La doppia cultura

La doppia cultura La doppia cultura (Come scrivere la storia della scienza) L'interesse per la considera-' zionc storica della scienza è cresciuto negli ultimi decenni: sono aumentate le pubblicazioni di storie generali o specifiche delle discipline scientifiche, le edizioni e traduzioni di « classici » e non mancano i progetti di integrazione delle prospettive storiche nell'insegnamento scientifico di ogni livello. E' un interesse rivolto non solo ai « risultati » delle scienze, ma anche alla formazione delle teorie, ai loro sviluppi in molte direzioni, ed ai fallimenti non meno che alle riuscite: si tratta, cioè, di una « storia della scienza » in cui i due concetti di «storiai e di « scienza » non sono giustapposti in maniera estrinseca, bensì connessi perché sono intimamente legati gli oggetti che essi denotano. Ciò non sarebbe possibile quando con «Storia» e «Scienza » si intendesse qualcosa di mitico e superumano: l'attuarsi di un disegno predeterminato di cui gli uomini sarebbero solo gli strumenti e il disvelarsi di una verità in sé per la quale la ricerca umana sarebbe irrilevante. Ma se « storia » è l'insieme dei tentativi avventurosi degli uomini, cioè la vicenda dei loro successi e dei loro scacchi, e « scienza » è conoscenza garantita obiettivamente nella sua validità, allora la storia della scienza diventa possibile, perché è la scienza stessa che ha una intrinseca storicità: è il risultato dell'impegno dei ricercatori, l'insieme delle risposte ch'essi propongono e in cui si esprime, senza mai esaurirsi o concludersi, la loro esigenza di verità. Carattere di tale storicità è la possibilità dell'errore. « Un vero su fondo di errore, tale è la forma del pensiero scientifico »: la frase di Gaston Bachelard non è un paradosso, ma l'indicazione di qualcosa noto da sempre ai ricercatori scientifici e di cui, tuttavia, certe concezioni positivistiche o idealistiche della scienza e della storia impedirono spesso di prendere sufficiente consapevolezza. Nella nostra epoca è la stessa scienza, con le sue « crisi », che ha messo in luce il proprio carattere di impresa umana, con i limiti, i ri schi e la non assolutezza che le sono inerenti: di qui il si gnificato profondo del ravvi vato interesse per la storia della scienza. Il diffondersi di tale interesse è qualcosa di positivo anche per la ricerca scientifica in atto. Ogni specialista conosce certo la storia dei problemi che affronta, ma non sufficiente ciò per operare con mentalità storica; spesso lo specialista è vincolato alle me todologie più recenti, scambiando per assolutezza la loro funzionalità: la scioltezza e la libertà mentale che condizionano l'originalità della ricerca possono essere grandemente agevolate, invece, dal contatto con la storia della scienza che ne mostra il carattere tentativo e mai definitivo, che rivela, nella continuità delle ricerche, quelle svolte critiche e quelle modificazioni concettuali che sono la molla delle innovazioni più significanti Così la storia della scienza può operare in modo efficace anche sul piano metodologico, di là dai limiti della pur necessaria specializzazione, La considerazione storica della scienza ricolloca inoltre questa nell'ambito delle comuni dimensioni dell'operare umano. E ciò è molto importante in un'epoca come la nostra, in cui specializzazione e tecnicismo sono preminenti nella ricerca scientifica, sì da far sentire come dilaceranti anche sociologicamente, la frattura e l'opposizione tra le cosiddette « due culture », la scientifica e l'umanistica. La contrapposizione è spesso ar tificiosa e dipendente da pre giudizi circa la superiorità del l'una o dell'altra forma di attività umana; ma il pericolo di una eccessiva frammentazione e incomunicabilità de piani culturali sussiste, e la storia della scienza può con tribuire ad evitarlo, perché permette l'incontro sul piano comune in cui si costituiscono tutte le forme della civiltà. Quale tipo di storia della scienza può soddisfare esigen¬ ze tanto importanti? Pare si debba escludere come inadeguato quel criterio storiografico che si potrebbe chiamare della « catena di verità », pur adottato da tante storie tradizionali: la disposizione della scoperta delle singole verità in una successione che sfocia, necessariamente, nella