Ora l'America guarda al cosmo come ad una «nuova frontiera»

Ora l'America guarda al cosmo come ad una «nuova frontiera» Ora l'America guarda al cosmo come ad una «nuova frontiera» (Dal nostro inviato speciale) Washington, 21 dicembre. Tre uomini sono in viaggio verso la Luna. Si apre un nuovo capitolo nella storia dell'uomo. Anche i calmi, laconici, eccellenti telecronisti americani hanno avuto qualche istante — brevissimo — di commozione, quasi un senso di smarrimento dinanzi all'immensità del fatto. David Brinkley, della N.b.c, ha così concluso la trasmissione: « Non so, a questo punto, dovrei forse dire qualcosa di. molto importante, dovrei usare aggettivi speciali. Ma non ci riesco. Non so trovarli ». E un altro, dal Centro di controllo di Houston, nel Texas: « Forse, per noi, è impossibile capirlo. Ma s'è fatto il primo passo su una strada che porterà chissà dove ». Non sono esagerazioni, questo non è un volo come gli altri. Per due motivi. Uno concerne l'America, l'altro il mondo intero. L'impresa di Borman, Lovell e Anders ha dato un colpo di frusta all' interesse ' degli americani verso i viaggi spaziali. Vi fu un periodo di stanchezza, quasi di noia. Ora, la nazione è di nuovo vibrante. Si guarda alla Luna come alla « Nuova Frontiera ». In un paese mobile e irrequieto come gli Stati Uniti, dove lo spirito del « pionierismo » non è cer¬ to spento, s'è scoperto adesso un altro sbocco per le colossali risorse tecniche e psicologiche di questa società. Le parole new frontier ricorrono in quasi ogni commento. Ovviamente gli americani sperano di essere i primi a sbarcare sulla Luna e. se l'« Apollo 8 » avrà successo, probabilmente lo saranno. Sarebbe ingenuo non vedere in queste missioni — russe o americane che siano — un certo nazionalismo spaziale Ma il problema è più vasto. Fra parecchi miliardi di anni — ricordano in questi giorni astronomi e studiosi — Io Terra sarà inabitabile, forse scomparirà. Il Sole — le teorie divergono — o scoppierà o si autodivorerà: ma, in un caso o nell'altro, i nostri di scendenti dovranno cercare rifugio altrove. E' qui che la fantascienzu diventa scienza. Le prime colonie lunari potranno essere il trampolino verso altre mète, più remote e più sicure. 1 russi dicono di volere puntare direttamente su Mar te. Che la Terra non sìa il centro dell'universo lo sap piamo: ma è ora di comin dare a considerarla un punto di partenza. Eppure, un giorno quando qualcuno scriverà la storia di questa affascinante avventura umana, non potrà citare frasi altisonanti. Tutto è co- minciato con sei aridissime parole. Alle 10.40 del mattino (le 16.40 italiane), il comando dell'intera operazione a Houston ha detto a Borman, già in orbita terrestre: « You are go for TLI ». In altre parole, in base all'esame dei dati giunti al Centro, « Tutto è pronto per la Translunar injection », o l'inserimento del vascello nella traiettoria translunare. Alle cinque parole di Houston, Borman ne ha aggiunta una sola: roger, il tradizionale o. k. dei piloti. Ed ha acceso i motori iniziando la fuga dalla Terra verso la Luna. Così fece il primo uomo che, sulla sua canoa, si staccò dalla riva, nota e sicura, e si spinse verso il largo. In tali circostanze la pacata efficienza americana è per noi europei motivo di stupore. Non parliamo dei fiabeschi meccanismi e congegni, ben al di là dei nostri mezzi tecnici e finanziari, ma parliamo di tutto ciò che accompagna l'evento, dai magnifici servizi televisivi, chiari, semplici, privi di qualsiasi retorica o sdolcinatura, alla mirabile opera di tutte le aziende e di tutte le organizzazioni senza il cui contributo, indù- Mario Cirieilo (Continua in seconda pagina, prima colonna)

Persone citate: Borman, David Brinkley, Lovell

Luoghi citati: America, Houston, Stati Uniti, Texas, Washington