Western americano secondo le regole

Western americano secondo le regole SULLO SCHERMO Western americano secondo le regole « La notte dell'agguato », di Robert Mulligan - « Le calde notti di lady Hamilton » Michèle Mercier ha cambiato personaggio ' (Vittoria) — Quando il western americano si ricorda di sé è ancora capace di far impallidire i surrogati europei. Ne è esempio probante La notte dell'agguato, dove la violenza non scende a particolari sadici, ma governa dall'alto una favola bene ordita e robustamente raccontata. Per linearità e vigore il film diretto da Robert Mulligan, ricorda quanto di meglio ha dato il « genere », da Mezzogiorno di fuoco al Cavaliere della valle solitaria, a Sentieri selvaggi (di cui riprende le implicazioni razziali); sebbene, per gustarlo, occorra armarsi di pazienza, come non accadeva di fare con quei modelli di più immediata tensione e meno contaminati d'ideologia. Per quindici anni Sam ha fatto da « guida » all'esercito. E' tempo ormai che sì riposi fra casa e campicello acquistati con sudati risparmi. Ma mentre si avvia alla nuova vita del Cincinnato gli attraversa la strada una donna bianca in affannosa fuga col suo figlioletto meticcio. Fuga da che? Dal padre del bambino, un sanguinario opache che dieci anni prima, distruttole la famiglia, l'aveva fatta prigioniera. Il bambino, frutto di quel forzato connubio, è fortemente affezionato al fiero genitore, e non apprezza punto che la mamma lo abbia strappato al nido e intenda restituirlo alla civiltà dei bianchi. Poiché il pellerossa insegue la preda come una procella, la donna chiede asilo a Sam, che non solo glielo accorda, ma s'innamora di lei, prendendo partito contro il feroce Kataua, il quale serve assai male la sua buona causa di padre orbato. Gli sviluppi della vicenda portano che i due uomini si debbano finalmente affrontare; e chi abbia la meglio è presto indovinato. Tuttavia sarebbe improprio parlare di « lieto fine », dopo tanta strage; e poi c'è il contegno del bambino, che misto di sangue era e tale resta, con gravi interrogativi per il suo futuro ' di « integrato ». Il pregio del film è di far sentire il problema sociale senza però insistervi a danno dell'azione e della stessa verisimiglianza, la quale vuole che gli uomini (non solo quelli del West) incontrino spesso e magari .superino problemi, che non sanno risolvere. Moderate le concessioni al patetico, il film si conserva asciutto come il suo paesaggio^ di rocce, e profondamente "assorto (ma senza pregiudizio dello spettacolo) nello studio del rapporto psicologico fra rappresentanti di razze diverse. Dopo la regìa, che sa conferire decoro anche a un prodotto artigiana-: le, è da lodare la calibrata interpretazione di Gregory Peck (un umanissimo Sam), l'intelligente « modestia » di Eva Marie Saint in una parte di santa donna ma alquanto infausta, la puntuale prestazione di tutti gli altri. * * (Nazionale) — Con Le calde notti di Lady Hamilton si ha l'impressione che si sia voluto, più che altro, dare alla bella Michèle Mercier un pretesto di « continuazione » all'esaurita serie delle « Angeliche »: mutati i panni (che del resto scarseggiano), le due eroine molto si somigliano e così pure i film. Dal nativo Essex, la bella Emma si trasferisce a Londra dove comincia a posare per un pittore; esordio appropriatissimo per colei che vuol farsi strada nel mondo con la sua bellezza. Ed eccola, uno scatto dopo l'altro, divenire la moglie dell'attempato Lord Hamilton, ambasciatore inglese a Napoli, e quindi amica del cuore dell'ammiraglio Nelson, incontrato alla corte di Ferdinando dì Borbone. E' la storia, insomma, di un « lancio » astutamente regolato da terra, ossia dall'inesauribile malizia femminile corroborata dai vezzi. A questi ha prevalentemente guardato il regista Christian Jacque, che, come già in « Angelica », ha fatto della cinestoria romanzata per il consumo di una platea sensibile al fascino delle contadinelle che salgono e delle scollature che scendono, allo sfarzo degli ambienti e dei costumi, e all'efficacia degli « effetti speciali » (la battaglia di Trafalgar in un catino), alla suggestione di grossi « nomi » riportati dai libri di scuola. Nel cast, oltre alla decorativa protagonista e più mossa di lei, Nadia Tiller (la regina Carolina), Ri¬ chard Johnson, Robert Hundar e John Mills (un azzeccato Hamilton). I colori aggiungono smalto al vivace spettacolo. 1. p.

Luoghi citati: Londra, Napoli