Stamane I ' interrogatorio dei funzionari di P. S. per i «fatti di Sassari» di Sauro Manca

Stamane I ' interrogatorio dei funzionari di P. S. per i «fatti di Sassari» Stamane I ' interrogatorio dei funzionari di P. S. per i «fatti di Sassari» Sono un vice questore, due commissari, un brigadiere e due agenti - L'accusa contro di essi è di aver redatto falsi rapporti usando sistemi brutali per ottenere le confessioni DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE Perugia, lunedì mattina. Dopo una settimana d'intervallo, riprende stamane al Tribunale di Perugia il processo per i «fatti di Sassari». Sul banco degli imputati, nel quadrato riservato ai detenuti, sono presenti i pastori sardi Antonio Gavino Monne, di 35 anni; Antonio Archelao Demartis, di 36; Mario Pisano, di 35; Umberto Cossa, di 33; Pasqualino Coccone, di 39; lo studente del secondo arino di Legge Antonio Serafino Setzi, 25 anni, e il confidente della polizia Biagio Marullo, 29 anni, accusati di tentata rapina, estorsione e furto. A piede libero sono il vicequestore dott. Giovanni Grappone, 50 anni, imputato di falsa testimonianza per avere al raccontato al giudice istrut al a t a , o ò raccontato al giudice istruttore i particolari di un conflitto a fuoco che sarebbe in parte frutto di fantasia, 1 commissari dott. Elio Juliano, 37 anni, e dott. Giuseppe Balsamo, 30 anni, il brigadiere Giuseppe Gigliotti, 39 anni, gli agenti Mario Cinellu, 46 anni, e Giuseppe Morea, pure di 46 anni, accusati di .J avere redatto dei falsi rapporti e di avere abusato del loro potere per far confessare ladri e rapinatori usando sistemi brutali. Altri due imputati, Sisinnio e Graziano Bitti, di 66 e 28 anni, sono contumaci. L'udienza di stamane si apre con l'interrogatorio dei funzionari. Ad accusarli sono stati il Monne, il Pisano ed il Cossa. I tre hanno narrato di essere stati legati su un tavolaccio, in una stanza all'ultimo piano della questura di Sassari, e di essere stati sottoposti alla tortura dell'acqua salata (erano costretti a ingurgitarne dei litri) fino a quando si sono decisi a confessare tutto quello che volevano i commissari ed a firmare i verbali. A queste sevizie sarebbero stati presenti due agenti che la prossima' settimana saranno sentiti come testimoni. Il Cossa, arrestato all'alba del 14 agosto nell'ovile dove custodiva le sue pecore, ha negato di avere sparato al vicequestore dott. Grappone e agli altri funzionari che avevano preparato l'operazione di polizia come se si trattasse di un'azione di guerra. « Il confijjjto c'è stato — ha detto il Cossa — ma soltanto da una parte. Erano i commissari e gli agenti che sparavano. Ai primi colpi scappai di corsa. Mi gettai da una scarpata, saltai un muretto, poi mi incamminai a passo tranquillo per Sassari. Sono rimasto nascosto qualche giorno, perché avevo paura che la polizia volesse uc¬ cidermi. Alla fine mi sono presentato alla redazione di un giornale dichiarando che volevo costituirmi, ma ai carabinieri ». Il dott. Juliano inizierà il racconto parlando del suo trasferimento in Sardegna e della difficile situazione in cui si era trovato. « Dalla montagna — ha già spiegato il funzionario — i banditi erano scesi in città. Il numero delle rapine e dei furti era in continuo aumento. Il brig. Gigliotti mi aveva riferito che alcuni malviventi volevano rapire i bambini di alcuni industriali per ottenere forti riscatti. Le mie indagini si arenarono davanti al muro di omertà impenetrabile. Fu allora che accettai la collaborazione del Marullo, il quale già a Napoli mi aveva permesso di scoprire dei ladri di alloggi ». Secondo il dott. Juliano, l'artefice principale dell'operazione sarebbe stato il brig. Gigliotti, che riusci a introdursi nell'ambiente della malavita sarda. Sauro Manca

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