Ospite d'una famiglia in lite di Ferdinando Vegas

Ospite d'una famiglia in lite NIXON VISITA L'EUROPA NEL MOMENTO PIÙ' CRITICO Ospite d'una famiglia in lite (Ma anche a Mosca regna confusione, e la Cina si sottrae al dialogo con Washington) In appena due settimane, le prospettive del viaggio di Nixon in Europa sono già notevolmente mutate. La missione del Presidente s'inquadra sempre in una prima sistemazione generale della strategia politica della nuova amministrazione americana: prendere anzitutto contatto con gli alleati europei, riannodare poi il dialogo da super-potenze con l'Unione Sovietica e intanto esplorare anche le possibilità che sembravano aprirsi dalla parte della Cina. Secondo le regole della diplomazia classica. Nixon intendeva dunque agire su tutti e tre i fronti principa li della politica estera americana, si da potere svolgere un gioco mobile ed articolato, per cogliere ogni opportunità che gli si offrisse. Ma la direttiva cinese è stata subito bloccata, almeno per il momento, dalla de cisione di Pechino di sospen dere il 135c incontro tra gli ambasciatori, stabilito per il 20 febbraio a Varsavia. Le dichiarazioni di Nixon, che gli Stati Uniti non intendono ancora riconoscere il regime di Mao, possono spiegare benissimo il ripensamento cinese. E' anche probabile che i cinesi, abili diplomatici, abbiano ritenuto più conveniente che gli americani cominciassero a svolgere il gioco che si è detto, per riservare a se stessi il vantaggio della seconda mossa. A Pechino, ovviamente, interessa soprattutto vedere come si avvia il dialogo fra Mosca e Washington. Su questo scacchiere, che è il fondamentale per gli .Stati Uniti, si sono recentemente verificati sviluppi contrastanti: da una parte il colloquio tra Nixon e l'ambasciatore Dobrinin, il 19 scor so, un fatto di chiaro segno positivo; d'altra parte la nuova crisi di Berlino, sul versante negativo. Mosca e Washington si sono subito schierate ufficialmente, con energia, a sostegno della rispettiva Germania; ma sem bra evidente che, dietro queste mosse obbligate, permane nelle due capitali la vo¬ lontà di chiudere alla meglio l'incidente, sempre in vista dell'obiettivo essenziale, appunto la ripresa del dialogo. Se perplessità esiste negli Stati Uniti, essa è dovuta all'incertezza circa l'effettiva distribuzione del potere fra i dirigenti sovietici; dati i dissensi in corso fra gli uomini del Cremlino, si corre il rischio di aprire la trattativa, senza sapere chi abbia veramente autorità di parlare in nome dell'Unione Sovietica. Questa è dunque la situazione del fronte esterno della politica estera americana, mentre Nixon viene a visitare il fronte interno, cioè gli alleati europei. Anche qui. come a Mosca, regna una grande confusione, le ragioni di dissidio sembrano prevalere fra paesi che pure sono stretti da molteplici vincoli di alleanza. La crisi dell'Ueo e l'incredibile proposta di De Gaulle, tendente a distruggere il Mec, hanno ulteriormente aumentato la frizione tra Parigi, da un lato, Londra e gli altri cinque della Comunità, dall'altro; in particolare, hanno direttamente contrapposto la Francia e la Gran Bretagna, invitando cosi la Germania occidentale a tentare di manovrare tra l'uno e l'altro alleato. Nixon arriva pertanto in Europa come colui che, pieno di buone intenzioni, va a fare visita ad una famiglia di amici e si trova ad assistere ad una violenta scenata. E' facile immaginare l'imbarazzo dell'ospite, che non può fare fìnta di niente, ma neppure imporre di autorità 11 suo arbitrato. Così Nixon, che aveva fatto sapere di voler migliorare i rapporti franco-americani, è posto di fronte ad una nuova impennata di De Gaulle. la quale, scrive la Herald Tribune, suona di cattivo auspicio per l'esito della missione presidenziale. In cinquanta ore di serrati col loqui con tutti i principali dirigenti dell'Europa occi dentale, Nixon farà certa mente ogni sforzo per smen tire l'oracolo. Ferdinando Vegas