Il ministro degli studenti di Gianfranco Piazzesi

Il ministro degli studenti PROTAGONISTI E PROBLEMI DELLA FRANCIA D'OGGI Il ministro degli studenti L'agitazione universitaria non mette in pericolo il regime, ma rimane come una miccia accesa - Per disinnescarla, il Generale ha scelto Edgar Faure, l'uomo della Quarta Repubblica passato al gollismo, lo specialista degli incarichi difficili Con una riforma insieme democratica ed autoritaria, egli è già riuscito a dividere i comunisti dai contestatori intransigenti (Dal nostro Inviato speciale) Parigi, marzo. Gli studenti francesi stanno tranquilli, ma tanno ancora paura. Le Università costituiscono pur sempre una miccia che può far esplodere una nuova rivoluzione. De Gaulle lo sa, ma è convinto di aver trovato l'uomo adatto per dissinnescarla. Le sue speranze riposano su Edgar Faure, già avvocato di fama, scrittore di un certo talento, politico consumato, l'uòmo che dentro la corte gollista ha svolto una funzione davvero preziosa. Tutti gli incarichi speciali, cioè tutte le grane, sono sempre stati dì sua competenza. Dieci anni fa Edgar Faure appariva agli occhi del gollisti come uno dei personaggi più rappresentativi, e quindi più. screditati, della Quarta Repubblica. Era l'esponente di quel deteriore parlamentarismo che aveva portato la Francia sull'orlo della dissoluzione. Faure era stato ministro in sei gabinetti, e ne aveva presieduti due. L'ultima sua esperienza di premier era apparsa esemplare. Faure era stato a capo di un governo composto da quaranta membri, che aveva chiesto venti voti di fiducia, e che era durato 39 giorni. La sua decisione di passare al seguito del Generale e di rifarsi una verginità politica doveva apparire, agli occhi dei puri come Debré, impudente quanto temeraria. Invece De Gaulle, che ha sempre avuto il gusto di fare il contrario di quanto pensavano i suoi fedelissimi, accettò di ricevere il reprobo e lasciò che Faure parlasse per un'ora, sema rivelare né fastidio né interessamento. All'improvviso, il Generale lo interruppe con questa battuta: «Vi ho ascoltato perché so chi siete, perché so chi 'siete stato e so chi, sarete,». Il povero .Faure «non mc*'cotttinuare;'-e 'non trovò neppure il coraggio di chiedere all'Oracolo un supplemento di informazioni. Deciso com'era a restare comunque nella politica attiva. Faure era disposto a sopportare cristianamente ogni destino che il Nume gli avesse riservato. E il suo cammino fu co- sparso di spine. De Gaulle delineava i suoi prìmf e audaci «affreschi» di politica estera e toccava a Faure realizzarli. Bisognava convincere il governo cinese a stabilire relazioni diplomatiche e di amicizia con la Francia, e Faure^var^ per Pechino, a placare. ini-zialt' diffldenze^dlr-'M'ào. DeGaulle sognava l'Europa dall'Atlantico agli Vrali, e Faure andò a Mosca, per rendere partecipi i sovietici di questo fumoso disegno. E quando il regime ebbe grosse difficoltà interne, fu sempre l'ex reprobo a venire incaricato di superarle. I primi contestatori della Quinta Repubblica non sono stati gli universitari, bensì i contadini. Prima delle barricate al Quartiere Latino, si ebbero i blocchi stradali in provincia. Sembrava che i contadini chiedessero l'impossibile, cioè misure protezionistiche da parte dì un governo che aveva sottoscritto gli impegni del Mec, ma il ministro dell'Agricoltura Faure seppe ottenere ciò che forse neppure De Gaulle osava sperare. Gli accordi con cui la Francia ha fatto pagare alle altre nazioni europee gli alti costì dei suoi prodotti agricoli vengono ritenuti dagli esperti come un capolavoro dì abilità diplomatica. Fu un trionfo. L'uomo che fino ad allora, per far dimenticare il suo passato, aveva dovuto prendersi tutti gli incarichi rifiutati dai fedelissimi, era diventato di colpo, grazie alla sua abilità, uno dei pilastri del regime. Ma fu anche una condanna. Un elemento così capace non poteva più restare inoperoso. A un uomo che vantava un passato così brillante, la grana degli studenti spettava ormai di diritto. Edgar Faure è solito ripetere: «Quando un problema è difficile bisogna complicarlo ». E infatti la riforma universitaria da lui escogitata ha certo molti pregi, ma non quello della semplicità. Nei 46 articoli della « legge di orientamento », si promette di tutto per poi negarlo al paragrafo successivo. Quegli esperti che pretendono di essere riusciti a orientarsi in questo labirinto, sono comunque giunti a due conclusioni. Faure ha promesso molto: riforme nelle strutture e nei metodi di insegnamento, larga autonomia agli istituti universitari e notevole «partecipazione» delle associazioni studentesche alla vita delle facoltà. Ma il ministro ha voluto rassicurare anche i moderati, sia autorizzando i