Attraversa il cervello la frontiera della vita di Angelo Viziano

Attraversa il cervello la frontiera della vita L'intervento a Firenze del prof. Negosky, padre della «rianimazione» Attraversa il cervello la frontiera della vita «Quando cessano le funzioni della corteccia cerebrale, la morte è irreversibile», ha detto il famoso scienziato sovietico che, durante l'ultima guerra, riuscì per primo a riportare alla coscienza sensibile un soldato considerato morto ■ Altre relazioni sono state tenute ieri dalla professoressa Ganelina di Leningrado, dagli italiani Mazzoni, Camilli e Gilli, dal francese Jouve - Anche Barnard presente al congresso internazionale DAL NOSTRO INVIATO Firenze, lunedi mattina. « La morte dell'uomo, come essere sociale, ha un carattere tipico che consiste nella cessazione irreversibile delle funzioni della corteccia cerebrale»; così ha esordito il prof. V. A. Negosky, direttore dell'Istituto di rianimazione dell'Accademia delle scienze di Mosca nella sua relazione, che ha aperto — dopo una introduzione del prof. Lapiccìrella, organizzatore e regista di questo convegno internazionale — la seconda giornata dei lavori del primo congresso sulla «Genesi della morte improvvisa e terapia di rianimazione». Il prof. Negosky, pioniere della rianimatologia, ha letto la sua relazione in lingua italiana. Da 35 anni, Negosky ha iniziato esperimenti su animali, ma il vero inizio della rianimazione risale al periodo di guerra. Si trattò di un soldato deceduto sul tavolo operatorio. L'intervento fu immediato; e — contro ogni speranza — l'uomo tornò in vita praticandogli la respirazione artificiale e pompandogli, contemporaneamente, sangue in un'arteria verso il cuore, cioè in direzione contraria a quella della circolazione sanguigna. L'uomo vive ancora. Da allora, la « rianimatologia» è diventata una scienza che interessa biologi, fisiologi, farmacologi, anestesisti, fisici, medici e chirurghi, una scienza che agisce all'estrema frontiera della vita, che sta decifrando le leggi della morte. Negosky le ha ampiamente analizzate. Epicentro delle cure immediate è la salvezza delle funzioni encefaliche, quindi delle zone cerebrali di comando e di pensiero, responsabili cioè non soltanto della vita vegetativa ma anche di quella dì relazione. Osservando casi di pazienti colpiti da infarto al miocardio con collasso, rimasti in vita per lungo tempo senza nessuna attività cerebrale e senza possibilità di ripristino, nonostante le terapie dì rianimazione usate, si è notato — ha proseguito lo scienziato russo — che se non si interviene entro un quarto d'ora dall'insorgenza dello stato di sofferenza cerebrale, causato da insufficiente aperto di ossigeno ver'lo astato di collasso in atto, non è più possibile risolvere lo stato di coma cerebrale Da qui la necessità di ria- nìmere il cuore con assoluta prontezza o supplirne, nel frattempo, le funzioni, prima che la morte clinica abbia lasciato il posto a quella biologica,-. >**r- La giornata congressuale dì ieri, presente anche Barnard giunto nella notte da Roma, è stata dedicata principalmente ai problemi della rianimazione. Molto importante, soprattutto per la vastissima casistica citata, è stato l'intervento della professoressa Ganelina, direttrice del laboratorio di cardiofisiologia dell'Istituto Pawlov di Leningrado, che Ita trattato il tema «Morte improvvisa nell'infarto miocardico e rianimazione ». Dopo aver detto che l'infarto del miocardio è la causa prima della morte improvvisa e che il suo esito può essere o la rottura del cuore o la fibrillazione ventricolare, la relatrice ha asserito che per una diagnosi precoce è necessario l'immediato impiego dell'elettrocardiografia, allo scopo di poter cominciare, al più presto, la terapia rianimatoria da farsi in apposito ambiente, con adeguata attrezzatura, e adeguato personale di assistenza: cioè nella «unità coronarica». Massaggio diretto al cuore, respirazione a bocca a bocca, defibrillazione elettrica rappresentano soltanto interventi d'urgenza. Una vera terapia potrà però aversi soltanto nelle cosiddette «unità coronariche»: ne ha trattato il prof. Mazzoni di Roma che ha auspicato una diffusione capillare di questi reparti particolarmente attrezzati. Qui la sorveglianza è totale mediante un continuo « monitoraggio » dell'elettrocardiogramma, della frequenza cardiaca, della pressione arteriosa e venosa. Il personale deve essere all'altezza del compito, gli apparecchi utilizzati sono quanto di più avanzato si è prodotto in questi anni. Ma, al primo allarme, fornito dalle apparecchiature elettriche di controllo, possono essere attuate, con immediatezza, le varie terapie di rianimazione secondo il caso. Nelle relazioni dei professori Cammilli, di Firenze, e Jouve, di Marsiglia, sono stati rilevati i successi della rianimazione cardiaca nell'arre sto circolatorio del cosiddet to « blocco atrio-ventricola re». E', questa, una malattia cardiaca caratterizzata da un rallentamento estremo dei battiti cardiaci, che può raggiungere, durante certe crisi, le otto o dieci pulsazioni al minuto, con conseguenze le tali. La prevenzione delle cri si è ora attuabile mediante il pacing cardiaco, cioè con l'innesto permanente di un apparecchietto che regola i battiti cardiaci secondo la frequenza normale. La giornata si è conclusa con l'intervento del prof. Gii li, dell'Istituto di medicina legale dell'Università dì Torino, il quale — nella sua relazione — dopo avere messo in risalto i mezzi moderni impiegati per dimostrare lo stato dì morte, si è riferito alle ultime discussioni in materia svolte sia in occasione dei trapianti avvenuti a Città del Capo, sia nel corso del congresso tenuto nel 1968 a Sanremo. Secondo il relatore, un paziente con attività cardiovascolare persistente ed elettroencefalogramma muto, anche se da molte ore, non può essere ritenuto morto; anche se permangono le sole funzioni vegetative, il paziente è da considerarsi vivente. La diagnosi dì morte, in definitiva, resta un problema aperto ancora a molte discussioni, non esistendo un accordo tra ricercatori, chirurghi e medici legali ed è in taluni casi affidata alla coscienza del medico che la esegue. Angelo Viziano Lo scienziato russo Negosky, autore della relazione di ieri

Persone citate: Barnard, Camilli, Cammilli, Gilli, Mazzoni