Casale. E' una cifra che qui si considera con paura. Perché lavorare lontano stanca, e un brutto giorno il pendolare non ritorna più. E' lo spopolamento. Fra i due ultimi censimenti ben 47 comuni su 60 hanno perso popolazione. Nel '65 i comuni in flessione erano già saliti a 49 e spesso sottoposti a salassi terribili. La lomellina non è rimasta inerte di fronte a questa tendenza. La gente del posto è intelligente, laboriosa, un po' cauta come lo sono di solito gli agricoltori, non predisposta alle partenze fulminee ma non certo pigra. Ada¬ gio, ma i lomellini si sono mossi. Bianchi e Corti mi ricordano la costituzione del «Consorzio Intercomunale per un piano di sviluppo dell'Alta Lomellina» (Cipal). A Mede è nata l'Associazione dei comuni della Bassa Lomellina, presieduta dal sindaco di Mede, il senatore Francesco Soliano. Scopo: darsi da fare per bloccare l'agonia della zona. I due organismi hanno incontrato più di un ostacolo. Difficoltà di portare avanti un discorso nuovo (quello della collaborazione fra i comuni), problemi finanziari, guai burocratici, incomprensioni. Il futuro, però, non sembra tutto tinto di nero. « Qualcosa si muove » dice Bianchi. Il Cipal ha affidato a due architetti milanesi uno studio per individuare le aree lomelline idonee agli insediamenti industriali. « Esiste inoltre — aggiunge un altro amministratore giovane e bravo, Giuseppe Barba, sindaco di Bobbio — la grande prospettiva di un tracciato a nord dell'autostrada SanthiàBroni, attraverso Vercelli, Robbia, Mortara e Garlasco, per il quale dobbiamo batterci tenendo i contatti con il Piemonte». Giampaolo Pansa