Lotta contro la morte il ragazzo che si è dato fuoco per l'auto
Lotta contro la morte il ragazzo che si è dato fuoco per l'auto Lotta contro la morte il ragazzo che si è dato fuoco per l'auto Iniezioni di morfina per alleviare le atroci sofferenze (Dal nostro corrispondente) Genova, 25 marzo. Bruno Mandich, lo studente di 19 anni che dopo essersi inzuppati gli abiti di kerosene si è dato fuoco perché il padre gli aveva negato l'auto, lotta contro la morte. Le sue condizioni sono sempre gravissime: stasera, per la seconda volta, gli è stata praticata la « dialisi peritoneale», cioè la purificazione del sangue, per supplire alle funzioni del rene. I medici non si pronunciano, ma le speranze di salvare il ragazzo sono scarse. Il suo corpo è coperto per il quaranta per cento da ustioni di primo, secondo e terzo grado; per alleviare le sue sofferenze, che sono atroci, non c'è che la morfina. Disteso nel letto della camera 41 dell'astanteria di « San Martino », sotto la tenda ad ossigeno. Bruno Mandich è bendato fino al tora¬ ce; anche le braccia e le mani sono avvolte in garze. Ha il viso gonfio, tumefatto, irriconoscibile. Ogni tanto si assopisce, ma geme quasi initerrottamente. « Ho sete, tanta sete », continua a ripetere. Un'infermiera gli ha messo fra le labbra una cannuccia immersa in una bottiglietta di aranciata, ma il ragazzo l'ha respinta. « No, no — ha detto' con un filo di voce — voglio bere dalla bottiglietta ». Al capezzale di Bruno, vegliano il padre e la sorella. Nel corridoio dell'Astanteria, parenti, amici, compagni di scuola. « Perché lo ha fatto », si chiedono angosciati, incapaci di convincersi che da un motivo banale sia potuta nascere la tragedia. Chi conosce Bruno da anni dice: « E' sempre stato un ragazzo con la testa a posto, il suo gesto rimane inspiegabile. Forse voleva soltanto spaventare il pa¬ dre, forse non sapeva che il kerosene, a contatto con la fiamma dell'accendisigari, lo avrebbe trasformato in una torcia ». Il prof. Amedeo Dalla Volta, ordinario di psicologia presso l'Università di Genova, ha cosi interpretato lo sconcertante episodio: « Bruno Mandich appare come uno di quei giovani che chiamiamo instabili, o meglio "inconclusivi ", in quanto non riescono ad affermarsi. Si tratta quindi d'uno stato di frustrazione cui l'individuo reagisce in maniera aggressiva rivolgendosi contro la sua stessa persona». «Quanto al modo del tentato suicidio — ha concluso il cattedratico — questo è indubbiamente legato ad un'azione suggestiva. Infatti, dopo i roghi di Praga, in molti altri Paesi si sono ripetuti suicidi analoghi per le cause più diverse ». f. d.
Persone citate: Amedeo Dalla Volta, Bruno Mandich
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