Centinaia di miliardi varcano le frontiere di Mario Salvatorelli

Centinaia di miliardi varcano le frontiere Con i «corrieri delle valute» dall'Italia alla Svizzera Centinaia di miliardi varcano le frontiere In 48 ore le lire — uscite illegalmente — vengono trasformate in capitali stranieri pronti ad essere investiti sui mercati internazionali (Dal nostro inviato speciale) Lugano, 24 marzo. Le banche dì Lugano non cercano d'attirare l'attenzione. In centro si vedono le filiali delle « grandi »: Unione banche svizzere. Società di Banca svizzera, il Credito, la Banca di Stato. Ma le quindici banche lodali, bisogna andarle a cercare dietro la piazza della Riforma, in un intrico dì viuzze, dove ì banchi degli ortolani invadono ì bassi vortici, tra un negozio di moda e uno di orologi. Si entra in un piccolo portone, dove la targa della bancanon è più grossa di quella di un avvocato, si prende l'ascensore, si sale al secondò o terzo piano e si entra nel « salone » degli sportelli. Questa che visitiamo è già una buona banca, anche se forse non è di quelle che in questi ultimi tempi hanno acquistato macchine speciali per contare più in fretta le banconote da 10 mila che affluiscono dall'Italia. Perché, mai come in queste operazioni sui . capitali, il tempo è denaro. Ecco come avviene il giro che coinvolge buona parte (circa un terzo) di quei 200 e più miliardi che escono ogni mese dall'Italia: oltre 300 in gennaio e, come vedremo, assai più in febbraio e marzo. Un corriere delle valute, di solito un ticinese, che svolge questo lavoro da serio e onesto professionista, un po' come un fattorino di fiducia, parte dall'Italia con il suo carico di banconote. Non occorre essere ercoli: "un biglietto da 10 mila pesa un grammo, un milione un etto, dieci milioni un chilo (se le banconote sono usate, un dieci per cento in più). Il corriere attraversa la frontiera a Ponte Chiasso (i doganieri fanno il loro lavoro coscienziosamente, ma sono pochi e le automobili, con doppio fondo o sema, molte) e deposita le lire o a Chiasso o a Lugano. Immediatamente il denaro viene contato, per non perdere neppure un giorno d'interessi che, in queste operazioni, inciderebbe fortemente sul guadagno. Poi le lire, ormai entrate a far parte dei depositi della banca svizzera, vengono da questa spedite con plico postale urgente in Italia e accreditate sul conto aperto a nome della banca svizzera presso le banche di Ponte Chiasso, di Como o di Milano. Così possono essere subito convertite in dollari o franchi svizzeri e impiegate all'estero, per esempio nei cosiddetti depositi fiduciari, quelli che, vincolati da otto giorni a tre mesi, oggi ricevono un interesse dell'8 o del 9 per cento. E' il cosiddetto, «hot money», denaro caldo, per i mercati internazionali dei capitali, nel giro dei quali le nostre lire, uscite appena 48 ore prima dall'Italia, sono entrate ufficialmente a tutti gli effetti. Questo è uno dei canali per l quali scorre, con flusso crescente, il derw.ro italiano che va all'estero) 1584 miliardi nel '66, 1879 nel '67, circa 2400 nel '68. Naturalmente, ci sono anche i capitali che entrano, per cui la differenza negativa, agli effetti della nostra bilancia dei pagamenti, non è così imponente. Però, dai 280 miliardi dì attivo nella voce « movimento di capitali» nel 1964, siamo passati al passivo di 843 miliardi l'anno scorso. E quest'anno, se dovesse continuare come in gennaio (saldo passivo dì oltre 147 miliardi), supereremmo di molto i mille miliardi. Quali sono i motivi di queste uscite di capitali? Gli esperti ne indicano quattro: 1) timori di carattere politico-sociale; 2) trattamento fiscale che scoraggia l'investimento in azioni italiane, mortificando l'azionista con lo « schedario », unico al mondo: 3) l'esistenza di più alti tassi d'interesse pagati all'estero a chi ha capitali da investire; 4) l'acquisto di partecipazioni in società italiane sotto l'aspetto giuridico di cittadino o Società straniera. Anche quest'ultimo è in sostanza ufi mezzo di difesa dall'anagrafe azionaria: sì vendono le azioni in Italia, si esportano capitali all'estero, si riacquistano le azioni sotto nome straniero, depositandole, per esempio, a Lugano, protette dal segreto bancario e, pagando la cedolore secca del 30 per cento riservata agli strunieri, protette anche dalla schedatura. In Italia si calcola che un venti per cento del capitale complessivo delle società figuri come straniero: di questo, la metà è « svizzero ». Negli ultimissimi mesi, dei motivi che abbiamo elencato, i primi tre hanno avuto un forte sviluppo all'insù, l'ulti¬ mo ha agito in senso inverso, aggravando la debolezza delle nostre Borse. Si è preferito, infatti, da parte di molti che possedevano, sotto etichetta straniera, azioni.italiane, « liberare », vendendo i titoli, ì loro capitali per investirli in impieghi ritenuti più interessanti. Vedremo in un prossimo servizio come l'uscita di capitali si è sviluppata, a tutti i livelli, dàlia famigliola che esce con il milioncino a testa, permesso dalla legge, al grande giro della finanza internazionale. Mario Salvatorelli