Spezzare la spirale tra inerzia e demagogia di Carlo Casalegno

Spezzare la spirale tra inerzia e demagogia Spezzare la spirale tra inerzia e demagogia Domani i tre partiti di governo completeranno la revisione della legge per la riforma universitaria; poi il progetto Sullo passerà al giudizio del Parlamento. Il governo mantiene la promessa di non perdere altro tempo, dopc i molti anni sciupati per inerzia, resistenza degli interessi minacciati, contrasti all'interno della maggioranza, agitazioni di professori e studenti. E' dal 1963 che si discute della riforma, e sempre sulla base del documento preparato allora dalla Commissione di indagine; un altro rinvio rischierebbe di provocare una grave crisi politica e di far cadere definitivamente l'Università nella paralisi e nel caos. Una riforma « sollecita e profonda» non è soltanto indispensabile per adattare l'istruzione universitaria alle esigenze della nuova società italiana; è l'unica speranza di riportare la pace negli Atenei. E' prevedibile che in Parlamento ci sarà, insieme con il dibattito degli esperti, una battaglia di partiti: nell'ordinamento universitario ogni scelta tecnica ha un valore politico e profonde conseguenze sociali. Il progetto Sullo potrà essere indubbiamente migliorato, ma offre una base concreta per una buona riforma, anche perché non pretende di creare la scuola perfetta per il .jaese di Utopia. Ci si deve augurare che non venga respinto sotto la duplice pressione dei conservatori e dei demagoghi, né deformato attraverso compromessi opportunistici. L'innovazione più vistosa e meno discussa, anche, se ardua da realizzare in un sistema già soverchiato dalla folla degli allievi, consiste nei tre gradi di laurea: diploma, laurea (di carattere professionale), dottorato di ricerca. La riforma di struttura più importante è l'istituzione dei Dipartimenti, centri essenziali per un moderno lavoro scientifico, accanto alle Facoltà, che il progetto non sopprime ma trasforma in organismi di pianificazione e coordinamento. Non sarà facile evitare conflitti o doppioni, nemmeno con una più precisa divisione di compiti; ma meriterebbe affrontare qualunque difficoltà, anche se i Dipartimenti servissero soltanto ad abolire gli istituti che molti cattedràtici si sono costituiti come feudi personali ed a realizzare dei nuclei ben funzionanti di ricerche interdisciplinari. La lotta più accesa, forse, sarà suscitata dal nuovo statuto dei docenti: ruolo unico, tempo pieno, libera docenza. E' arduo conciliare ragionevolezza e rigore, principi astratti ed interessi personali; sembra che il progetto Sullo non abbia trovato sempre il compromesso migliore. Si prevedono vari emendamenti; tuttavia ci sono alcuni punti che appaiono irrinunciabili: l'obbligo di un concorso nazionale per entrare nei ruoli di professore aggregato o ordinario; la necessità di imporre ai docenti, almeno entro certi limiti, la residenza insieme con il full Urne; la sollecita abolizione della libera docenza, per evitare che nel prossimo triennio questo titolo ambiguo sia distribuito a Valanga. Ma occorre essere consapevoli che nessuna legge potrà evitare gli abusi, se non interverrà anche una riforma del costume; e ci si può chiedere se quelle norme serviranno anche in Me¬ dicina, fino a quando non si creino rapporti diversi e più giusti fra le cliniche universitarie e gli ospedali. Altre innovazioni importanti sono previste nelle strutture politico - ammimstrative: Consiglio nazionale universitario, rappresentanze dei professori e degli allievi negli organismi direttivi, autogoverno degli Atenei. Il progetto Sullo si propone di infrangere l'attuale isolamento delle Università dalla vita economica e politica, e di offrire agli studenti il massimo di partecipazione compatibile con un minimo di ordine gerarchico. Giusti obbiettivi;, ma, a giudizio di alcuni esperti, ci sarebbe il rischio che i docenti, cioè i protagonisti più importanti della vita didattica e scientifica, finiscano col trovarsi in minoranza: potrebbero resistere alla pressione di interessi privati o politici? Il progetto governativo, comunque corretto, non è la riforma totale e definitiva dell'Università; può essère un avvio importante per la costruzione di un'Università nuova. Nessuna legge risolve tutti i problemi del presente e del futuro, ma.una buona impostazione consente che i difetti iniziali siano corretti con il tempo e l'esperienza. Uscire dall'immobilismo, spezzare con misu re concrete il cerchio delle resistenze e delle utopie, sembra l'unico mezzo per separare gli studenti che chiedono riforme dagli agitatori che vogliono la rivoluzione, e consentire la ripresa normale del lavoro. Dovranno seguire altre riforme: anzitutto quella dell'istruzione media superiore, dove si trova oggi il maggiore ostacolo alla « scuola per tutti ». Non può essere un lavoro breve od improvvisato, ma è interesse comune che sia affrontato con priorità assoluta. Le riforme scolastiche danno frutti a scadenza di decenni: le leggi di oggi condizionano il progresso futuro del paese. Carlo Casalegno

Luoghi citati: Atenei