I personaggi «moderni» di un pittore tradizionale

I personaggi «moderni» di un pittore tradizionale ARTI ED ARTISTI I personaggi «moderni» di un pittore tradizionale Non lontano dalla sessantina Piero Dalle Ceste si presenta con semplicità, modestia e fiducia per la prima volta nella sua vita al pubblico torinese in una mostra allestita presso il « Piemonte Artistico Culturale» (via Roma 260). Nel clima d'impazienza che contrassegna l'attività di tanti giovani artisti smaniosi d'affermarsi con risultati spesso' ancora immaturi, è un caso quasi eccezionale. Finora egli s'è dedicato in prevalenza alla pittura d'affresco, tecnico eccellente in questo campo: vaste, imponenti composizioni religiose sulle cupole e le pareti di chiese piemontesi, fra le altre di Bra. d'Ivrea, di Montanaro, di Altessano, di Caramagna, di Alba, di Verolengo, e poi pale d'altare, vetrate, mosaici fra Torino, Alessandria, Asti, Albenga; in lui, in questo veneto (nacque a Conegliano nel 1912) di corpo minuto che non parrebbe poter reggere alla dura fatica del dipingere a testa rovesciata sulle vertiginose impalcature, s'è rinnovata la fertilità dei Vacca e dei Gaidano. Un simile lavoro presuppone un mestiere sicuro (e il Dalle Ceste lo apprese dal suo maestro Enrico Reffo, torinese), una scioltezza esecu¬ tiva che sappia anche piegarsi alle esigenze del committente, le quali — quando si tratta di figurazioni sacre — non sempre concordano con la libertà invocata dall'artista. Ma il nostro — e lo si vede dal saggio di Via Crucis qui esposto — ha più volte saputo riunire « in sapiente equilibrio di disegno e di colore moltitudini di figure » inserendole felicemente, come scrive Bartolomeo Gallo nella presentazione della mostra, nelle architetture degli edifici che le accolgono: talora nobili architetture del Vittone. Quel tanto di convenzionalismo accademico che permane nel citato saggio è riscattato dal gusto pittorico dei vivaci particolari. Da ciò risulta chiaro che il Dalle Ceste è essenzialmente pittore figurista, esecutore di buoni ritratti femminili e infantili di cui subito s'intuisce la precisa rassomiglianza (qualità assai rara tra i ritrattisti d'oggi) però senza pedanterie calligrafiche, anzi trattati con grande spontaneità, immersi in una luce che si potrebbe dire impressionistica: ritratti che rivelano un'acuta comprensione dei soggetti; e la mostra vuole appunto indicare una maggiore disponi¬ bilità dell'artista, ormai maturo d'anni, alla pittura di cavalletto. A questa egli adesso dedica maggior tempo alternando la figura ad altri temi; ed è singolare che in questi suoi quadri, bozzetti, disegni appena toccati dal colore il Dalle Ceste appaia di gran lunga più « moderno » — rapido, sintetico, finissimo nelle limpide modulazioni luminose — che non nelle composizioni ad affresco. Un suo studio di testa fa addirittura pensare alla Laurencin. mar. ber.

Persone citate: Arti, Bartolomeo Gallo, Caramagna, Enrico Reffo, Gaidano, Laurencin, Vittone