TOUR : Merckx ha vinto tutto

TOUR : Merckx ha vinto tutto La corsa a tappe francese conclusa con il trionfo del belga TOUR : Merckx ha vinto tutto Il nuovo campionissimo Come i grandi assi del passato domina in tutte le specialità - Anche quando ormai era certo di vincere si è battuto senza risparmio, trascinando le folte all'entusiasmo - Il suo rivale più forte, Gimondi, ha deluso ma non ha potuto rendere al massimo dal nostro Inviato Parigi, lunedi matt. E' finito un Tour Importante, un Tour che poteva sancire In modo duro, forse definitivo, la crisi del ciclismo e che invece è riuscito a consacrare un nuovo «campionissimo», capace di ridestare entustasmi ritenuti ormai sopiti per sempre. E' meglio, in genere, che una competizione a tappe protragga a lungo la sua incertezza, con due o tre atleti che, almeno alle apparenze, si equivalgono; eppure questa volta la superiorità di Eddy Merckx ha rappresentato un elemento positivo, proprio in un momento delicato, quando il mondo della bicicletta era chiamato ad irrevocabile esame. C'era, per l'aria, il ricordo del Giro, l'atmosfera si turbava delle polemiche scoppiate per l'esito del controllo antidoping di Savona. Tirava vento di crisi, con la possibilità di nuove beghe per la questione scottante delle droghe nella sensazione che, se il Tour fosse fallito, come, in sostanza, era fallito il Giro, sarebbero stati guai seri. Ci voleva o una lotta aperta, accesa, apassionante, oppure ci voleva un personaggio In grado di monopolizzare l'attenzione. Il Tour del '69 ha fatto il miracolo. E' nato il « personaggio Eddy Merckx », il ciclismo, in un certo qual senso, è tornato Indietro nel tempo, ha saputo esprimere un atleta da anni passati, uno di quel campioni che, alla stregua di un Coppi, di un Bartali. di un Bobet, di un Anquetil. costituiscono l'istintivo toccasana per una disciplina sportiva che lamenti un periodo di depressione. Sopra tutti, perciò Eddy Merckx. E il ragazzo superdotato, ventiquattro anni appena compiuti ed all'attivo una collana eccezionale di afferm azioni. Tanto si è già scritto di lui che non resta che ripetersi. E' forte in misura invidiabile ed è completo, abile, dal più al meno in ugual misura, nelle prove in linea e nelle prove a tappe, abile in salita, in pianura ed in discesa, abile nelle corse a cronometro. Venuto alla ribalta con il piglio svelto del ciclista nettamente superiore, non ha avuto vita facile; ogni sua vittoria - quasi per curioso destino - si è tirata dietro qualche insinuazione, spesso gratuita e maligna. Cose piccole - sul tipo della «droga cinese» del atro del '68 - e cose grandi - come l'accusa di doping al Giro del '69. Merckx ha preso a patire di un complesso di persecuzione, che ha influito sul morale, rendendo il ragazzo un tantino ombroso. E' partito nel Tour a nervi tesi, tutti con gli occhi addosso e tutti ad aspettarsi imprese favolose. Eddy ha raccolto la sfida, non c'è pagina interessante del Giro di Francia che non porti a grandi lettere il suo nom Libero di giocare in semplice difesa, economizzando le energie, ha lasciato invece briglie sciolte al suo temperamento combattivo. Ed ha costruito cosi un autentico capolavoro atletico. Volevano l'exploit? Merckx mai si è tirato indietro, persino preoccupandosi di conservare alla gara una continua dignità, pagando cioè di persona, nel tratto finale, perché le medie non fossero troppo basse, tali cioè da indurre al sorriso. Al via era soltanto un campione, allo « stop » è stato promosso sul campo «campionissimo». I suoi antagonisti sono stati costretti alla resa. E, fra tutti, discorso a parte tocca a Felice Gimondi che esce dalla scena nella veste di sconfitto numero 1. Il bergamasco non ha avuto fortuna, un'indisposizione gli ha impedito di garantirsi quel secondo posto si quale aveva pur diritto. La prestazione di Gimondi, comunque, è stata inferiore all'attesa, il capofila della Salvarani aveva impostato l'intera stagione sul Giro e sul Tour: ha vinto il Giro (e lo avrebbe probabilmente perso se Merckx fosse rimasto in lizza), ha perso il Tour, ed in modo netto, inequivocabile. Tra Merckx ed il miglior Gimondi c'è una discreta differenza, inutile cercare di negarlo. Ed ora Felice deve adattarsi al ruolo di secondo. Noi lo capiamo e gli siamo vicini, è difiicile. è amaro arrendersi ad una realtà che ci dà torto e che, magari, ci sembra cattiva e crudele. Bisogna stringere i denti, bisogna aver forza d'animo. Bisogna riconoscere le doti altrui e sgobbare sodo per risalire la china. Note ancor meno consolanti per tutti gli altri sconfitti accomunati in un grigiore di povero rango. L'eccellenza di Merckx è pericoloso termine di paragone, siamo d'accordo. Ma ci sembra giusto sottolineare come l'attuale momento presenti ben pochi ciclisti di buon valore. I francesi si affidano a Pingeon ed a Poulidor. Alle spalle del due, che mostrano la corda, nessun giovane che autorizzi qualche fondata speranza. Gli spagnoli, perseguitati dalle sorte, si sono salvati con Gandarias. Un po' poco, e gli iberici, inoltre, non sanno più esprimere quegli scalatori che magari non puntavano al successo finale, ma che pur conoscevano l'arte di movimentare qualche tappa. Tra gli olandesi. Wagtmans: una rivelazione, in cerca però di conferma. Una novità gradita, il portoghese Agostinho, bravo si, ma non bravissimo. Tra gli Italiani, un Basso ritirato troppo presto, un Dancelli a giorni dispari, uno spento Zandegù, un discreto Panissa, un Vianelli che ha deluso, perché è un giovane senza mordente, che ha la poco lodevole abitudine di stare eternamente dietro le quinte. Un quadro, nel complesso, piuttosto povero. Un ultimo accenno alla folla che, da anni, non si assiepava più cosi numerosa e festante, all'insegna di una perfetta sportività. Se i tifosi belgi, considerando il « fattaccio» di Savona alla stregua di una ingiustizia, avessero accolto i nostri atleti con qualche fischio, non ci sarebbe stato poi da gridare allo scandalo. Niente, invece, una correttezza esemplare. E gli appassionati francesi sono stati generosi di applausi per tutti specie per Gimond. sostenuto ed incoraggiato proprio negli attimi piti dolorosi. Mille e mille scritte di evviva, non un abbasso per nessuno. Gigi Boccacini Parigi. Il momento del trionfo per Merckx, la « Maglia Gialla » senza rivali (Tel.)

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