La storia d'un satellite europeo

La storia d'un satellite europeo La storia d'un satellite europeo Come si è giunti alla crisi nel « progetto Eldo » - Il programma italiano prevedeva un satellite sincrono, utile per ricerche scientifiche e per le telecomunicazioni: ora si minaccia l'interruzione dei lavori già molto progrediti - Interessamento della Nasa - Che cosa potrebbe fare il governo Un bel cervello elettronico, che faccia i suoi calcoli e dica quale esatta porzione del reddito nazionale uno Stato dovrebbe assegnare, come « optimum », alle ricerche scientifiche, non è stato ancora inventato. Ma anche senza di esso sappiamo tutti che, se esiste un settore dove gli investimenti rendono, è proprio quello destinato allo sviluppo tecnologico. Gli americani guadagnano, esportando il « know-how », cioè insegnando il modo di adoperare certi strumenti, quasi quanto ricavano dalla vendita degli strumenti stessi. Cosi dicasi per i brevetti e per le licenze di costruzione. Altrettanto evidente è che, se per esempio i mezzi di Tizio non gli bastano per portare a termine un certo esperimento, gli converrà mettersi assieme a Caio, unendo le loro forze per l'obiettivo comune. Tutte cose belle e risapute, ma raramente messe in pratica. Basti pensare al caso dell'Euratom, un'istituto che si proponeva di rafforzare sempre più la collaborazione fra i Paesi della Comunità europea nel settore delle ricerche nucleari: si trattava, anzi si tratta, di portare avanti quel famoso « sfruttamento dell'atomo a scopi di pace » dal quale il mondo si attende la soluzione globale del problema « energia ». Se dalla bomba H si giungesse al controllo delle reazioni termonucleari, l'umanità avrebbe a sua disposizione una fonte d'energia assolutamente illimitata. Ma l'Euratom si è subito fissato un compito molto più modesto, quello di rendere immediatamente « competitivi » sul piano economico i reattori a fissione, quelli cioè della bomba A, tanto per dare un'idea; e fabbricare radioisotopi, e studiarne le possibili utilizzazioni e introdurre miglioramenti helle centrali nucleari di potenza e di ricerca, e preparare un personale tecnico all'altezza del compito. Eppure, già partito da un inizio abbastanza prudente, l'Euratom invece di andare avanti è andato indietro e tutti hanno presenti le recenti difficoltà, con gli scioperi di Ispra, più che motivati, e il compromesso faticosamente e poco soddisfacentemente raggiunto a Bruxelles. Se le ricerche nucleari piangono, quelle spaziali non ridono. Parliamo, è chiaro, dell'Italia e dell'Europa. Non pretendiamo che il poligono di Perdas de Pogu gareggi con Capo Kennedy o Baikonur, é non chiediamo che il satellite « San Marco » venga mandato a fare un giretto attorno a Venere. Ma è un fatto che le ricerche spaziali mostrano in grado elevatissimo quella che è una caratteristica essenziale del mondo moderno, il concorso di più discipline scientifiche e applicazioni tecnologiche per il conseguimento di un unico fine. Per il lancio di un razzo orbitale non basta avere un buon propellente, occorre portare a un livello di avanguardia metallurgia e chimica dei petroli, elettronica e matematica, computers e miniaturizzazioni, dinamica dei fluidi e teoria della combustione, comandi a distanza, misurazioni del tempo, rivelatori di errori e così via. Sarebbe quindi logico che Italia e Francia, Inghilterra e Germania cercassero di non restare troppo indietro in un settore che in certo modo assomma in Prototipo di satellite Eldo, disegnato e sul terzo stadio del vettore « Europa I » costruito dalla Fiat Aviazione, installato con gli scudi di protezione anti-termica sé tutti gli altri. Anche per rallentare.^e non frenare quell'esodo di cervelli verso l'America che preoccupa gli inglesi, e a- ragione, quasi più dell'esodo delle sterline (l'Italia, invece, resta olimpicamente serena). Il caso dell'indo, venuto alla ribalta in questi giorni per una decisione comunitaria che minaccia di mandare tutto a monte, è particolarmente indicativo. UEldo (il nome vuol dire European Launcher Development Organisation, cioè organizzazione per mettere a punto un razzo vettore europeo) è uno dei vari settori, insieme all'Ssro, in cui si articolano le ricerche spaziali europee. Vi partecipano, insieme con l'Italia, Inghilterra, Francia, Germania, Belgio e Olanda, nonché l'Australia