Stalin fu un buon stratega? di Ennio Caretto

Stalin fu un buon stratega? Venticinque anni fa la liberazione di Leningrado Stalin fu un buon stratega? La slampa sovietica continua la riabilitazione del dittatore come condottiero militare - Ancora nel '66 lo storico Nekric incolpava Stalin per l'impreparazione dell'esercito e le avanzate tedesche - Oggi di lui "Kommunist" scrive: « Possedeva un vasto orizzonte strategico, sapeva guidare l'azione delle truppe » (Dal nostro corrispondente) Mosca, 7 febbraio. Venticinque anni fa, liberata Leningrado, i sovietici attaccavano i tedeschi su sette fronti diversi. Il 1" febbraio 1944 la disfatta di Hitler diventava inevitabile. Le truppe russe del fronte di Volkhov, agli ordini del generale Meretzkov, si trovavano a soli 15 chilometri dalla frontiera dell'Estonia. Quelle di Kaniev, il comandante del primo fronte ucraino, premevano su Korsun (i tedeschi vi avrebbero lasciato 55 mila morti, 18 mila prigionieri, 10 mila autoveicoli e 400 aerei). A sud incalzava Rokossovski, l'eroe del fronte bielorusso, e oltre ancora Zukov. che avrebbe poi conquistato Berlino. Era la settimana che Leningrado impazziva di gioia. Dopo l'assedio dei mille giorni, l'antica capitale degli zar riceveva di nuovo cibo, medicinali, vestiario, materiale da costruzione. Erano sgombrate le strade dai cadaveri e dalle macerie. Le donne, che avevano fatto funzionare il leggendario stabilimento Kirov, finalmente riposavano. I bombardamenti, la fame, il freddo, lo scorbuto avevano ucciso oltre un milione di persone. Nei parchi, si vedevano ancora i campi di cavoli piantati due anni prima. Sul Lago Ladoga, la cui superficie gelata aveva sopportato il peso di una ferrovia d'emergenza, pattinavano i bambini, e barche piatte scivolavano con le vele al vento. La stampa sovietica viene adesso ricordando l'odissea di Leningrado in numerosi articoli: memorie di guerra, atti politici, testimonianze civili, documenti. Leggendo, incontro spesso il nome di Stalin, mai quello di Kruscev. Tre anni fa, lo storico Nekric incolpava il dittatore dell'impreparazione sovietica e dell'avanzata tedesca. Adesso, almeno come comandante militare, Stalin è stato completamente riabilitato. Si smentisce il famoso giudizio di Churchill: « La salvezza venne dalla forza, dal numero, dal coraggio, dalla te7iacia della gran madre Russia. Ma quanto a strategia, attività politica, previdenza e competenza, Stalin e i suoi commissari s'erano rivelati i- più grandi allocchi della seconda guerra mondiale ». L'articolo più indicativo mi pare quello di Kommunist, l'organo teorico del Comitato Centrale del partito comunista sovietico. Kommunist esamina le memorie, uscite tutte di recente, di cinque grandi generali: Meretzkov, Kaniev, Rokossovski, Grecko (attuale ministro della Difesa) e Shtemienko (capo di Stato maggiore del Patto di Varsavia). Questa è la sua conclusione: « Nei loro ricordi, gli allora comandanti di fronte affermano che il comandante supremo dava retta alle opinioni dei suoi subordinati e le prendeva in considerazione quando erano espresse con convinzione e con fondatezza; e che egli possedeva un vasto orizzonte strategico, sapeva afferrare l'elemento essenziale e decisivo della situazione, e formulare con precisione l'obiettivo e la direzione principale dell'azione delle truppe ». Rokossovski, Meretzkov, Kaniev, Grecko e Shtemienko — rileva Kommunist — furono in contatto personale con Stalin per l'intero arco della guerra. Meglio di altri possono quindi giudicarlo: « Tutti coloro che hanno parlato di difetti staliniani come capo militare hanno falsato la realtà. Questi generali, con tutti i tratti contraddittori e complessi del suo carattere, ne fanno un ritratto positivo. Le loro memorie, esaminate nell'insieme, offrono una ricostruzione organica della sua condotta bellica. Non rimane neppure una pietra delle affermazioni irresponsabili circa la sua competenza militare, il suo modo di dirigere le operazioni "con l'aiuto del mappamondo", la sua presunta intolleranza per le opinioni altrui e circa altre fandonie simili riprese e diffuse dai falsificatori di storia borghesi ». Kommunist polemizza qui con Kruscev (quella del mappamondo fu una battuta sua). Ma gli osservatori vedono nel l'articolo anche qualcos'altro: un omaggio ai generali col cui appoggio Kruscev fu deposto ed un riconoscimento della loro nuova autorità. Nel venticinquesimo anniversario della liberazione di Leningrado, emerge dalla storiografia russa questo fatto: il delicato equilibrio tra il potere politico e quello militare dell'Armata Rossa incomincia ad alterarsi. La bilancia sembra doversi spostare dalla parte dei marescialli. Forse il pas¬ so più significativo è quello in cui Kommunist approva apertamente quanto scritto da Rokossovski su Zukov: « In Zukov tutto traboccava talento, energie e certezza della propria forza. Egli possedeva in abbondanza tutte le doti necessarie per un grande condottiero ». Tra Kruscev e Zukov, com'è noto, vi fu guerra fredda. Zukov, forte dei debiti di riconoscenza contratti nei suoi confronti dal leader del Cremlino, aveva introdotto nell'esercito importanti riforme a partire dal '55. Aveva incominciato col dare il ban¬ do ai politruk, i funzionari del partito incaricati del controllo politico a livello della compagnia; aveva poi resa facoltativa per i soldati e gli ufficiali l'istruzione ideologica; quindi nell'aprile del '56 aveva esortato i suoi subalterni ad essere « prima di tutto soldati e poi uomini politici ». La destituzione di Zukov da ogni incarico decisa da Kruscev nell'ottobre del 1957 segnò il capovolgimento della situazione. L'accusa rivolta al maresciallo fu quella di « aver tentato un'azione diretta per escludere il control¬ lo del partito e del governo sulle forze armate »; o, come fu detto più popolarmente, di « bonapartismo ». Oggi, mentre-la lealtà della polizia segreta è assoluta, quella dell'Esercito, della Marina e dell'Aviazione incomincia ad essere messa in dubbio da qualcuno degli esponenti del partito. Può darsi che il Cremlino sia già sul punto di dover fare buon viso a cattiva sorte, e tentare di accattivarsi le simpatie dei marescialli più influenti, per evitare un peggioramento della situazione. Ennio Caretto

Luoghi citati: Berlino, Estonia, Leningrado, Mosca, Russia