Sei zingari fermati a Leinì per l'uccisione dell'operaio

Sei zingari fermati a Leinì per l'uccisione dell'operaio GEI INTERROGATOSI CONTINUANO NELLA NOTTE Sei zingari fermati a Leinì per l'uccisione dell'operaio Particolarmente grave la posizione di due fratelli - Uno è il proprietario del cacciavite con cui gli assassini tentarono di forzare il cancello della casa dove vennero sorpresi - L'alibi del secondo smentito dalla moglie - L'autopsia ha confermato che la vittima morì schiacciata dall'auto (Nostro servizio particolare) Leini, 8 gennaio. L'autopsia ha confermato che l'operaio Pancrazio Savore di Leini è morto schiacciato dall'auto degli zingari che aveva sorpreso a rubare: gli assassini, dopo averlo tempestato di pugni, gli sono passati sopra con la macchina sfondandogli il torace. La morte è stata istantanea. In base alle testimonianze raccolte si è accertato che gli aggressori erano quattro: due giovani, uno biondo, robusto, l'altro bruno, con i capelli ricci, e due ragazze piccole e grasse. I carabinieri hanno fermato quattro girovaghi accampati in regione Fornacino, al confine fra i comuni di Settimo e Leini. Sono: Giovanni De Claudi, 27 anni, di Pavone; Angelo Narcisio, 26 anni, di Verotengo; Augusto Dellagaren, 24 anni; e Felice Laforè, 35 anni. Gli inquirenti ritengono che conoscano il nome degli assassini. Durante l'interrogatorio sono caduti in numerose contraddizioni. Particolarmente grave la posizione del Laforè. Sul luogo del delitto la polizia ha trovato il cacciavite con cui i ladri cercavano di forzare il cancello della vittima: ha il manico di legno intagliato. Gli agenti l'hanno mostrato alla moglie del Laforè, Margherita Narcisio, di 29 anni. Non ha avuto dubbi: «E' di Felice. O l'ha perso oppure glielo hanno rubato ». La Narcisio è stata portata in questura a Torino. La polizia ha completato l'anno scorso un censimento di tutte le tribù di zingari del Piemonte; controllando l'elenco, gli agenti si sono accorti che dalla carovana mancava il fratello del Laforé, Carlo di 38 anni. Il nome è stato segnalato a tutte le radiomobili. Ieri notte l'appuntato Natii della Mobile ha visto una « Giulia » di colore giallo fermarsi in via Artom dove c'è una carovana di girovaghi. Ne è scesa una ragazza, poi l'auto è ripartita. Interrogata la giovane! Giuseppina Narcisio,'20 anni, ha detto che la Giulia era guidata da Carlo Laforé. Dopo una battuta il giovane è stato sorpreso in un bar: ha seguito gli agenti fingendosi stupito. In questura ha ammesso di aver rubato la macchina la settimana scorsa a Carina: gnola. Il proprietario — Paolo Arrighi, aveva fatto denun eia ai carabinieri. Il dott. Montesano gli ha chiesto dove era il giorno del delitto, ha risposto: « Sono andato con mia moglie e mia cugina Ottavia Oberto a Settimo ». Ma la moglie — Margherita Narcisio — lo ha smentito: « Ieri sono rimasta tutto il giorno nell'accampamento ». Là stessa versione ha dato Ottavia Oberto. Carlo Laforè e Margherita Narcisio verranno portati nella notte a Ciriè dove proseguono da parte del colonnello De Luca gli interrogatori degli altri fermati. Nel corso delle indagini i carabinieri avrebbero scoperto che il Laforè è anche l'autore di un furto compiuto in agosto a Settimo: il dei-ubato — Nicolao Savat Airo — lo ha riconosciuto dalla fotografia. I militi di Pavia avrebbero trovato presso Stradella la Fulvia bianca sulla quale gli assassini sono fuggiti: era abbandonata sull'autostrada in costruzione fra Torino e Piacenza. Secondo gli inquirenti non è da escludere che gli autori del delitto di Leini siano gli stessi che tre anni fa, a San Salvatore Monferrato, massacrarono a bastonate una donna di 77 anni e il figlio di 45. Le vittime — Irene Torre e Mario De Giorgis — erano brava gente. Caduta l'ipotesi della vendetta, nessun rancore, nessun nemico, le indagini si erano orientate sulla rapina. Ma gli assassini non sono stati mai scoperti. c. s. 4 Carlo Laforè tra gli agenti in questura: è uno degli zingari interrogati ieri per il delitto di Leini