Metà dei fiori in Italia sono coltivati ad Imperia

Metà dei fiori in Italia sono coltivati ad Imperia Occorre un piano organico per tutelare il settore Metà dei fiori in Italia sono coltivati ad Imperia Un'attività che dà lavoro a circa 60 mila persone su 226 mila abitanti - Il valore totale annuo della produzione nazionale ammonta a circa novantadue miliardi (Dal nostro inviato speciale) Imperia, 3 marzo. Metà dell'area che in Italia è destinata alla coltivazione dei fiori si trova nella provincia di Imperia. Le serre ed i campi di garofani « in piena aria » che si estendono dalla riva del mare fino alle colline, conferiscono a sanremesi ed imperiesi il ruolo di capitale della floricoltura italiana. Per citare le cifre esatte, rappresentano il 45,97 per cento dell'area floricola nazionale e il 92,90 per cento di quella ligure. Dal mercato dei fiori di Sanremo partono ogni mattina a migliaia le caratteristiche ceste di garofani per tutte le piazze europee: una attività che dà lavoro a circa 60 mila persone sui 226 mila abitanti della provincia. Altre 60 mila persone sono occupate nel settore in Italia. Negli ultimi trent'anni, la superficie nazionale coltivata à fiori si è più che raddoppiata, passando da 3960 a 8142 ettari, ai quali devono essere aggiunti 499 ettari coltivati a piante per profumeria: gelsomino, rose di macchia, lavanda ecc. L'espansione è stata più forte nelle province che si affacciavano per la prima volta alla floricoltura che nell'Imperiese, dove già trent'anni fa il territorio coltivato a fiori superava i 2700 ettari. La provincia di Imperia allora rappresentava i due terzi della floricoltura italiana, ora è scesa alla metà'. C'è chi dice con una punta di amarezza: « Mentre andavamo avanti, cioè miglioravamo ed estendevamo le nostre colture, siamo andati indietro ». Altri, con più ottimismo, osservano: « Siamo pur sempre la metà della floricoltura nazionale ». Sono, comunque, bandite le posizioni campanilistiche. Quattro anni fa, per iniziativa del presidente della Camera di Commercio dottor Emilio Varaldo, del perito agrario Settimo del Tozzotto di Pesoia e del dott. Renzo Ardizzone, Imperia ha promosso la costituzione di un organo nazionale di collegamento presso il ministero dell'Agricoltura « allo scopo di portare all'attenzione degli organi centrali il settore floricolo che era quasi sconosciuto ». Hanno aderito all'ente oltre ad Imperia, le province di Savona, Genova, Torino, Milano, Varese, Como, Firenze, Lucca, Pistoia, Napoli; Roma, Cagliari e Palermo. Segretario dell'ente è il dott. Ardizzone, che presiede anche la commissione consultiva per la floricoltura presso l'istituto per il commercio estero e fa parte del gruppo di esperti italiani presso il Mercato comune europeo. I problemi del settore sono numerosi. Un primo inquietante interrogativo riguarda le dimensioni. che dovrà assumere la floricoltura italiana. « Le coltivazioni — dice il dott. Ardizzone — si stanno estendendo in regioni nuove quali la Puglia. Mancano però studi reali su quanto potrà crescere in futuro il consumo di fiori. L'espansione delle aree coltivate è un bene o un male? Elargire dei contributi con troppa facilità non significa illudere dei coltivatori e creare speranze che potrebbero anche non trovare riscontro nella realtà? E' vero che l'Italia è all'ultime posto in Europa per il consumo di fiori: 1487 lire all'anno per abitante, contro le 5781 dei tedeschi, 5100 dei belgi, 2216 dei francesi e 2182 degli olandesi. Però la battaglia sui mercati internazionali si fa sempre più serrata ». II segretario dell'organo di collegamento dei floricoltori italiani prosegue: « Tenendo conto di questa prospettiva, non sarebbe più utile potenziare le coltivazioni delle province a chiara vocazione fioricola? Oggi solo un quinto delle coltivazioni nazionali sono sotto vetro, cioè in serra. Siamo il paese del sole, però è sufficiente che la temperatura scenda a cinque gradi sopra zero per alcune notti consecutive per distruggere, sulla nostra Riviera, milioni di garofani non protetti dalle serre ». E' un grosso patrimonio da difendere. Il valore totale annuo della produzione floricola nazionale ammonta a circa 92 miliardi di lire di cui 55 miliardi e mezzo, pari al 60,12 per cento, provengono dalla provincia di Imperia. Serre e campi di garofani coprono tutto l'arco da Ventimiglia a Sanremo ed Imperia. A Santo Stefano ed a Riva, la floricoltura è in forte sviluppo; a Dolcedo, San Bartolomeo e Fermo Ligure, è in atto la parziale conversione dei terreni coltivati ad ulivi. La fio ricoltura si estende sino ad Andora e nella piana di Albenga. L'introduzione della varietà dei garofani america¬ ni detta « Sim » ha creato dei problemi che ora si cerca di risolvere. Si è estesa la virosi che non attacca i « Sim » ma colpisce le varietà mediterranee caratteristiche della nostra Riviera. Si tratta di difendere questa varietà con la preparazione di un numero sufficiente di talee sane. I privati non hanno attrezzature adatte per un'iniziativa del genere. L'unico ente in grado di svolgere questo compito è l'Istituto professionale agricolo di Sanremo, che deve essere potenziato. Il 70-80 per cento dei floricoltori sono proprietari della terra che coltivano. Si tramandano il mestiere ed i segreti di padre in figlio. Però ■ niiimiiiiiiMiiiiiiitii iiiimiiiiiiniiii è finito il tempo delle improvvisazioni empiriche. Occorre svolgere una vasta opera e studiare provvidenze adatte per convincere i genitori dell'utilità di far frequentare ai figli corsi di specializzazione. Oltre a quello esistente di Sanremo, la Camera di Commercio ha preso l'iniziativa, con l'amministrazione provinciale, per realizzare a Sanremo od a Taggia un mercato della superficie di 15 mila metri quadrati, capace di ospitare ogni mattina i quattromila floricoltori che affluiscono dalla provincia. Il mercato dovrebbe essere dotato di camere di disinfestazione, di ampi parcheggi, dì raccordo ferroviario ed au¬ iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiimiiMiimiiii tostradale; comporterà una spesa di oltre due miliardi. Per dare vigore alla floricoltura della provincia di Imperia, bisognerà affrontare anche il problema dell'irrigazione: « In estate — dicono i contadini — l'acqua contiene sale per infiltrazioni marine e rovina le coltivazioni »; provvedere ad una rete di strade interpoderali che sostituiscano le attuali mulattiere e consentano lo sviluppo della motorizzazione con la conseguente riduzione dei costi; affrontare, infine, in modo organico il problema dei trasporti terrestri ed aerei. Sergio Devecchi csntdncgtlgnsaFsdbiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii luminili iitiiiiiiii

Persone citate: Ardizzone, Emilio Varaldo, Renzo Ardizzone, Riva, Sergio Devecchi