Empietà o diritto dell'uomo tentare la scalata dei cieli ?

Empietà o diritto dell'uomo tentare la scalata dei cieli ? Anno primo, secondo giorno Empietà o diritto dell'uomo tentare la scalata dei cieli ? Papa Giovanni pregò per gli astronauti russi, malgrado il loro ateismo; il card. Ottavianl bollò l'impresa come una nuova torre di Babele - Ma nella Bibbia c'è, implicita, un'autorizzazione; e gli spiriti illumi' nati, cattolici o laici, escludono che possa tornare l'atmosfera da guerra religiosa del processo di Galileo In maggio del 1962, quando ali astronauti sovietici Nieolaiev a Popovie volavano nello spazio extraterre atre. Papa aiotsuni interpreià la loro impresa in senso religioso. Nel corso di un'udienza generale in San Pietro egli disse che l'angelo di Dio. valendosi di quei due giovanotti, consacrava il congiungimento del cielo con la Terra: «In quest'ora amiamo associare alle intenzioni della nostra preghiera 1 giovani piloti dello spazio, che stanno sperimentando le capacità morali, intellettuali e fisiche dell'uomo, e continuano quella esplorazione del Creato che la Sacra Scrittura incoraggia nelle sue prime pagine: " Ingredimini Terram et replete eam" (Genesi, IX, 1-7). Oh, come vorremmo che queste Intraprese assumessero significato di omaggio reso a Dio creatore e legislatore supremo! ». Purtroppo, fosse per ragioni politiche, o più probebilmente per semplice grossolanità, l'augurio di Giovanni fu mal ricambiato dai due giovani, che ritornati sulla Terra si ' lasciarono andare a più o meno gratuite affermazioni di ateismo. Dissero di avere passeggiato in lungo e in largo per il cielo, ma di non avervi incontrato né Dio ni gli angeli. Forse, osservarono blasfemi. «Iddio cammina ad una velocità ridotta ». La reazione dei cattolici fu molto vivace, e zi arrivò a chiamare in causa lo stesso Giovanni XXlll: « Solo un'osservazione ho da fare — scrisse un signor Giuseppe Martelli ad un giornale, il Corriere della Sera — c'era proprio bisogno di una benedizione del Papa al cosi poco degni astronauti sovietici? ». Anche U Soprintendente del Sant'Uffizio, cardinal* Alfredo Ottavianl, ti adontò, scagliando i propri fulmini contro tutti gli aironauti. in generale, i quali «credono di vuotare f deli con le loro prodezze spaziali». In ogni modo, un problema era posto, ed era questo: an 11ceat, te sia permessa, sotto il profilo teologico e morale, la conquista dello spazio da parte dell'uomo. Papa Giovanni era d'accordo, il cardinale Ottavianl contrario (per tacer* di moltissimi altri nel due compi) ed aUo scopo di dirimer* la vertenza i teologi ripercorsero te Bibbia, «aewsi», 1.26: « Abbia (l'uomo) dominio sui pesci del mare ih sugll uccelli del cielo e' «ài iiò-'' stiame e su tutta la Terra ». « Genesi », 1,2S: « Crescete e moltipllcatevi e riempile la Terra, e rendetevela soggetta, e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e sopra ogni animale che si muove sulla Terra». Dice il «Genesi» Trovato questo ittita Bibbia, tuttavia, non se ne aveva ancora la prooa liberatoria che Dio ammettesse la conquista dello siiazio extraterrestre, su cui la Bibbia tace. Con acume però, padre Domenico Grasso. S. J.. intervenne a osservare che nel « Genesi » — iX. 6 — zi dice anche: « Perché Dio ha fatto l'uomo k immagine sua ». Iti tale qualità l'uomo ha un dov-ve, quasi che avesse ricevuto un ordine preciso: conquistare la Terra e il cielo, pancia lo spazio cosmico. Se anche venne creato come essere fragile. Iddio gli diede, scrive San Tommaso, « mentem et manum », Lo dotò, vale a dire, della capacita di pensare e di agire per soggiogare l'univerHO a servizio dei propri bisogni. Dunque — deve deduriri — lo spazio cosmico è aperto agli ardi¬ menti dell'uomo, non esistendo «un cieto» eh* Dio riservi a sé. Potrebbe però ostare atta teoria