«Il convitato di pietra» all'Auditorium della Rai di Massimo Mila

«Il convitato di pietra» all'Auditorium della Rai L'OPERA DI DARGOMIZKI DIRETTA DA BARTOLETTI «Il convitato di pietra» all'Auditorium della Rai Il compositore russo musicò il testo di Puskin, sul «Don Giovanni» Cade quest'anno il centena- nrio della morte di Alessandro dDargomizki, ricco signore brusso che faceva musica per mdiletto, ma con' solidissima cpreparazione professionale, rNon avendo bisogno di gua- Ddagnarsi da vivere con le no- te, poteva pagarsi il lusso tdi fare esperimenti d'avan- mguardia, come Gesualdo da SVenosa due secoli e mèzzo pprima. Nel suo palazzo di mPietroburgo ospitava 1 giova- Gni contestatori dell'epoca — pBalakirev, Mussorgski, Rim- iski-Korsakov — i quali con- lsideravano la sua musica col rrispetto dovuto & chi offre mlargamente il tè, i pasticci- gni e magari la vodka; e in realtà ci trovavano ed assorbivano i fermenti d'una larga conoscènza internazionale che quello s'era procurato coi suoi viaggi in Europa, mentre loro, la musica di Wagner e di Verdi, di Berlioz e di Liszt, dovevano per lo più leggersela faticosamente negli spartiti pervenuti sulle rive della Neva. Morendo,.il nobil signore,] che al teatro russo aveva già dato una vivace Russalka, tedecisa tra le opposte mete del romanticismo tedesco e. del realismo russo, lasciava un'altra opera assai diversa e audace, nella quale s'era proposto di musicare tale e quale, senza mutarci una virgola, il testo del Convitato di pietra di Puskin, testo che il poeta aveva concepito quale dramma autonomo, non certo come un libretto d'opera. La distruzione dell'aria e il superamento delle forme chiuse fanno di quest'operina un caso sorprendente di pionierismo musicale: un'esperienza parallela a quella wagneriana, ma del tutto indipendente. Senza dubbio, assai più modesta nei risultati. E' stato detto giustamente che non si sa come descrivere quest'opera se non per via d'esclusione, attraverso una filza di negativi: dicendo, cioè, quello ch'essa non è. Non ha ouverture, non presenta sviluppo dialettico dei tempi, non procede per scrittura contrappuntistica, non ha nemmeno un tentativo di melodia sufficientemente estesa per éss~ere~ Ticónoscibile come entità tematica. Con l'eccezione, si capisce, delle due canzoni di Laura, antica amica di Don Giovanni, ch'egli ritrova con gusto al suo ritorno in Spagna da un prudenziale esilio: Laura è di professione una cantatrice, e l'azione esige appunto ch'essa canti delle canzoni. Come scrisse Gavazzeni, questa è un'opera che si ser- ve di materie esatte e minu- tìssime: « temi, frammenti dì temi, accordi e ritmi». Ar- mato di queste armi microscopiche, il compositore si misura con la sottigliezza psicologica di Puskin, e non c'è da stupire se la sua statura si rivela inferiore a quel la del poeta. Particolarmente nell'incontro di Don Giovanni con Làura e nel rapido riaccendersi della vecchia passione nei due amanti, come per un'irresistibile e mai intermessa concordia carnale, la musica fa decisamente naufragio. La sfrontatezza in cantevole di quella cortigia na diciottenne vive nella po- tenza carattefizzatrice delle parole di Puskin, non nell in-certa buccia melodica di cuiDargomizki la riveste. Vanno meglio le cose nelterzo quadro, fin dal magi-strale monologo in cui DonGiovanni, travestito da frate,attende Donna Anna pressola tomba del Commendatore(di cui Donna Anna qui 6 lagiovane vedova, non la n-glia); e nell'mcalzante corteg-giamento del libertino, comenell'ondeggiante civetteria diDonna Anna, s'esplica unacapacità di penetrazione nel-le regioni oscure del senti-mento e del senso, che lamusica dell'Ottocento affer-mava in confronto a quelladel secolo precedente. Naturalmente si tratta diun'opera eminentemente sinfonica, cui la strumentazionedi Rimski - Korsakov prestauna smagliante veste orchestrale. Il canto resta confinato ad una declamazionefatta di intervalli, assai piùche di temi e melodie veree proprie. Qua e là anchenella traduzione italiana sopravvivono inflessioni tipichedel melos russo, e spessosembra di sentire avviarsqualche splendida melodianel genere delle esortaziondi Boris allo Zarevic: ma 1 altesa è sempre regolarmente rapidamente delusa. Moltpnma di Ravel, Dargomizkpraticava già un rigorosmaltusianesimo della melodia- . , ,. . .. .Un'opera simile richiedmolti cantanti, disposti non svettare, e un granddirettore, capace invece dfare il demiurgo. L'ha avutofortunatamente, in BrunBartoletti, che ha messo ipiena luce le ricchezze dellpartitura: in particolare qugli episodi sinfonici dove sente mareggiare su e giù lscala esatonale, più tardtanto cara a Debussy, qut a simbolo del m naccioso Commendatore e della sua potenza d'oltretom ba, forse per una parafrasi modale delle scale diatoniche che solcano come folgo ri il cielo tempestoso del Don Giovanni mozartiano Bravi e disciplinati i can tanti: il tenore Wieslaw Och mann come Don Giovanni, Sesto Bruscantini come Le porello, Gabriella Tucci co me Donna Anna e il basso Giovanni Gusmeroli nella parte del protagonista, cioè il convitato di pietra, ossia la statua del Commendato re, che appare solo nell'ulti ma scena dell'opera. Un bel gruppo d'altri cantanti esau rlscono la loro parte nel pri mo atto (e ciò basterebbe a dichiarare la scarsa teatralità dell'opera). Sono il baritono Ladislaus Konya nella parte di Don Carlo, rivale di Don Giovanni nelle grazie di Laura, questa interpretata dal mezzosoprano Margarita Lilowa. Un monaco e due convitati sono interpretati dai bassi Giovanni Antonini e Paolo Mazzotta e dal tenore Florihdo Andreolli. Poca parte ha il coro, istruito dal maestro Maghini. Cordiali applausi a tutti gli interpreti. Massimo Mila

Luoghi citati: Europa, Gesualdo, Spagna