Anche Sholochov parla di Lager

Anche Sholochov parla di Lager PREMIO NOBEL E "SCRITTORE DEL REGIME„ NELL'UNIONE SOVIETICA Anche Sholochov parla di Lager La « Pravda » pubblica brani del suo ultimo romanzo - La maggiore colpa attribuita ai collaboratori di Stalin (Dal nostro corrispondente) Mosca, 13 marzo. Michail Sholochov, premio Nobel per la letteratura con Il placido Don e vate del regime, ha affrontato nel suo ultimo libro il tema dei campi di concentramento staliniani. Per il secondo giorno consecutivo, la Pravda oggi pubblica un brano del l'antefatto di Combattevano per la patria, una trilogia a cui il sessantaquattrenne scrittore lavora dal '43, e di cui è apparso finora solo il volume di mezzo. Nella parte pubblicata il protagonista, un generale appena liberato, racconta le pene sofferte in uno di questi campi: la denutrizione, le piaghe causategli dal freddo, la mancanza di assistenza medica, la spietata disciplina. I problemi di fondo, la degradazione umana, la violazione della libertà, le respon¬ sabilità dei governanti, il ruolo di Stalin non sono toccati in questo estratto. Esso termina mentre il generale si prepara a discuterli col fratello. La Pravda promette il seguito per domani. Secondo indiscrezioni trapelate questa sera, Sholochov denuncia duramente i campi di concentramento, attribuendone la principale responsabilità non a Stalin, ma ai suoi collaboratori: e soprattutto non li ritiene un motivo sufficiente per abbandonare il comunismo o metterlo in discussione. Un atteggiamento ben diverso da quello di Solzenicyn, l'autore di Una giornata nella vita di Ivan Denissovic e Reparto cancro. In ogni caso l'antefatto di Combattevano per la patria rivestirà un'importanza straordinaria nella polemica in corso sul neo-stalinismo. E' la prima volta, dopo 11 XXIII congresso del partito del 1966, che un'opera « inficiale » affronta un tema di tale importanza dalle pagine della Pravda. A dire il vero, poco più di un mese fa si diffuse la notizia che Sholochov non riusciva a pubblicare il suo iibro perché troppo « krusceviano ». Pare che lo scrittore abbia censurato qualche passo dell'opera, ma abbia anche protestato personalmente con Breznev, Kossighin e Podgorny. L'antefatto di Combattevano per la patria rispecchierebbe dunque la linea ufficiale. La parte finora pubblicata si riferisce al 1942-'43 ed è centrata sulle figura di un giovane soldato, Nikolaj Strelzov, che ha lasciato il kolkoz per lottare contro i tedeschi. L'antefatto è invece un romanzo civile: ambientato nel '41, racconta la scarcerazione del fratello di Nikolaj, 11 ge¬ nerale Aleksandr Strelzov, il suo ritorno in famiglia e la successiva partenza per il fronte. Il 4 ottobre scorso, descrivendo questo personaggio, le Izvestia scrivevano: «Comunista convinto. Il generale è une di coloro che. superando qualsiasi prova, non perde mal la sua fede ». Nell'estratto reso noto dalla Pravda i due fratelli si trovano di fronte dopo la lunga e dolorosa separazione. Nikolaj osserva che Aleksandr è molto cambiato: è diventato abile, tra l'altro, in piccole riparazioni casalinghe. Ma ecco i punti più interessanti. « Ho Imparato a fare il calzolaio nel campo» racconta il generale. « Certo alla Accademia Frunze non ce lo Insegnavano. Ma in quell'altra accademia in quattro anni ho appreso tante cose: lavoro da calzolaio, so costruire stufe, e anche come falegname mt la cavo. Non c'è male senza bene, fratello. Solo che si pagava cara questa scienza in quelle condizioni ». In un altro brano Aleksandr mostra a Nikolaj le gambe piene di lividi: « MI sono guadagnato questa bellezza nel campo. Ho preso freddo perché le scarpe che ci davano non ci riparavano molto.- Ne sono venuti fuori del foruncoli. Stavo per crepare, e non per le plaghe, ma per denutrizione. SI sa. chi non lavora non mangia o, meglio. gli viene ridotto ti rancio che è già piccolo. E come potevo lavorare se non mi reggevo sui piedi? Alcuni compagni mi passavano qualcosa del loro rancio... E i foruncoli Il ho fatti scomparire strofinandoli con cenere di tabacco. Un rimedio più efficace non si trovava, lì. Comunque sono guarito, anche se da allora ho un paio di gambe da leopardo ». e. c.

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