di padre Grasso l'episodio notissimo della Torre di Babele, che generalmente viene interpretato come un arresto frapposto da Dio all'eccessiva intiaprendenza di uomini che volevano costruire una torre «di cui la etnia giunga fino al cielo» f»Genesi», XI. 4). Ma. a legger bene, la verità è diversa' zi può ilfatU sostenere eh* l'intervento divino contro quella forre (immaginabile come la prima delle rampe di lanciai non significa la condanna del progresso in sé stesso, ma di un « progresso » irrito il quale cerchi di sostituirsi a Dio. In questo senso, l'invocazione di Papa Giovanni («Oh, come noi vorremmo che queste imprese assumessero slgniflcato di omaggio reso a Dio! ») è da riconoscere nella linea della Sacra Scrittura, in vantaggio netto sulle tesi del cardinal* OttavianL n rischio vero per la nUgion* sta, infatti, nel possibile scivolamento verso un culto della scienza sostituita a Dio. Quando, il 21 aprile 1961. il sovietico /uri Aleksejevic Gaoarìn compi felicemente il primo volo «mano nello spazio extra-atmosferico, la tentazione scientista fu molto /orto. Adriano Bozzati rrao*rso scriveva su L'Espresso del 21 maggio di quell'anno che, mentre una volta non si sapeva far* altro eh* pensar* al capricci degli dH od agli impcrscruiabìli disegni di en¬ tità trascendenti, «oggi si vede che molte cose sono riconducibili alta scienza, cosicché proseguendo su questa strada l'uomo finirfc per sentirsi piti Ubero». In questa nuova libertà Buzzati Traverso vedeva una grande speranza politica: «Se si toglie di mezzo una verità rivelata che determina la vita futura e si dice all'uomo: "Tu ti puoi fare il mondo che vuoi purché tu ti impegni a realizzarlo'*, si può determinare sul piano sociale un impegno molto maggiore ». Anche A. C. Clarke. professore nel King's College di Londra, scriveva che la conquista della Luna avrebbe avuto un profondo effetto psicologico sull'intera umanità, potendo diversamente orientare la concezione dell'universo e allontanare la idea di Dio. Perciò infine si rischia di tornare alla dichiarazione di Pierre Simon de Laplace, il napoleonico scopritore delle mutue perturbazioni fra Giove e Saturno: «Iddio è un'ipotesi di cui non ho bisogno». La dea Scienza La dea Scienza, così, occucuperebbe augii altari, con più fortuna permanente, il posto che i giacobini avevano cercato di dare alla dea Ragione. Potrebbe quindi ritornare a profilarsi una contrapposizione frontale tra religione e scienza, cruda e pericolosa. Muovendosi a difesa contro simile rischio, i teologi partono da lontano. Fanno il punto di ciò eh*. inconoscibile, soggioga e affascina l'uomo creandogli il bisogno di scoprir* i perché delle vose. Ricordano che già Aristotele diceva che la soglia di partenza della scienza è la sorpresa, e la sorpresa nasce nel momento in cut l'uomo trova nuovo ciò che ha sempre veduto. Se ha sempre intuito l'esistenza di Dio, non fa peccato nel cercare di conoscerlo applicando quelle « mentem et manum » che da Dio ha ricevuto per scoprire l'universo. Nella Enciclopedia cattolica dell'uomo d'oggi, diretta a Parigi da Henri DanielRops e pubblicata in Italia presso le Edizioni Paoline di Catania, un perentorio, breve saggio di padre J. Abele confuta l'insinuazione che il Cristianesimo sia nemico della scienza o che della scienza si disinteressi. Sommi scienziati che ebbero ispirazioni o animazioni religiose — Cartesio, Keplero, Newton, lo stesso illuminista Maupertuis — sono citati al l'inizio per introdurre unt. sottile argomentazione: sbaglia chi si lascia travolgere da sconsiderato entusiasmo per la conquista della Luna, come se il volo negli spazi eguivafesse a una vittoriosa concorrenza nei confronti di Dio. ciò che sembrarono rrsdere i sovietici Nicóiafev e Popovie. Sbaglia ugualmente anche chi pensa di dedurre l'esistenza