I turbamenti del giovane Toerless tra crudeli compagni di collegio

I turbamenti del giovane Toerless tra crudeli compagni di collegio ili eelebre romanzo di MMsii giiunge sitilo schermo I turbamenti del giovane Toerless tra crudeli compagni di collegio Un film efficace diretto da Schloendorff - « La notte del giorno dopo », giallo con Marion Brando (Centrale) - Presentando 1 turbamenti del giovane Tòrless, il torinese « Cinema Centrale d'Essai » non poteva cominciar meglio il suo secondo anno di attività. A Cannes, dove apparve nel '66, questo film fu giudicato una delle opere più significative del giovane cinema della Germania occidentale di questi ultimi anni; e poco importa se il suo autore, il giovane Volker Schlondorff, non mantenne poi del tutto le promesse contenute in questa trasposizione sullo schermo dell'omonimo romanzo di Robert Musil. Trasposizione che è poi ben altro, ossia una lettura staccata quanto attenta del libro stesso, visitato nei suoi simboli latenti. Il pregio del film di Schlondo; ff è così di essere doppio: descrive in termini realistici gli anni di collegio del giovane protagonista, ma significa molto di più, annunzia un pauroso futuro collegiale, quale si è poi avverato con la dittatura nazista, o più irremovibilmente, con quel che s'usa chiamare «universo concentrazionario». Ma veniamo ai « turbamenti » del ragazzo Tòrless, che sono quelli generici dell'età adolescente (la donna in primo luogo, qui rappresentata da Barbara Steele, una Venere ad uso dei goliardi), e in maggior misura quegli specifici di una triste permanenza in un collegio per ragazzi di buona famiglia, situato in una squallida campagna di una provincia austro-ungarica. Questi ultimi si assommano nell'impressione provata dal civilissimo e ragionatore Tòrless (che ha dell'« uomo senza qualità » in nuce) nel vedere i trattamenti che due compagni perversi, Reiting e Beineberg, infliggono al condiscepolo Basini, colpevole di aver rubato, per istigazione del suo creditore Reiting, del denaro a Beineberg, e ora tenuto egualmente in pugno dall'istigatore e dal derubato alleatisi ai suoi danni; trattamenti così complicatamente crudeli e sadici, da preannunziare quella disumana tecnica del male su cui il nazismo e regimi affini hanno | fondato e fondano la lóro potenza. Si è detto che questo bieco i episodio di vita collegiale prospetta sul futuro. Sicché la reazione del ragazzo di fronte ai torturatori e al torturato (il quale chiede aiuto alla sua gentilezza) è agli antipodi di quella lineare e scattante che avrebbe un eroe deamicisiano. Anzi la sua non è reazione, ma un angoscioso ristagno, entro cui gli si oscura la distinzione del bene e del male, e tutto gli diventa materia di dubbio. Come dire ch'egli prova, in mezzo all'orrore, una punta di fascino. Tosto che ne è consapevole, il bravo ragazzo la rigetta, e nell'occasione che gli insegnanti si sono riuniti per giudicare del caso Basini, dà corso alla propria indignazione morale (indignazione di vedere come persone normali possano trasformarsi in carnefici); il che gli frutterà l'espulsione dal collegio in cui non si è saputo « integrare » come invece hanno fatto perfettamente i due aguzzini. Il tema della brutalità collegiale è tutt'altro che nuovo; lo diventa qui, in virtù di ima visuale simbolicc-profetica che fa di essa brutalità un inferno accettato e quieto. Così sentito in termini allegorici, il film, interpretato dal giovane Matthieu Carrière, volutamente inamidato, si fa apprezzare anche da chi avverte quanto c'è di troppo cupo e compiacentemente sadico, in tutta la vicenda e anche di approssimativo nonostante la truculenza degli effetti, nel rendere le difficili psicologie di quei dannati ragazzi di buona famiglia. Notevole la colonna sonora di Hans-Werner Henze, uno dei più noti compositori tedeschi contemporanei. •k * (Corso) — La figliuola di un riccone è rapita all'aeroporto parigino da una banda di quattro, in cui ella riconosce una delle due hostess. Trasportata in un villino su una spiaggia deserta, e intanto che ha preso il via la faccenda del riscatto, riuscirà la piccina, per l'appunto in minigonna-sprint, a salvarsi dalle mire del « capo », un maniaco sessuale? Niente può essa sperare dalla hostess, una drogata, né dall'apatico fratello di lei; ma qualcosa, se mai, dal quarto e meno pravo rapitore: un giovane che ha fatto la partè dell'autista e altro dovrà fare, ma che disapprova quell'impresa per invincibile diffidenza verso il caporione. Infatti, dopo che il povero padre avrà portato a termine un suo elaboratissimo calvario di ricattato (il quale si mangia due terzi del film), quel feroce fa piazza pulita dei complici per appropriarsi tutto il malloppo; ma naturalmente gli sfugge l'autista, che vendica i compagni non solo, ma anche lo stupro commesso in extremis dal bestione sulla ragazzina. La quale nel rendere grazie al liberatore, vede, infelice lei, il film ricominciare da capo: sicché si può anche credere che tutto sia stato il sogno di una teen ager proclive alle commozioni forti. Ma altrettanto lecita è l'interpretazione letterale, ch'ella muoia davvero su quel risvolto onirico. Quello che invece non dà luogo a dubbio è che La notte del giorno dopo, prodotto e diretto da Hubert Cornfiel in combinazione coi francesi, testimonia, con la sua deprimente artificiosità rincrudita da ambizioni figurative, la crisi in cui versa il « giallo » cinematografico da poi che ha creduto bene, per suggestioni di « nouvelle vague », di annettersi il morboso e l'ambiguo. Temiamo sia questa la ragione che ha indotto lo schizzinoso Marion Brando ad accettare il ruolo dell'autista. Ma ha sbagliato i conti: la falsificazione investe soprattutto lui, che ammaccato e stinto dagli anni che passano per tutti, ha rimediato un « falso giovane » (specie nei primi piani) che ha molto della mummia-beat. Gli resta, per chi se ne contenti, il piglio di « mostro sacro », qui al servizio del nulla. Meno colpiti i più modesti Jess Hahn, Richard Boone, Pamela Franklin (la rapita) e Rita Moreno. 1. p.

Luoghi citati: Cannes, Germania