rettori a misure repressive contro chi turba l'« ordine pubblico », sia garantendo la « partecipazione » dentro i consigli universitari, tanto su scala regionale che na¬ zionale, anche a personaggi esterni al mondo degli studi, probabilmente legati al potere politico. Le reazioni sono state varie. Sartre ha parlato «di un procedimento sornione ma efficace per introdurre le forze dell'ordine all'interno delle Università, di una mistificazione purfe CsejhpliCe, di una riforma-bidone »'Ma anche da destra si sono avute critiche altrettanto recise. Pompidou ha detto che gli stanziamenti stabiliti dal governo per gli studenti gli sembrano eccessivi; certi gruppi gollisti di Digione, feudo elettorale di Robert Poujade, che è il segretario del partito, sono andati ben oltre. «La riforma è un "bluff", un fiasco, una pericolosa bomba a scoppio ritardato che farà esplodere un'altra rivoluzione di maggio... ». L'incidente fu composto dopo una furiosa reazione di Faure e un suo colloquio col primo ministro Couve de Murville, ma resta il fatto che i gollisti in Parlamento prima cercarono di bloccare, poi di emendare radicalmente la «legge di orientamento», e desistettero solo quando il Generale fece sapere di essere soddisfatto. De Gaulle, interessato a dissinnescàre la mìccia della rivoluzione, è rimasto impressionato da quella che, sotto il profilo della tattica politica, resta la trovata più importante. Faure infatti ha sperimentato il vecchio sìstema della carota e del ba¬ m iti 1111111111 m 1111 ii ti 1111111 mi ■ r 1111m il i m 111 stone. Il ministro ha offerto agli studenti sostanziali concessioni, ma ha chiesto che i giovani votassero per inviare i loro rappresentanti ai consigli di gestione locali, regionali e nazionali. ]?er chi intenda seguire il consiglio di Sartre, e insistere , nella, contestazione globale, il bastone sarà nodoso. I rettori già dispongono, in virtù dì un decreto legge, di « bidelli muscolosi », cioè di campioni di lotta libera che intervengono appena si profila un'occupazione. E Marcellin, ministro degli Interni, minaccia l'esclusione a vita da tutti gli istituti superiori di chi continuerà a « turbare l'ordine pubblico ». In questo clima, la scelta degli studenti ha assunto una importanza decisiva. Chi ha votato, ha finito per accettare tutti ì princìpi fondamentali della riforma: l'autonomìa, la «partecipazione», ma anche i campioni di lotta libera. Chi si è astenuto, ha dichiarato guerra alla nuova Università, e al regime che la sostiene. Per il momento. Faure ha vinto. Le elezioni che si sono concluse proprio in questi giorni hanno avuto un successo superiore alle previsioni. Il 53,8 per cento dei giovani ai è presentato alle urne. De Gaulle ha potuto dire: «L'essenziale è stato raggiunto. I contestatori restano isolati. Sicuramente rimangono delle scorie, ma nell'insieme la situazione è molto migliore ». E il Gene- rale questa volta ha ragione, 11111111111 il 1111111 mi 11111 ini u 1111 li mi 111111 ni però le « scorie » di cui parla non appaiono trascurabili. Il regime ha ottenuto la «partecipazione» degli studenti grazie all'appoggio determinante dei comunisti. Il pcf, dopo le esperienze di maggio, ha tenuto infatti verso i movimenti studenteschi quella linea politica che Amendola ha cercato invano di imporre al partito comunista italiano. L'opposizione ai contestatori è stata molto risoluta, e i comunisti hanno votato quasi dovunque, astenendosi soltanto dove non erano abbastanza forti, e dove avevano paura di farsi contare. Le loro liste non hanno superato il venti per cento dei voti espressi, però nelle Università più importanti, come la Sorbonne e Nanterre, hanno raggiunto percentuali del trenta e anche del quaranta per cento. Ora resta da vedere a che prezzo Faure dovrà pagare questi voti. I comunisti hanno già annunciato che la « legge di orientamento» è imperfetta ma perfettibile: sarà loro compito migliorarla. E' ancora troppo presto per stabilire se l'ultimo capolavoro di Faure, criticato a destra, contestato a sinistra, condizionato dai comunisti, andrà in porto. Si può tuttavia affermare che il ministro francese ha già superato il primo scoglio, e che il suo temperamento lo pone al riparo da quel genere di crisi che hanno sconvolto l'onorevole Sullo. Faure si crede investito da una missione storica, si sente «l'ar¬ m 111111 li li 111111111111111 ri li 11:11 ri in u 111 lini chitetto dell'uomo nuovo » pervaso dagli stessi entusiasmi con cui «gli architetti dell'anno mille avevano costruito le prime cattedrali ». Gianfranco Piazzesi , Edgar Faure, il responsabile dell'istruzione, riceve un gruppo di artisti, con Lesile Caron, Brigitte Bardot, Francoise Arnoul

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