Fiori sulla tomba di Stalin di Ennio Caretto

Fiori sulla tomba di Stalin JPJEIt AXXMVEIISAKIO UEMjLA NASCITA Fiori sulla tomba di Stalin Ogni anno aumenta il numero dei visitatori - La gente semplice avverte ancora il fascino del dittatore scomparso; i capi militari ne riabilitano il valore di condottiero - Ma un ritorno allo stalinismo sembra impossibile: i politici e gli intellettuali sono schierati su posizioni progressiste e guardano al futuro (Dal nostro corrispondente) Mosca, 21 dicembre. E' l'89" anniversario della nascita di Stalin. Il vento spazza la Piazza Rossa, il termometro segna 10 gradi sotto zero, davanti al mausoleo di Lenin i cadetti eseguono il cambio della guardia. Costeggio le mura del Cremlino, passando innanzi alle lapidi, alle Urne funerarie, ai busti degli eroi dell'Urss. So che in fondo c'è la tomba di Stalin. Avvicinandomi, la vedo circondata di gente. Di solito è la più disadorna: ma oggi l'hanno coperta di fiori, nove mazzi e una corona, è diventata la più viva e la più bella. E' la terza volta dal mio arrivo a Mosca che visito la tomba. L'ho fatto un \ anno fa e il 5 marzo, quindicesimo anniversario della morte di Stalin. Non ricordo di avere mai visto intorno a essa più di due o tre mazzi di fiori e quattro o cinque persone. Mi vengono in mente i versi di Evtuscenko: « Egli finge di essere morto - egli trama è semplicemente addormentato - ed io, rivolgendomi al governo, gli chiedo dì raddoppiare - triplicare - le sentinelle che custodiscono la tomba - e di impedire a Stalin di risorgere e con Stalin il passato ». Da qualche tempo in Occidente si parla di neo-stalinismo in Russia. Un vecchio comunista, ^australiano Frank Hardy, lo ;ha denunciato in un duro articolo sul Sunday Times. Gilas lo ha attaccato nei suoi libri. Quanto avviene in Russia non piace neppure al massimo teorico vivente del marxismo, l'ungherese Gyòrgy Lukàcs. Vale la pena di distinguere. Questo Paese non sta tornando ai « metodi amministrativi », al terrore di Stalin. Ma riaffiora nell'apparato.del partito, persino nell'uomo della strada, una mentalità che si potrebbe definire neo-staliniana. Il marzo scorso, nel cinquantenario delle forze armate, ho sentito il ministro della Difesa Grecko fare il nome del dittatore. La sala è scoppiata in un fragoroso applauso. La scorsa settimana ho letto le memorie del grande ammiraglio Kuznetzov, per cui Stalin era « un uomo così grande e complesso » che è difficile descriverlo a tinte o solo bianche o solo nere. Né Breznev né Kossighin sono uomini avventati. La riabilitazione staliniana, sotto la loro prudente direzione collettiva, procede per gradi, e in settori limitati. Il dittatore è rivalutato oggi come capo militare in guerra: fanno testo i libri del defunto maresciallo Rokossovski, del suo mortale rivale, il conquistatore di Berlino Zukov, del capo di Stato Maggiore Shtemenko. Non si può riabilitare il personaggio \ senza cogliere alcuni aspetti della sua personalità. Come ci può definire, se non neo-staliniana, la violenta politica di repres sione degli intellettuali, che impedisce a Solgenitzin, uno dei massimi scrittori viventi, di pubblicare un libro dal 1963; o la politica economica di « riforma fino a un certo punto », di critica, all'ultimo congresso degli economisti, della corrente matematica; o la politica che ha portato alla invasione della Cecoslovacchia, dodici anni dopo l'invio dei carri armati a Budapest? Anche l'uomo della strada può talvolta confermare questa analisi. Solgenitzin ha ri cevuto nei giorni scorsi, per il suo cinquantesimo com pleanno, una lettera anonima in una busta su cui erano disegnate due anatre e una oca. Essa diceva: « Devo riconoscere che non amo i traditori. VII dicembre voi ave te festeggiato il vostro ge netliaco. Dieci giorni più tardi noi festeggeremo quello del compagno Stalin. Quel giorno leveremo i bicchieri pieni! Per quanto riguarda il vostro starnazzare, lo si può confrontare solo, forse, con lo starnazzare delle anatre che sono disegnate sulla busta. La storia metterà tutti al proprio posto ». In tale .atmosfera, la parte più aperta, più rivolta al futuro della Russia combatte una silenziosa battaglia per le libertà civili e per la dignità umana, confortata dai risultati raggiunti negli ulti¬ m mi anni dall'amministrazione di Breznev e Kossighin, dai contatti sempre più fruttuosi con alcuni paesi europei, e dalla certezza che l'evoluzione, incominciata con la morte di Stalin, non può più fer¬ marsi. Uomini come il fisico teorico Kapitza, i suoi colleghi Tamm e Zakarov d'autore del celebre manifesto sulla collaborazione con gli Stati Uniti e il pericolo della guerra nucleare) e donne co¬ me la Pliseskaya, la prima ballerina del Bolscioi, hanno scritto, un anno fa, una lettera a Breznev e Kossighin, invitandoli a opporsi al ritorno dello stalinismo. E' la tecnocrazia, rappre¬ sentata da essi e da innumerevoli giovani che Rbcono dalle Università per entrare negli istituti scientifici e di ricerca, che oggi raccoglie le speranze della Russia. Ennio Caretto I9Éb1|ÌP P Visitatori passano accanto alla tomba di Stalin sul prato ai piedi delle mura del Cremlino (Telef. Ansa-Tass) ElMIllllIEIIIIEIIIIIIIIIIIIIIIIlllllIIIIIIIIIIIMItllIllllllililllllIllllllllllllItlllllllIIII-.IIIIIIIIilIIIIIItllllllitllllI IIIIillllllllllIIIlllIIIIIIIIIilMIIlllillMIlIIMIlllEllllilElIIIUIIlll IIIIIIII1IIS IIIIIIII1ID