La scienza riscopre le piante medicinali
La scienza riscopre le piante medicinali Alla ricerca di nuove droghe La scienza riscopre le piante medicinali Una recente spedizione nelle foreste vergini dell'Amazzonia - Riproduzione sintetica di sostanze naturali La foresta interessa ancora la medicina. In quest'epoca di incalzante progresso nel campo dei farmaci sintetici la ricerca di nuovi principi attivi racchiusi nei segreti scrigni di piante a noi sconosciute, ma delle quali si servono certe tribù primitive per scopi vari, in verità non può ancora dirsi anacronistica. Può anzi ritenersi foriera di impensabili risultati terapeutici in mali che pure oggi resistono a tante cure. Scoprire nuove droghe insite in piante esotiche significa, d'altronde, individuarne formule, analizzarne « modelli » offerti dalla genuina natura per una successiva ricostruzione sintetica. Da questa, inoltre, i «maghi» della moderna chimica potranno partire per attuare — come hanno già fatto in precedenti circostanze — le modificazioni strutturali più utili, in accordo con le esigenze della clinica. Ci sono, dunque, ancora oggidì scienziati che, seguendo nuovi corsi turistici con un certo animo di esploratori, assecondano ed attualizzano tanto interesse. Un piccolo gruppo di essi ha, pertanto, ora compiuto un viaggio di straordinaria durata a bordo di un hovercraft SRN.6 lungo il Rio Negro e l'Orinoco, nell'Amazzonia. Ha stabilito un primato turistico con quel mezzo; ma ha altresì raccolto piante utilizzate da tribù che vivono in remote foreste del Brasile ancora allo stato primitivo e che, per decotti, infusi e tisane provenienti da foglie o scorze o radici di tali arbusti o erbe o alberi, traggono vantaggi salutari. Mr. Conrad Gorinsky, diret- tore della spedizione odierna, ed i suoi collaboratori del St. Bartholomew's Hospital Medicai College, di Londra, stanno ora decifrando il loro bagaglio erboristico, ove pare ci sia davvero qualcosa di promettente. Possiamo frattanto dire che tra le varie piante importate (una dozzina), una detta yopo, produce semi che gli Indi polverizzano e fiutano al pari di tabacco da naso, traendone effetti allucinatori. Ora si spera che la loro proprietà drogante sia sfruttabile in medicina nel cocktail delle cure di certe turbe mentali. Nell'emporio del Gorinsky figura anche un alberello che gli indigeni chiamano caapi e della sua corteccia si servono per accrescere la loro energia e smorzare la sensazione di fame. Con particolare interesse dovremo seguire i risultati delle indagini su un altro arbusto che si ritiene dotato di proprietà antiemorragiche, sì da far preludere a un rimedio contro l'emofilia, da affiancare ad un « fattore » di recentissima scoperta. Ci duole, però, che la spedizione inglese non abbia potuto fornirsi di campioni della scorza di frutti di un albero sud-americano. L'uso di tale scorza avrebbe valore anticancro. Il lettore si sarà accorto che nei confronti dell'attendibilità di certi effetti di nuove piante esotiche prospettate come medicinali usiamo un doveroso riserbo; ma ciò non intende attenuare la convinzione della possibilità di prossime valide scoperte in tale settore. Le ricerche vanno, anzi, incoraggiate e finanziate. Si guardi ora più a fondo in Amazzonia se si vuole e ancor si perlustri in boschi e foreste anche della Cina e dell'India. A proposito di quest'ultima terra favolosa potrebbe bastare un ricordo personale. Quando in Occidente, qualche lustro fa, a proposito della cura della ipertensione sanguigna, si osannava ai primi risultati positivi della reserpina, un alcaloide della rauwolfia serpentina, che è pianta allignante sulle pendici dell'Himalaya, mi trovavo nel Kashmir. Orbene, il professor Chopra dell'Università di Calcutta, mi affermava allora che quel principio attivo si sarebbe potuto sfruttare anche nella terapia della pazzia, secondo le esperienze empiriche dell'antica medicina indiana ayurvedica, fatta appunto con la popolare radice della rauwolfia. E ciò non tardò, infatti, ad avverarsi poi con la prescrizione della droga scientificamente isolata e purificata. a. v.
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