di Dio da questa o quella risultanza scientifica, immaginando Dio come il grande meccanico dell'universo, ripetendo l'errore dei massoni che lo chiamavano il grande architetto: «Non ne abbiamo Utogno — «erive padre Abe'é — e slamo divenuti acettisl su tutta le prove di Dio derivata da questo o quel fenomeno, da questa o quella legge fisica». Tenersi a un simile criterio farebbe infatti immaginar* un Dio « troppo aomiglianta ad un orologiaio che entra in acena per costruire, caricare, eventualmente riparare un orologio che. però, una volta caricato, funziona per conto suo senza bisogno di orologiaio». Planck e Bergson Cosi l'ostacolo più prave è aggirato. Quando la conoscenza di Dio attraverso la scienza è dichiarata improponibile, può ritomve la tranquillità negli animi. Se ricercare Dio negli spazi è una futile impresa non essendovi « un cielo » che Dio ha voluto riservarsi, a non trovarcuto non zi ha la prova di nulla Dice Max Planck, l'inventore dei "quanta", che «la scienza conduce a un punto oltre il quale non pub guidare»; cosicché l'uomo, giunto a tale punto, i necessitato a cercare un'altra guida che egli non troverà se non « sostituendo alla conoscenza scientifica la fede religiosa» («Là conoscenza del mondo fisico», Torino 1943, pag. 13S). Come accademico pontificio. Max Planck può anche essere sospetto di conformismo religioso. Quindi, per indicare una posiziona di equidistanza aconfessionale, sarà bene citare, a confronto di Planck, il filosofo ebreo di origine irlandese Henri Bergson, del quale il Sant'Uffizio mise all'indice le opere maggiori. Egli scriveva, in anni in cui le maravigli* della scienza erano ancora lontane dai prodigi di oggi, eh* l'umanità, «p*i sopravvivere alle sue conquiste acientifiche », ha bisogno di « un supplément d'àme ». Un supplemento d'anima, davvero, che dia coraggio e fantasia a sostegno dalla nostra aristotelica sorpresa per le incalzanti rivelazioni. Vittorio Gorresio Messaggio di Paolo VI I rsbbini d'Israele cambiano una preghiera lilla Luta atta del Vaticano, ai luglio. Dopo la discesa del « Lem » Bulla Luna, Paolo VI ba rivolto ieri a tutu gli artefici dell'Impresa spaziale americana questo messaggio: «Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in Terra agli uomini del buon volere. Noi. umili rappresentanti di quel Cristo che. venendo fra noi dagli abissi della divinità, ha fatto echeggiare nel firmamento questa voce beata, oggi vi facciamo eco, ripetendola come inno di festa da parte di tutto il nostro globo terrestre, non più invalicabile confine dell'umana esistenza, ma soglia aperta all'ampiezza di spazi sconfinati e di nuovi destini. Glorie, a Dio. E onore s vci. uomini arte/lei della grande impresa spaziale. Onore agli uomini responsabili, agli studiosi, agli ideatori, agli organizzatori, agli operatori. Onore a tutti coloro che hanno reso possibile l'audacissimo volo. A voi tutti onore che vi siete in qualche modo impegnati. Onore a voi, che seduti dietro i vostri prodigiosi apparecchi governate, a voi. che notificate al mondo l'opera e l'ora, la quale allarga alle profondità celesti il dominio sapiente e audace dell'uomo. Onore, saluto e benedizione». (Ag. Italia) Gerusalemme, 31 luglio. In Israele il Sinodo del rab bini ha deciso di variare un passo di una preghiera in seguito all'atterraggio sulla Luna. La preghiera diceva: «Come la Luna è intoccabile per gli uomini ». la nuova versione è « come fa Luna non viene toccata dagli uomini ». Il capo rabbino Nissim ha dichiarato che l'Impresa « è II vertice delle conquiste scientiflche dell'uomo». (A.P.) La Luna, Il cerchio indica 11 Mare della TnaquHUtà, zona deU'alfamaggio (K Nasa) Luna, U luogo dove si t ponto il Lem (Tetefoto Associated Press)

Luoghi citati: Catania, Gerusalemme, Israele, Italia, Londra, Parigi, Torino