che non concorre con mezzi finanziari ma mette a disposizione il poligono di Woomera sul suo territorio. Il « consorzio » risale al 1962, promotrice l'Inghilterra, che aveva già avviato e poi interrotto la realizzazione d'un razzo vettore proprio, destinato inizialmente a servire come missile per la bomba atomica. (Diciamo le cose un po' brutalmente, ma questa è la realtà nascosta sotto i veli delle belle maniere). Era il « Blue Streak », il razzo che con qualche modifica sarebbe stato il primo stadio del vettore europeo. Per il secondo stadio ci ha pensato la Francia: è il « Coralie » (derivato dal « Diamant 1 » e progenitore del « Diamant 2 ») anch'esso perfettamente inquadrato nei piani strategici del generale De Gaulle. Il terzo stadio, « Astriss », era compito della Germania, desiderosa di riguadagnare il temppperduto per le limitazioni imposte dai vincitori nell'immediato dopoguerra. L'Italia, da parte sua, aveva per compito di costruire il satellite da lanciare in orbita, con il motore di apogeo, adatto scudo termico e strumenti scientifici. Da quando è cominciato, il progetto Eldo ha subito avuto la vita difficile. Soltanto per ratificarlo, da parte dei vari governi, ci sono voluti tre anni. Il finanziamento inizialmente previsto (626 milioi ni di unità di conto, in pratica dollari) si è presto rivelato insufficiente, per la con¬ tinua lievitazione avutasi nei prezzi. Inghilterra e Francia, costruiti i loro razzi, hanno notevolmente ridotto l'interesse portato al progetto generale. Il piano italiano per un satellite che non fosse soltanto un « carico utile » da mettere in orbita ma recasse un concreto vantaggio permettendo il compimento di difficili ricerche di alta quota e potesse venire utilizzato per le comunicazioni (un po' sul tipo dell'«Intelsat») si è trovato in concorrenza con un progetto franco-tedesco per un loro satellite di comunicazioni, il « Symphonie ». E cosi il progetto italiano (il famoso Pas, Perigee - Apogee Satellite, 1 e 2) si trova sul punto di essere sospeso, o almeno ridotto in misura tale da non recare più quell'utile che sarebbe lecito attendersi. La conclusione è che ben difficilmente il Pas (ripetiamo, il satellite europeo costruito dall'Italia per comunicazioni ed esperienze scientifiche) potrà essere completato nell'ambito dell'Indo. Ma sarebbe assurdo interrompere i lavori, già molto avanzati, e ai quali partecipano una ventina di industrie fra le più progredite del nostro Paese, quali Montedison, Snia Viscosa, Finmeccanica, Fiat, Breda, Cge, Selenia ed altre. Le stesse autorità politiche italiane hanno riconosciuto l'esigenza di ultimare la realizzazione del Pas nel quadro d'un programma nazionale e con la collaborazione della Nasa per il lancio (che dovrà avvenire da una piattaforma subequatoriale per la immissione in un'orbita a 36 mila chilometri di quota, sincrona quindi alla rotazione della Terra). Ciò anche per l'importanza degli esperimenti scientifici da compiere. Si tratta di tre ordini di ricerca: un esperimento Carassa per le comunicazioni ad altissima frequenza, uno studio del prof. Pizzella sulle fasce di Van Alien ed un esperimento ionosferico del prof. Checcacci dell'Istituto per lo studio delle onde elettromagnetiche del Cnr. La parola decisiva spetta ora al Cipe, che si riunirà nei prossimi giorni. La soluzione appare essere una sola: mentre si cercherà di ricuperare i fondi (parecchi milioni di dollari) che non si dovrebbero più versare all'indo, ma indipendentemente da questa azione, si dovrà autorizzare il Consiglio Nazionale delle Ricerche a stanziare quei 10-12 miliardi di lire che sono giudicati necessari, nel giro di tre anni finanziari, per il completamento del Pas, fuori.dell'Indo. Ancora una volta si tratta di fare in modo che una preziosa massa di ricerche, già svolte, non vada perduta e soprattutto di rendere possibile al lavoro italiano di tenere il passo sulla strada del progresso scientifico e tecnologico. E' la sola che può permetterci di ridurre, o per lo meno non lasciare accrescere quel « gap » nei confronti degli Stati Uniti e dell'Unione Sovietica che costituisce la più grave minaccia per il futuro dell'Europa. Umberto Oddone La collaborazione internazionale non è sempre facile

Persone citate: Capo Kennedy, Carassa, De Gaulle, European Launcher, Pizzella, Umberto Oddone, Van Alien