Una nuova istruttoria chiesta per il Vajont

Una nuova istruttoria chiesta per il Vajont Ai Tribunale dell'Aquila parlano i difensori Una nuova istruttoria chiesta per il Vajont Secondo i legali degli imputati, non è esatta la perizia presa in esame dal giudice istruttore - Se la richiesta fosse accolta, il processo dovrebbe essere sospeso (Dal nostro inviato speciale) L'Aquila, 21 gennaio. Tutti coloro ai quali viene contestata la responsabilità per la sciagura che ha distrutto Longarone hanno chiesto ai giudici del Tribunale che l'istruttoria venga annullata e sia compiuta una nuova indagine. E' la prima battaglia che la difesa ha ingaggiato contro l'accusa. Ieri l'aveva iniziata l'aw. Luigi Devoto, nell'interesse dell'ingegner Roberto Marin; oggi l'hanno proseguita gli avvocati Giuseppe Zuccaia, per il prof. Augusto Ghetti, Luigi Degli Occhi, per l'ing. Almo Violin, e Luigi Malipiero per l'ing. Dino Tonini. Domani con il medesimo proposito interverranno il prof. Giovanni Conso, per l'ing. Nino Biadene, e il prof. Giuseppe De Luca, per l'ing. Pietro Frosini. Quali sono gli obbiettivi che i difensori intendono raggiungere con questa massiccia iniziativa contro la perizia geologica, secondo la quale avrebbero potuto essere contenute le conseguenze della frana che, abbattendosi nel bacino artificiale del Vajont, ha sollevato la massa d'acqua (25 milioni di metri cubi) precipitando nella valle del Piave ed uccidendo 1900 sventurati? La perizia del prof. Floriano Calvino di Padova, del prof. Marcel Roubault di Nancy, del prof. Alfred Stucky di Zurigo e dell'ing. Henry Gridel di Parigi costituisce, per gli imputati, il pericolo maggiore. Le sue conclusioni sono state: 1) nessuno ha valutato bene la compattezza della frana che stava scivolando a valle; 2) una precedente frana, sia pure di piccole dimensioni, avvenuta nel novembre 1960, avrebbe dovuto indurre a previsioni pessimistiche; 3) avrebbero dovuto essere prese delle misure necessarie per salvaguardare le vite umane. In precedenza, però, un'altra perizia, che il giudice istruttore ha ritenuto non soddisfacente, era giunta a diverse conclusioni. Secondo il prof. Ardito Desio, il prof. Joos Cadish, l'ing. Carlo Morelli, l'ing. Michele Gortani « i tecnici non potevano prevedere nulla », « la velocità della frana raggiunse improvvisamente i cento chilometri orari » e « nessun mezzo umano avrebbe potuto essere predisposto » per evitare la sciagura o le sue conseguenze. Per gli imputati, la perizia esatta è quest'ultima e non l'altra. L'obiettivo dei difensori è chiaro: o indurre i giudici del Tribunale a disporre una terza perizia, prospettando delle questioni procedurali che dovrebbero convincerli a ritenere prive di validità giuridica le conclusioni del prof. Calvino e degli altri tre tecnici stranieri, o porre in rilievo le ragioni per cui a questa perizia non dovrebbe essere dato alcun crisma di attendibilità sotto il profilo tecnico. Se i giudici del Tribunale ritenessero nulla la perizia, e quindi la sentenza istruttoria, bisognerebbe interrompere il processo, e disporre una nuova istruttoria. Se si tiene presente che sono stati necessari cinque anni e tre mesi per completare l'indagine della quale si sta discutendo, il resto è facile ad immaginarsi mentre la prescrizione avanza a passi da gigante. Quali sono le ragioni per cui l'istruttoria, secondo i difensori, è da considerarsi nulla? Oggi gli avvocali Zuccaia, Degli Occhi e Malipiero hanno ali'incirca sostenuto la medesima argomentazione: gli imputati non sono stati messi nelle condizioni di difendersi. Il prof. Augusto Ghetti, l'ing. Almo Violin e l'ing. Dino Tonini sono stati incriminati dopo la conclusione delle indagini peritali alle quali, quindi, non hanno potuto opporre le argomentazioni dei loro eventuali consulenti tecnici. E questo, nonostante che sin dall'inizio si pensasse a loro come a dei possibili, eventuali imputati. All'udienza hanno assistito anche 50 sopravvissuti o parenti di sopravvissuti alla sciagura, che ieri sera avevano proposto « un gemellaggio di dolore » tra Longarone e L'Aquila. Ed hanno seguito in silenzio le argomentazioni dei difensori. «Le indagini — ha osservato l'aw. Malipiero — hanno impegnato tanto tempo e 4 o 5 mesi, indispensabili per rinnovare la perizia, non arrecherebbero alcun danno, anche se comprendiamo l'angoscia che attanaglia i superstiti del Vajont. Ma è meglio che il processo sia normalizzato dall'inizio, piuttosto che mandarlo avanti e poi annullarlo in Cassazione ». Ma quando l'aw. Luigi Degli Occhi ha detto: « Se togliamo di mezzo la perizia, che cosa rimane del processo », una donna che ha perduto l'intera famiglia nella sciagura ha replicato seccamente: « I duemila morti, signor avvocato ». « Se si disturba ancora — è intervenuto severamente il presidente — sospendo l'udienza. Tutto ciò è incivile... » ed in aula è tornato il silenzio, g. g.

Luoghi citati: L'aquila, Longarone, Padova, Parigi, Vajont, Zurigo