Indossatrici di idee più che esseri umani

Indossatrici di idee più che esseri umani Poca fortuna per le donne in letteratura Indossatrici di idee più che esseri umani Poca fortuna per le donne in letteratura. Nei secoli, dalle « Mille e una notte » all'* Ulisse» di Joyce, strumentalizzate al servizio di un'arte dalle indubbie caratteristiche androgine, ridotte a pretesto, a comodo manichino per ideali o politiche: indossatrici di idee, più che esseri umani. Non sono quasi mai autentiche, con la loro reale natura, psicologia, sentimenti. Anche quando l'autore è una donna, i personaggi femminili finiscono vittime di questo prolungato condizionamento: nel romanzo o in una lirica si riducono a semplice (c comodo) elemento di un'equazione che lo scrittore dà per scontata e che dimostra a suo modo, violentando senza scrupolo la verità. Si chiamino Beatrice o Laura, Giulietta o Lady Macbeth, mistress Bloom o la proustiana Gilberte, la Lady Brett di « Fiesta » e l'Angelica del Gattopardo, si tratta sempre delle stesse maschere come in una commedia dell'arte o in una rappresentazione kabuki. La maliarda cattiva e la maliarda casalinga, l'ingenua e l'ingenua perversa, la femmina peccatrice e la femmina redentrice, la bisbetica da piegare e la bisbetica indomabile, la strega e la prostituta. Mary Ellmann, sposata, tre figli, insegnante alla « Wellesley and Roosevelt University », ha dedicato a questi stereotipi un brillante saggio « Thin\ing about woman » (Pensando alle donne, «Harcourt, Brace and World », dol. 4, 95). La Ellmann disseziona gli scrittori contemporanei e no, con un'abilità indiscutibilmente « femminile ». Dallo Schopenhauer' che sentenzia « Le donne vedono ciò che sta proprio sotto gli occhi meglio degli uomini perché esse non vedono mai nient'altro», a Svevo, Styron o Roth, la Ellmann fa un'ironica e a volte «pietata rassegna degli «immaturi sogni adolescenziali» spacciati nella letteratura. Il marchese de Sade osserva: « Credo che la carne delle donne, come la carne di tutti gli animali di sesso femminile, sia necessariamente di molto Brillante saggio di una scrittrice americana - Le protagoniste femminili da De Sade a Norman Mailer inferiore a quella dei maschi ». Altri poeti e scrittori, ipocritamente, non fanno che ripetere il medesimo giudizio, mascherato da belle frasi. Il mutare della società ha cambiato la' messainscena delle situazionitipo ma l'azione è sempre la stessa. «■Un tempo, la bisbetica non sposata era una sfida, il domarla uno sport popolare », scrive Mary Elìmann. Questa corte, comica o brutale, aveva due finali fissi: o l'uomo prostrato ai piedi della donna o la femmina prona ai piedi del maschio vincitore. I matrimoni nati da queste due forme di prostrazione sembrano avere le medesime premesse di successo, da « La bisbetica domata » & « Chi ha paura di Virginia Woolf? ». Altro personaggio molto amato: la cameriera. Nell'Ottocento la giovane servetta dalle facili crinoline era l'immancabile passo obbligato per, la fine del pulzellaggio dell'eroe giovinetto. Per Moli Flanders il controllo economico equivaleva al controllo erotico: una schiava come lo erano anche le signore della buona società del suo tempo. In America una sfumatura in più: la domestica negra, simbolo (a livello inconscio o no) dell'inferiorità razziale. Oggi, la situazione si rovèscia ma in apparenza: sulla scia di « Lady Chatterley » è la padrona a subire )e attenzioni del cameriere, del guardacaccia o dell'autista, ma il rapporto uomodonna continua ad essere un rapporto di classi. La Ellmann è crudele soprattutto con iNórman Mailer: in « Un sogno americano », il protagonista, Rojack, non solo affronta e risolve il problema del nazismo seviziando la cameriera tedesca (un ritorno all'800?) ma dopo aver sentenziato che « molto tempo fa, tutte le donne erano assassine » non trova di meglio che strangolare la moglie e scaraventarla dalla finestra « ma naturalmente la sua azione è neospirituale, fantastica... ». Non c'è speranza per le donne in Spillane come in Hemingway. La loro passività è messa in relazione con la pretesa apatia dèi negri, la debolezza con la frivolezza, l'instabilità con l'isterismo, l'amo-' re per il concreto con il materialismo (gli uomini, si sa, amano l'astratto). Come in un gioco di specchi, questi giudizi non rivelano che le debolezze e le frustrazioni del sesso forte. Cambia la realtà solo chi ne ha. paura: fin quando saranno vessate sulla carta, le donne potranno essere sicure del dominio psicologico sui loro compagni «dalla fantasia da adolescenti ». Roberto Giardina

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