verità attuale della scienza contemporanea. In questa prospettiva nteressano solo le scoperte e non le vie, facili o tortuose, attraverso .cui vi si è giunti; si compilano repertori cronologici in base al presupposto di ciò che la scienza « è » o deve essere »: si arriva così a dei testi che interessano poco il tecnico impegnato nella ricerca in atto e ancor meno il non tecnico che si trova innanzi una serie di verità senza storia. Altrettanto inadeguato, del resto, pare il criterio « erudito » della storiografia scientifica. E' certo indispensabile la raccolta filologicamente scrupolosa dell'informazione e del materiale documentario; ma per sollevarsi sul piano storico è necessario anche uno sforzo interpretativo che connetta i documenti con universi concettuali sempre più ampi. Come l'accumulo di osservazioni non dà scienza sperimentale senza un'ipotesi, così l'accumulo di fatti, senza progetto interpretativo, non dà storia. La storia della scienza è una storia di idee che deve saper connettere i concetti scientifici con i condizionamenti politici, sociali, ideologici. E le difficoltà ch'essa deve affrontare sono rese ancor più complesse dal fatto che gli specifici problemi scientifici da esaminare sono di un duplice tipo: da un lato, quelli propriamente tecnici, risolvibili con gli strumenti concettuali che sono il patrimonio scientifico di una data epoca, dall'altro, quelli che riguardano la validità, la possibilità e il significato di questi stessi strumenti concettuali. La storia di una questione scientifica, specie di quelle che segnano svolte critiche di fondo, è sempre, al tempo stesso, una storia della scienza e della filosofia della scienza. Si prenda, ad esempio, la rivoluzione astronomica avviata da Copernico con il passaggio dal geocentrismo all'eliocentrismo. Certo lo storico dell'astronomia partirà dall'esame di quel problema tecnico del moto retrogrado dei pianeti e della sua interpretazione matematica, che l'astronomia moderna aveva ereditato da quella classica. Ma la comprensione del copernicanesimo (delle opposi zioni e della sua lenta diffusione) sarebbe inadeguata se il problema tecnico non venisse inserito in un contesto più ampio: l'instaurazione di nuove strutture concettuali e di nuove concezioni globali del l'esperienza e della realtà. Copernico, riprendendo una lunga tradizione platonica neoplatonica, non chiede all'interpretazione matematica dei moti celesti soltanto di « salvare i fenomeni », ma esige semplicità ed armonia nella matematica stessa, perché scorge in essa la struttura del reale. Di qui l'esigenza dei copernicani di trasformare la ri cerca fisica — celeste e terrestre — da qualitativa in quantitativa. E la rivoluzione con cettuale si estende anche in altri campi: la congiunzione medioevale della visione cristiana del mondo con la cosmologia geocentrica, fa sì che la crisi di quest'ultima comporti una revisione dell strutture teologiche, metafisiche e morali. Una storia della scienza, globale o settoriale, condotta in modo adeguato, è momento indispensabile per la comprensione della civiltà umana Ecco perché, in una fase di rinnovamento della nostra scuola, i progetti per favorir ne l'insegnamento vanno guardati con molta simpatia. Ma la storia della scienza è difficile da fare e da insegnare e se le riforme non debbono essere soltanto cartacce, è op portuno preparare i mezzi e gli uomini per tale scopo: nel le Università italiane, attualmente, non esistono cattedre di storia della scienza, al d: fuori di un piccolissimo nu¬ mero di cattedre di storia della medicina. Ed è necessario, in primo luogo, che gli studiosi di discipline umanistiche e scientifiche sappiano ravvivare in sé lo spirito della collaborazione interdisciplinare, rompendo il fascino di certi schemi nella classificazione delle attività umane, forse funzionali nel momento in cui furono elaborati, ma che ora gravano in modo bloccante. Francesco Barone 4 » i m ti Rita Levi Montalcini e Pietro Angeletti nel laboratorio dell'Istituto superiore di Sanità, a Roma. In collaborazione con l'Università americana di St. Louis, vengono condotte esperienze sul sistema nervoso degli scarafaggi (Tel.)

Persone citate: Copernico, Francesco Barone, Gaston Bachelard, Pietro Angeletti, Rita Levi Montalcini

Luoghi citati: Roma