Inchiesta privata di de Adamich sul falso telegramma a Ferrari
Inchiesta privata di de Adamich sul falso telegramma a Ferrari Inchiesta privata di de Adamich sul falso telegramma a Ferrari Il pilota triestino, al rientro da Buenos Aires, ha accertato che il suo cognome, nell'originale, è stato scritto in modo sbagliato - Oggi o domani andrà a Modena: definirà il contratto per il 1969 - Conferma: ((Voglio guidare una vettura di Formula 1 » (Dal nostro inviato speciale) Milano, 26 dicembre. Andrea de Adamich è rientrato martedì pomeriggio in Italia. Il vincitore della Temporada argentina per vetture monoposto di Formula 2 è arrivato in aereo a Roma da Buenos Aires e poi ha proseguito in auto, con la fidanzata Donatella, per Milano. Un Natale tranquillo, in famiglia, dopo un mese di gare, di allenamenti, di tensio- ne nervosa, con l'amaro di una polemica non certo voluta, appena mitigata dalla soddisfazione di una serie di splendidi successi. I fatti sono conosciuti. Si imperniano su un misterioso telegramma ricevuto da Ferrari, telegramma in cui de Adamich avrebbe annunciato al costruttore di non poter più correre per lui nel 1969 essendosi già impegnato per un'altra Casa, cioè l'Alfa Romeo. Ma il pilota è in Argentinae-f familiari non sanno chi ' possa averlo spedito. Qualcuno, per seminar zizzania, ha inviato il messaggio. « Se riuscissi a sapere chi è dice de Adamich, nel suo appartamento di piazza Sicilia — lo denuncerei. Ho fatto una piccola indagine all'ufficio postale. L'originale è stato vergato con una biro, a stampatello. Particolare curioso: il mio cognome è scritto in modo sbagliato, il « de » è maiuscolo e al posto dell' " h " finale c'è una " k ". Sembra incredibile che debbano accadere episodi del genere ». De Adamich ha già espresso tutta la sua amarezza in proposito. E' rimasto male anche per il modo con cui Enzo Ferrari ha parlato di lui. Soprattutto, si è chiesto perché il costruttore modenese non l'avesse informato in Argentina di quanto stava accadendo e perché il suo contratto non fosse stato discusso in ottobre, come quelli di Amon (riconfermato) e di Ickx (sciolto). De Adamich ha anche precisato di non essersi accordato con l'Alfa, ma di avere soltanto molti amici presso la Casa milanese, con cui vinse due titoli europei per vetture turismo. « Siamo in un periodo di festa — dice de Adamich —, lasciamo perdere le polemiche. Voglio solo aggiungere due cose. Ho 27 anni, corro da professionista, ma corro anche perché mi piace. Non ho bisogno di fare il pilota per vivere. Piuttosto di dover modificare il mio carattere, la mia personalità, rinuncio alle gare. Per il prossimo anno, desidero guidare una monoposto di Formula 1. E' il mio sogno, ed anche il mio programma, che intendo seguire a tutti i costi ». De Adamich non dice di più, ma, a questo punto, la sua posizione è chiara. Domani o dopo- domani andrà da Enzo Ferrari, a Maranello, per un colloquio definitivo. Toccherà al costruttore confermare o no il triestino. E la conferma si chiama « Formula 1 ». Secondo molti esperti, de Adamich meriterebbe questa conferma. Corre da sette anni, ha disputato quasi 700 competizioni, alla guida di macchine diversissime, fra cui monoposto di Formula Junior. 3 e 2. C'è stato l'incidente di Brands Hatch, in marzo, a interrbmpér'è' una ascesa sicura. Mà dopò'quattro lunghi mesi di sofferenze, Andrea ha ripreso il volante, ha dimostrato alla guida della Dino Ferrari 1600 una limpida classe. All'esperienza, ha aggiunto grinta e volontà. Un anno forse non lieto per lui, ma un anno che ha anche trasformato il « giovane pilota » in un pilota, l'unico pilota italiano che possa, con un briciolo di fortuna, essere al livello di una monoposto tre litri di Formula 1. Meglio se questa monoposto sarà rossa e si chiamerà Ferrari. Michele Fenu Andrea de Adamich al volante della Dino Ferrari con cui ha trionfato nella Temporada; la vettura aveva ii passo allungato e un « roll-bar » più alto, causa la statura del pilota: m 1,88. Nel riquadro, de Adamich mentre riceve un premio. A Buenos Aires ha vinto una coppa alta un metro e circa quattro milioni di lire (Telefoto)
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