Minacciano di gettarsi nel vuoto dal Colosseo di Luca Giurato

Minacciano di gettarsi nel vuoto dal Colosseo DRAMMA DI QUATTRO IMMIGRATI SENZA LAVORO A ROMA Minacciano di gettarsi nel vuoto dal Colosseo Sono tutti sardi - Due di essi hanno desistito dopo meno di un'ora Gli altri si sono arresi soltanto dopo quattro ore - Oggi saranno ricevuti dal prefetto che ha promesso loro una occupazione (Nostro servizio particolare) Roma, 18 febbraio. Quattro giovani sardi, tutti senza lavoro, sono saliti questa mattina in cima al Colosseo minacciando di gettarsi nel vuoto. Con questa protesta clamorosa, hanno voluto attirare l'attenzione sulle gravi condizioni economiche di molti immigrati sardi nella capitale. L'episodio ha avuto inizio alle 14,30; un'ora dopo, due dei giovani hanno desistito; alle 18.30 anche gli altri hanno abbandonato la sommità dell'anfiteatro, rinunciando alla protesta. « Per quanto tempo ancora bisognerà pagare il peccato d'essere nati nel Nuorese? » ha urlato uno dei giovani ai vìgili del fuoco giunti in forze, con decine di poliziotti, al Colosseo. I giovani sono: l'ex bersagliere Evelino Loi, di 24 anni, nato a Barisardo in provincia di Nuoro; Salvatore Cossu, di 26 anni, di Irgoli (Nuoro); Felice Siddi, di 26 anni, di Masullas (Cagliari) e Francesco Masia, di 27 anni, di Settimo San Pietro (Cagliari). Tutti sono stati condotti in questura. Domani saranno ricevuti dal prefetto Adami il quale si è impegnato a concedere un primo aiuto e a trovare loro un posto di lavoro. E' la quarta volta che l'ex bersagliere Evelino Loi minaccia di gettarsi nel vuoto: nel novembre scorso, il giovane salì su un cornicione della facciata di San Pietro, gridando che si sarebbe tolto la vita, durante la benedizione del Papa, se non gli avessero subito trovato un lavoro. « Questa volta » ha detto stamani Evelino Loi mentre i soccorritori, sotto gli occhi di decine di persone, tentavano di farli scendere « vogliamo parlare personalmente col Presidente della Repubblica o col Ministro del Lavoro Brodolini. Attendiamo promesse precise. Non vogliamo elemosine da nessuno. Chiediamo soltanto un lavoro che ci consenta di vivere decorosamente ». « Scendete » rispondeva il maggiore dei vigili del fuoco Roma, che è sempre stato presente a tutte e quattro le clamorose proteste di Evelino Loi « scendete e i vostri desideri saranno esauditi ». Durante i dialoghi, sempre drammatici, con i giovani sardi, vigili e poliziotti hanno più volte tentato di scalare i dieci metri di mura che dividono un « terrazzo » di sostegno, dove si trovavano, dalla sommità del Colosseo. Tentativi inutili: ad ogni balzo, i giovani hanno sempre minacciato di gettarsi nel vuoto. Quando, per primi. Siddi e Masia sono scesi, si sono tro- vati intorno un centinaio tra funzionari, agenti, carabinieri. Sotto, molti curiosi, tutti assiepati intorno alle autoscale dei vigili del fuoco, hanno applaudito. Spirava un vento gelido. Qualcuno si è fatto avanti con una boccetta di liquore: « Al freddo siamo abituati », ha detto Siddi con un sorriso amaro. Evelino Loi è sceso per ultimo. Come ì suoi amici, indossava pantaloni di velluto e maglione, senza soprabito. Nel marzo del '64, egli si arrampicò sul terrazzo del carcere di « Regina Coeli », dove stava scontando una condanna per furto. Identico gesto, quasi un anno dopo, nel carcere di Viterbo, dove era stato rinchiuso per estorsione. « Tutti mi vogliono male, anche voi », gridò ai vigili del fuoco, « ora sono stanco ed ho deciso di farla finita ». Luca Giurato Evelino Loi, uno dei quattro giovani saliti sulla sommità del Colosseo, osserva il compagno Salvatore Cossu che scende aiutato da un vigile del fuoco (Tel. Ansa)