II Tu 144, eccezionale jet supersònico creato dalla «dinastia» dei Tupolev

II Tu 144, eccezionale jet supersònico creato dalla «dinastia» dei Tupolev Può trasportare centoventi passeggeri a 2300 chilometri Fora II Tu 144, eccezionale jet supersònico creato dalla «dinastia» dei Tupolev Due ingegneri russi, padre e figlio, hanno battuto «Concorde» e «Boeing» - Verso una rivoluzione nel settore dei trasporti aerei civili, come quando i reattori si sostituirono ai velivoli ad elica - Il continuo sviluppo tecnologico dell'Urss e le conseguenze nella vita sociale e nelle strutture industriali - Analogie e differenze con gli Stati Uniti Il grande aereo a reazione per il traffico passeggeri « Tu-144 », il cui prototipo si è levato nel cielo di Mosca, l'altro giorno, per il volo -di prova, è certamente una orgogliosa realizzazione della capacità tecnica e scientifica sovietica. Ma è anche qualcosa di più. E' il primo supersonico che potrà, entro il '70, entrare in regolare servizio sulle linee civili di tutto il mondo, battendo così sul tempo il franco-inglese « Concorde » e l'americano « Boeing 2707 ». Capace di trasportare 120 passeggeri ad una velocità di crociera di 2500 chilometri orari, esso apre una « nuova generazione » degli aerei civili, con una rivoluzione paragonabile a quella che vide il passaggio dai velivoli ad elica ai «jets». Così come i transistors hanno trasformato gli apparecchi radio e i circuiti integrati hanno semplificato i primi giganteschi cervelli elettronici rendendo accessibili i computers. L'Unione Sovietica è un paese che -sembra fatto apposta per un grande sviluppo dell'aviazione civile: distanze sterminate (da Brest Litowsk alla Camciatka, 10 mila chilometri), inverni lunghissimi e duri nei quali il traffico per treno o in auto è spesso impossibile. E' naturale (e vediamo la stessa cosa, per esempio, nel Canada) che ad un certo punto l'aereo diventi il mezzo più « logico » per viaggiare. Sulle linee aeree sovietiche c'è poco lusso, di fronte agli standards occidentali, e il rispetto degli orari non è mai eccessivo (si preferisce assicurare il massimo di sicurezza) ma i biglietti sono relativamente poco costosi, i velivoli talvolta antiquati, sulle linee minori, ma solidissimi. Nel 1962 le linee interne dell'Urss avevano raggiunto i 400 mila chilometri, si calcola che la rete sia raddoppiata entro l'anno scorso. La comparsa del « Tu-144 », un aereo senz'altro eccezionale per le sue prestazioni (quanto alla sua « competitività » non sappiamo quanto è costato) va considerata comunque, sullo stesso piano delle imprese spaziali, una manifestazione del boom tecnologico fattosi sempre più rapido nell'era post-krusceviana. Ma essa offre il destro anche ad alcune considerazioni sulla i nuova élite sovietica nella quale ai gerarchi del partito ed ai funzionari dei ministeri (la vecchia Russia dei cinòvniki, gli impiegati organizzati in casta, non è scomparsa del tutto) si sono ormai! affiancati e tendono ad assumere sempre più peso, i tecnocrati puri, gli ingegneri, gli scienziati dell'atomo, i I matematici. Gli aerei russi sono indicati, per tradizione, con le iniziali del progettista: Il è l'iniziale di Iliushin, Mig di Mikoyan e Gurevic (Artem Mìkoyan è il {rateilo minore del famoso rivoluzionario e membro del Polittturo staliniano Anastas), Tu \ sta per Tupolev. 1 1 Tupolev sono due\ padre e figlio. Il « vecchio!»," Andrei, è indiscutibilmerkte un genio nel campo delle cpstru- zioni aeronautiche, è l'uomo che ha creato il « Tu-104 », il « Tu-114 » (l'aereo che ha aperto la breve èra dei subsonici a reazione, in grado di trasportare 200 passeggeri da Mosca a New York in dieci ore, senza scalo, alla velocità di 900 chilometri orari). Sembra che sia stato ancora Andrei a tracciare le grandi linee del progetto per il prototipo presentato l'altro giorno. Ma al suo fianco lavorava come « costruttore capo » il figlio Alexei che ha praticamente assunto la direzione del Dipartimento per le costruzioni aeronautiche dell'Accademia delle Scienze, sistemato in un enorme palazzo al numero 14 della Prospettiva Lenin a Mosca. Con i due Tupolev siamo di fronte ad un esempio rappresentativo di quelle « dinastie tecnologiche » ormai abbastanza frequenti negli istituti e negli organismi industriali sovietici. E' un fenomeno simile, sotto taluni aspetti, alle dinastie che diremmo « classiche » del capitalismo statunitense (si pensi ai Ford) dove non di rado la direzione manageriale tende a mantenersi entro certi nuclei familiari o d'ambiente anche quando la proprietà azionaria venga ad essere frantumata in un elevatissimo numero di risparmiatori. Ed in questa nuova classe di managers-tecnocrati si sviluppa sempre più, sia in Russia sia in America (fatto comune si potrebbe dire ai Paesi tecnicamente e socialmente più avanzati) la tendenza verso il lavoro di squadra, il cosiddetto « team-work », con le decisioni collegiali, la pianificazione a lunga scadenza dei progetti, le analisi di mercato, la graduale decentralizzazione dei poteri decisionali (ricordiamo, per la Rus¬ sia, le idee di Libermann) a favore delle unità produttive periferiche, sia pure sempre nel quadro del più vasto complesso imprenditoriale. Si tratta di una direttrice irreversibile di sviluppo sociale imposta e condizio¬ nata dalla trasformazione tecnologica del mondo. Nuovi rapporti di lavoro, nuovi metodi d'istruzione, a poco a poco nuovo modo di concepire la vita. Molte cose, in Russia, sono cambiate dagli anni '30, quando Stalin teneva relegato al di là degli Urali, nel « Kombinat » di Magnitogorsk, il geniale e indisciplinato Andrei Tupolev. Il quale, spesso, era ospite del carcere. Usciva quando presentava al sospettoso dittatore il progetto di un nuovo aereo. Umberto Oddone L'ing. Andrei Tupolev, il grande progettista aeronautico sovietico (Tel.) L'impressionante «muso» del «fu-144» l'aereo supersonico russo per il trasporto di passeggeri. Spiccano sotto la gigantesca fusoliera le prese d'aria quadrangolari dei motori a reazione. Il «Tupolev» ha l'ala a delta (Tel. Tass)

Persone citate: Anastas, Andrei Tupolev, Artem Mìkoyan, Gurevic, Iliushin, Lenin, Mikoyan, Stalin, Umberto Oddone